I pesticidi come le sigarette? Cosa dicono gli studi sul rischio di cancro
Un nuovo studio pubblicato da Frontiers in Cancer Control and Society rivela che vivere in un ambiente contaminato da pesticidi espone ad alcuni tipi di cancro in modo paragonabile al fumo di sigaretta.
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I pesticidi comportano rischi per la salute? Su questa domanda si gioca il futuro del nostro sistema alimentare. Per ora non esistono ancora risposte certe, ma gli studi scientifici stanno cercando quanto meno di tracciare alcuni punti fermi. Di recente, la rivista scientifica Frontiers in Cancer Control and Society ne ha pubblicato uno sul rischio di cancro che raggiunge conclusioni a dir poco preoccupanti: per alcuni tipi di cancro, i rischi potenziali sono paragonabili a quelli del fumo di sigaretta.
L’onnipresenza dei pesticidi in agricoltura
Nella grande categoria dei pesticidi chimici rientrano erbicidi, fungicidi, insetticidi e le altre sostanze di sintesi che tengono sotto controllo i fattori di disturbo per la produzione agricola. Le moderne coltivazioni intensive sembrano non poterne fare a meno: negli Stati Uniti, per fare un solo esempio, gli agricoltori hanno spruzzato erbicidi sul 96% dei campi di mais piantati nel 2021. Se i prezzi degli alimenti biologici sono più alti, è perché le loro rese agricole scendono dal 15 al 50% se comparate con quelle delle coltivazioni tradizionali, proprio in virtù della scelta di limitare drasticamente l’uso di pesticidi.
Rispetto a un contesto come quello statunitense, l’Italia vede una forte diffusione del metodo biologico: alla fine del 2024 ha sfiorato i 2,5 milioni di ettari, cioè il 19,8% della superficie agricola utilizzata (SAU). Una percentuale che risulta in linea con l’obiettivo europeo di raggiungere il 25% della SAU entro il 2030. Ciò non significa che possiamo dirci al sicuro dai pesticidi. Nel 2020 in Europa ne sono state consumate 468.431 tonnellate, una quantità rimasta stabile rispetto a vent’anni prima. In Italia, l’organizzazione ambientalista Legambiente ha esaminato oltre 6mila campioni di cibo di origine animale e vegetale: soltanto il 59,18% è risultato privo di residui di pesticidi.
Pesticidi e rischio di cancro: cosa dice il nuovo studio
Focalizzandosi sul contesto statunitense, il nuovo studio cerca di ricostruire le possibili conseguenze dei pesticidi sulla salute degli agricoltori che li usano, ma anche dei cittadini e delle cittadine che vivono nei pressi dei campi e che dunque sono costantemente esposti a questa contaminazione ambientale.
In un contesto simile, sostengono i ricercatori, i pesticidi possono avere un impatto sull’incidenza di alcuni tipi di cancro, in particolare il linfoma non Hodgkins, la leucemia e il cancro alla vescica. Per queste tipologie, in particolare, l’esposizione ai pesticidi ha un’influenza addirittura maggiore rispetto al fumo di sigaretta, cancerogeno per definizione.
Gli studiosi hanno addirittura stilato una lista di decine di pesticidi, specificando per ciascuno di essi le tipologie di cancro sulle quali può influire maggiormente. Ma sono loro stessi a chiarire che, in realtà, concentrarsi sul singolo pesticida può rivelarsi fuorviante perché, spesso e volentieri, sui campi si spruzzano più sostanze insieme, in quello che viene descritto come un cocktail.
Chiaramente, questo non significa che un agricoltore o una persona che vive vicino a una piantagione sia matematicamente destinata a sviluppare il cancro. I fattori di rischio sono molteplici, interrelati, tanto genetici quanto ambientali. Lo studio resta però importante, perché è il primo di questo genere condotto su tutto il territorio statunitense. E perché ci invita, ancora una volta, a riflettere sulle storture connaturate al nostro sistema alimentare.