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La meditazione entra nell'esercito: analisi di un caso-studio

Si potrebbe discutere a lungo sulla "moralità" nel cercare di migliorare le prestazioni degli eserciti. Ma limitandoci al dato, questa ricerca sulla meditazione è davvero interessante!

La meditazione entra nell'esercito: analisi di un caso-studio

Moltissime volte vi abbiamo illustrato come la meditazione sia utilissima in molti campi dell’esistenza.

Arte antichissima riscoperta da relativamente poco in Occidente, non smette di stupire per i benefici fisici e mentali che dona: dal ridurre l’ansia al migliorare il proprio approccio al lavoro, essa può contribuire, in modo anche decisivo, ad innalzare la qualità della nostra vita.

La sperimentazione di cui vogliamo parlare in questo articolo esula però dalle sue applicazioni maggiormente note entrando in un contesto dove davvero sembra difficile immaginarla: l’esercito.

 

Soldati a scuola di meditazione

Un recentissimo studio della facoltà di medicina del Naval Health Center Research dell’università di San Diego ha dato risultati molto interessanti in merito alla meditazione. La sperimentazione è stata infatti condotta su dei soggetti piuttosto anomali: i militari della marina statunitense particolarmente esposti a disturbi quali ansia, depressione, stress post traumatico.

Il tipo di meditazione prescelto è la mindfulness e sono stati coinvolti i marines dei plotoni Marine Corps Base Camp Pendleton scelti quali soggetti operanti in condizioni di forte stress. Nella prima parte del corso i soldati sono stati istruiti in merito alla meditazione, spronati ad ascoltare le sensazioni del corpo con attenzione e esortati a svolgere degli esercizi a casa.

Nella seconda parte, ha avuto luogo l’affiancamento con il gruppo di controllo, cioè con dei colleghi che non avevano appreso nessuna nozione sulla mindfulness ed entrambi hanno simulato una situazione di alta tensione, un combattimento in Medio Oriente con tanto di pattugliamenti, incontri con il capo villaggio e un agguato.

È stata diversa la risposta di due gruppi? Ebbene sì: da un punto di vista prettamente medico coloro che avevano seguito il corso di meditazione hanno registrato una maggiore velocità di ritorno ai livelli basali ottimali di frequenza cardiaca e respiratoria nonché un miglioramento della funzione immunitaria.

A livello emotivo lasciamo la parola al dott. Martin Paulus, professore di psichiatria e uno degli autori della ricerca: “L’essere in grado di ri-regolare l’attività in queste zone con così poca formazione è il risultato più significativo di questo studio. La mindfulness aiuta l’organismo a ottimizzare la sua risposta allo stress, aiutando il corpo a interpretare gli eventi stressanti come sensazioni corporee. Il cervello aggiunge meno influssi emotivi alle esperienze e questo aiuta a recuperare dallo stress”.

 

Un'ulteriore conferma dei benefici della meditazione

Lo studio che vi abbiamo illustrato non va che ad aggiungere materiale a quanto già è emerso da numerosissime altre ricerche. Purtroppo in Italia si fa molta fatica ad infrangere quelle categorie mentali, francamente obsolete, che oppongono a questo genere di tecniche una malcelata diffidenza o uno sbrigativo accantonamento.

Scopo di praticanti e opertatori del settore è proprio quello di scardinare tali meccanismi attraverso l’informazione approfondita e la pratica costante, senza scoraggiarsi di fronte allo scetticismo o alla diffidenza.

Basta aprire qualche sito non italiano o studiare le ricerche di moltissimi autorevoli istituti per comprendere che altrove si è molto più avanti e che lì, semplicemente, il futuro è già arrivato.

 

Sei un principiante? Ecco qualche consiglio per iniziare a meditare