Kamikatsu, la città giapponese “zero waste”
La città giapponese davvero più innovativa e felice di questi ultimi anni si chiama Kamikatsu: visitata ogni anno da centinaia di turisti e curiosi, questi ne ammirano l'attitudine green dell'amministrazione, l'attenzione degli abitanti per il riciclo e per il recupero degli oggetti e gli obiettivi di sostenibilità ambientale che nel 2020 mirano a diventare “zero waste” .
Giappone: avanti tutta col riciclo!
45 categorie di separazione dei rifiuti, tra bottiglie con vetri scuri, vetri trasparenti, tubi di carta morbidi, tubi rigidi di cartone, plastiche varie, tappi e latte di ogni sorta.
Sì perché l’obiettivo di questa piccola cittadina giapponese di poco meno di 1500 anime che porta il nome di Kamikatsu, è quello di arrivare all’anno 2020 senza produrre più rifiuti, totally zero waste.
L’obiettivo “Zero Rifiuti” è e sarà possibile grazie alla cooperazione tra gli abitanti e l'efficiente amministrazione locale, scopriamo insieme come.
I punti forti di Kamikatsu
A Kamikatsu esiste anzitutto una guida scritta ben articolata e ben suddivisa che spiega alle persone, di anno in anno, le modalità di smaltimento e differenziazione dei rifiuti.
Gli operatori del settore, per parte loro, si sono specializzati e riescono a riciclare sempre più svariate tipologie di materiali, differenziando e incrementando di anno in anno le categorie.
Secondariamente, quando gli stessi cittadini devono portare tutto quanto c'è da smaltire da casa propria al punto raccolta, letteralmente lavorarano per fare la suddivisione per lo smaltimento; solo così si rendono davvero conto di quante cose inutili - imballaggi, carte, plastiche - vengono spesso prodotte e immesse sul mercato.
Di conseguenza stanno più attenti a ciò che acquistano, comprano in modo più intelligente, evitando sprechi di contenuto e di materiali, prediligendo la vendita di prodotti sciolti e i mercati locali. Ecco quali sono i due punti forti e perché sta funzionando un sistema del genere.
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Baratto intelligente, ecco il Kurukuru
All’interno del punto di smaltimento rifiuti esiste anche un negozio chiamato “Kurukuru” che significa “circolo” in giapponese, dove le persone possono depositare ciò che desiderano e portare via quello che gli serve, il tutto gratuitamente.
Una sorta di negozio autogestito del baratto che incentiva e attrae le persone verso il punto raccolta, invogliando allo scambio e alla comunicazione positiva.
Questo, insieme anche a un buona pubblicità e a un efficace passaparola che è partito dai membri della municipalità stessa, ha fatto sì che il servizio potesse funzionare e piacere davvero. Ora, il punto rifiuti è diventato un vero e proprio circolo non solo di materiali, ma di aggregazione delle persone.
Più di 200 ogni anno sono i visitatori che desiderano conoscere e imitare l’esempio di questa città, ecco il video che bene la descrive.
La mia casa “zero waste”
Dunque, pare proprio che il must del momento, ad ogni latitudine, sia il minimalismo e l’arte ma il del “decluttering” così mirabilmente portata avanti dal Giappone moderno - Marie Kondo docet - e dalle sue tradizioni più antiche.
Se anche a voi è venuta voglia di iniziare a risparmiare sull’imballaggio e di smaltire in modo più consapevole. Si può per esempio cominciare dal riorganizzare gli ambienti domestici, in particolare la cucina.
A partire da qui, dal cuore della casa, una volta eliminato il superfluo, organizzato e suddiviso gli spazi e raccolto tutto in comodi vasi di vetro, come illustra questo breve video, si metterà in atto la vostra piccola e immensa rivoluzione, fatta di acquisti consapevoli, spese al mercato rionale, shopping mirato al mulino e in cascina, utilizzando la metà del tempo e la metà dei soldi che spendereste in un ipermercato!
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