Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze
“Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze”, diceva Paul Valéry. Sì perché la diversità è un privilegio, non un limite e oggi, più che mai, è importante difendere questo valore.
Imparare ad arricchirsi grazie alle differenze e a ciò che, di primo acchito, può spaventare, è il regalo più grande che ci si possa fare, un dono unico e imperituro.
Diversamente bello da chi, da che cosa? Il mondo è fatto di differenze, ce ne rendiamo conto osservando tutti i regni della natura. La diversità, intesa spesso come minoranza, è un valore aggiunto per tutti quanti.
Si è diversamente abili, diversamente invalidi, diversamente maschi, femmine, diversamente etero; diversamente grassi, magri o diversamenti alti, pelati o capelluti.
Diversamente bianchi, neri o gialli. Si è persino diversamente antipatici ma tutti, si è tutti ugualmente umani; tutti, anche gli animali e le cose, ugualmente facenti parti dell'Universo: "Una parola è avvinta alla materia stessa" ( A la matière même un verbe est attaché - G.de Nerval).
La lotta per conoscere
Per conoscere non basta una vita: si lotta per sapere, si desiderano varcare i limiti noti, prima della famiglia, poi del proprio paese, della città in cui si vive e infine degli stati.
Si vede, si annusa, si vola, si viaggia, persino stando fermi. L’emozione che ci fa stringere le mani a nuove genti, che fa raccontare loro la nostra storia e ci insegna ad ascoltare quella degli altri; ci spinge a imparare ogni volta cose nuove, nuove lingue, nuovi modi di esprimersi, nuovi modi di mangiare, ricette, film, musica o nuovi modi di rapportarsi ai propri figli.
Si torna a casa, se si torna, con un bagaglio di preziose acquisizioni che fanno parte del proprio essere, cose da raccontare, immagini che rimarrano dentro per sempre. E intanto è in loro compagnia che non si smette di crescere, con tanta soddisfazione e tanta fatica.
Perché il diverso fa paura?
Perché invece il diverso e ciò che non si conosce fa tanta paura a certe persone? Come sostengono psicologi e filosofi, il diverso può fa paura perché rappresenta quella parte di noi stessi che non siamo riusciti ad accettare, qualcosa che di noi non ci piace e vogliamo evitare, ribaltandolo sugli altri.
La paura del diverso non è altro che un limite mentale, una mancanza di introspezione, una facile via di fuga, una scappatoia da ciò che si è. Ma chi siamo davvero?
La verità, come un cerchio infinito, è che abbiamo proprio bisogno degli altri, di chi è uguale ma soprattutto diverso da noi, per conoscerci davvero, per capire veramente chi siamo, per entrare in comunicazione profonda con la nostra coscienza e per risvegliare in noi domande, riflessioni, emozioni.
La società (im)matura
Come diceva Tiziano Terzani “Solo se riusciremo a vedere l’universo come un tutt’uno, in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove stiamo.” Una società che possa definirsi matura e consapevole la si raggiunge solo attraverso un percorso di profonda comprensione e conoscenza degli individui, che passa anche attraverso il libero arbitrio e la possibilità di ognuno di godere e celebrare la propria unica individualità insieme agli altri.
Chiudiamo con le parole dell'Unesco, (Art. 3 e 4 della Dichiarazione dei principi sulla diversità culturale (Parigi 2001) che riguardano "La diversità culturale come fattore di sviluppo" e "I diritti umani come garanzie della diversità culturale").
"La diversità culturale amplia la gamma di opzioni aperte a tutti; è una delle radici dello sviluppo, inteso non semplicemente in termini di crescita economica, ma anche come mezzo per raggiungere un'esistenza più soddisfacente dal punto di vista intellettuale, emotivo, morale e spirituale."
"La difesa della diversità culturale è un imperativo etico, inseparabile dal rispetto per la dignità umana. Questo comporta un impegno a livello di diritti umani e di libertà fondamentali, in particolare dei diritti delle persone che appartengono a minoranze e quelli delle popolazioni indigene. Nessuno può appellarsi alla diversità culturale per violare i diritti umani garantiti dal diritto internazionale, né per limitarne la portata."
Questo per non dimenticare. Mai.