Minimalism: less is more
Un documentario da non perdere. Non è solo un manifesto contro il consumismo sfrenato ma un inno ai veri valori della vita, una vita vissuta consapevolmente, in cui le relazioni umane vengono prima della corsa ai consumi.
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©Sito web https://www.theminimalists.com/films/
Minimalism: più che un ecodocumentario
Netflix ci propone un documentario molto interessante, che rientra a malapena nella categoria degli ecodocumentari perché in realtà tocca corde molto piu profonde.
Si tratta di Minimalist: A Documentary About The Important Things, che potremmo tradurre con "Minimalista: un documentario sulle cose davvero importanti", il cui motto è “less is more”, il meno è di più.
Rilasciato nel 2016, ha riscosso un grandissimo successo negli USA, dando il via a un vero e proprio movimento minimalista, fondato dai due protagonisti del documentario, Millburn e Nicodemus, e portato avanti da molti altri autori, youtuber, podcaster, registi e opinionisti. Ma cos’èquesto minimalismo?
Da Thoreau al minimalismo
Prima dell’uscita di questo film si usava parlare di downshifting, altro termine inglese con il quale si identifca uno stile di vita basato su valori precisi: fuoriuscire dalla società dei consumi, dare il giusto valore agli oggetti, ai soldi e alla carriera, basare l’esistenza su una vita semplice, appagante, e con dei rapporti interpersonali veri e significativi.
Il pioniere del minimalisto può essere considerato Henry David Thoreau (padre del concetto di disubbidienza civile), col suo classico Walden ovvero la vita nei boschi, riassunto nella famosa citazione “Non volevo vivere quella che non era una vita a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, succhiare tutto il midollo della vita”
La dipendenza dal consumo
Il pregio di questo documentario, che lo innalza una spanna sopra altri lavori simili, è il suo evitare di demonizzare gli oggetti di consumo, e concentrarsi sul vero problema: la dipendenza dal consumo, il consumo compulsivo, dettato da un vuoto interiore che non si riempie mai, da un bisogno di rimpiazzare con i like sui social network i sani rapporti sociali ai quali ci siamo disabituati e resi incapaci.
Veniamo da un secolo di consumi e spinta ai consumi. Compriamo case che non viviamo pienamente, vestiti che utilizziamo a malapena, tecnologie che durano pochi mesi, giocattoli che mancano di aspetti educativii. Ed il risultato è una vita di stress e depressione. Una vita solitaria.
Responsabilità e consapevolezza contro il peggior materialismo
Il documentario Minimalist mette in risalto le scelte di vita, apparentemente drastiche ma alla fin fine del tutto sensate, di persone che hanno fatto questo grande (ma non troppo) salto.
Non si tratta di gettare via monasticamente tutti i propri averi ma di tornare ad essere padroni delle proprie scelte, con consapevolezza, senso critico. Siamo diventati così estremamente materialisti da essere dei cattivi materialisti, senza rispetto per i materiali, che compriamo e gettiamo anelando già al “prossimo” oggetto di consumo. Minimalismo significa prendersi la responsabilità individuale e sociale dei propri acquisti, utilizzando con consapevolezza gli oggetti.
Un documentario che lascia sensazioni positive
Il documentario Minimalist, alla fine, non riguarda solo il minimalismo, quanto piuttosto il senso della vita in generale, usare gli oggetti e amare le persone, e non viceversa.
Gli spettatori tendono ad identificarsi coi protagonisti, persone vere nel bene e nel male, ricevendo l’impressione che ogni individuo normale può cambiare in meglio la propria vita, e per tanto non tenta di dare libretti di istruzioni precotti e non si basa sull’installare alcun senso di colpa per il proprio stile di vita consumistico.
Nel documentario compaiono persone semplici, con un lavoro, soldi risparmiati, un sacco di amici, e una vita felice spesa facendo quello che amano.