Intervista a Federica Gasbarro: progetti passati e futuri della "Greta italiana"
Intervista all'attivista Federica Gasbarro, ex-portavoce del movimento studentesco Fridays For Future Italia.
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©Federica Gasbarro
Federica Gasbarro è più conosciuta con l'epiteto "la Greta italiana". Lei ha 25 anni, è un'attivista per il clima, abita a Roma e sta per laurearsi in Biologia.
Dalle manifestazioni di piazza per il clima si è ritrovata al Palazzo delle Nazioni Unite di fianco a Greta Thunberg, quella vera. Da allora la sua vita è cambiata. Ecco cosa ci ha raccontato.
So che di recente hai scritto un libro, "Diario di una striker". Ce lo racconti?
Sì, ho scritto questo libro che si chiama “Diario di una striker – io e Greta per il clima dalle piazze all’Onu” edito da Piemme.
Racconta un po' la mia storia personale ma allo stesso tempo un po' la storia di tutti i ragazzi che dalle piazze sono riusciti a ottenere ascolto nelle istituzioni più prestigiose, dal Palazzo di Vetro di New York alle istituzioni italiane.
Ma è un viaggio soprattutto personale, di metamorfosi: io, come altri miei coetanei, ci siamo ritrovati catapultati dai banchi di scuola alle trasmissioni in tv, in radio, nelle tavole rotonde, nei workshop e nelle conferenze per far valere le nostre idee e le evidenze che la scienza ci fornisce da anni ma che i governi di tutto il mondo continuano a ignorare.
Cosa ti ha spinto a scriverlo?
Tre cose: il desiderio di voler spiegare cosa sono i cambiamenti climatici, l’UNCC e altri concetti che spesso rimangono nell'ombra e che ancora troppi ragazzi non conoscono. Io stessa, non fossi un tecnico, avrei difficoltà a capire certi passaggi complessi.
Poi sono animata dalla volontà di trasmettere ai miei coetanei la mia esperienza, far capire loro che non dobbiamo fermarci davanti ai primi NO e che da queste risposte negative possiamo trovare la nostra strada.
E infine trasmettere buone pratiche: infatti il libro si chiude con un manuale pratico. Io credo che se queste buone pratiche vengono raccontate da un coetaneo abbiano più presa.
Il 25 settembre e poi a ottobre il movimento degli studenti Fridays For Future scenderà di nuovo in piazza. Ci sarai anche tu?
Assolutamente sì, ci sarò in piazza con il mio cartellone e per manifestare per il nostro futuro. Io sono nata con il movimento FFF e sono stata portavoce da febbraio a ottobre 2019.
FFF è un gruppo orizzontale, quindi ciascuno fa quel che può e quando non può viene sostituito da altri. Io finché ho potuto li ho seguiti e mi sono prestata volentieri. Ma dopo l’esperienza di New York mi è scoppiata una bomba in mano: tutti mi cercavano, ho partecipato davvero a tantissimi tavoli e ho iniziato a viaggiare come una trottola.
Quindi non riuscivo più a seguire le assemblee del lunedì e gli strikers del venerdì. Per questo c’è stata una rotazione e io e altri siamo stati sostituiti come portavoce.
Quindi qual è il tuo presente nel movimento?
Per quanto riguarda il presente, sto portando a termine i miei studi universitari che mi assorbono tantissime energie. Poi devo scrivere la tesi. Naturalmente il coinvolgimento che c’era all'inizio è venuto poco meno ma continuo a seguire, a scendere in piazza e sono disponibile per dare una mano.
E per quanto riguarda il futuro? Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Dopo questo libro ho tanti altri progetti. Sicuramente continuerò a battermi al fianco di FFF e di Greta. Poi vorrei pubblicare ancora un libro: uno l’ho prodotto, è un e-book uscito per una collana che si chiama “Molecole” e che si chiama “Covid-19 e Cambiamento Climatico”.
Quindi voglio continuare nel solco della sensibilizzazione su questi temi. E poi voglio sicuramente laurearmi e continuare con la ricerca scientifica, correlata alla battaglia ecologica.
Farò la tesi sul progetto di fotobioreattore, progetto per cui ero stata scelta alle Nazioni Unite e per il quale ho ottenuto un sostegno dalla fondazione Mike Bongiorno.
Hai parlato di Covid-19. Che lezione ci ha dato questo virus?
Dall’esperienza della pandemia abbiamo molto da imparare. Una lezione di vita, direi. In primis il virus ci ha insegnato che l’uomo non è in cima a una piramide e che siamo tutti interconnessi. Se non ci entra in testa che l’ambiente va rispettato, ci aspetteranno in futuro emergenze come questa.
Se per il Covid stiamo trovando un vaccino, non credo ne esista uno per la maleducazione: basta vedere come continuiamo ad abbandonare plastiche nei mari invece di smaltirle in modo corretto.
Secondo te c’è stata una battuta d’arresto oppure il Covid ha fatto balzare i temi della sostenibilità ai primi posti dell’attenzione pubblica?
Non credo ci sia stata una battuta d’arresto ma giustamente l’attenzione è stata rivolta all’emergenza sanitaria. I climatologi vengono presi in considerazione troppo poco o perlomeno non con la stessa urgenza.
Non credo nemmeno che i temi della sostenibilità siano balzati al primo posto anche se qualcosina si è mosso, ma non ancora abbastanza. Cioè, vanno bene i monopattini o la mobilità sostenibile però l’efficientamento energetico delle città o rivedere i metodi di produzione, le sovvenzioni ai combustibili fossili… ecco, c’è ancora un gran da fare.
Greta Thunberg è tornata sui banchi di scuola. Credi che il suo messaggio possa continuare a influenzare il dibattito pubblico?
Direi proprio di sì. Greta va al di là della persona, ormai è un concetto. Anche quando spesso dicono che io sia la Greta italiana, in realtà è perché porto avanti il concetto che non siamo troppo piccoli o troppo insignificanti per farci ascoltare.
Facciamo parte tutti della stessa società, quindi chiunque di noi può far valere le proprie idee e portare avanti la battaglia perché il clima venga considerato con la giusta attenzione dai potenti del mondo. Quello che ha detto – e che continua a dire – Greta vale a prescindere che lei stia studiando o meno.
E se dovessi re-incontrarla di cosa parlereste?
Di ambiente, sicuramente! È quello che più ci lega.