Planet of the Humans, il documentario di Michael Moore
E' possibile pensare che gli impianti di produzione di energie alternative inquinino quanto quelli basati sui combustibili fossili (se non di più)? Forse credete sia solo un brutto incubo ma il documentario Planet of the Humans mette sotto la lente di ingrandimento una serie di dati molto sospetti e ci invita a riflettere sul nostro stile di vita.
Un ecodocumentario molto critico
Michael Moore, il famoso documentarista e attivista americano divenuto famoso prima del 2002 con Bowling for Columbine e, due anni più tardi con Fahreneit 9/11, ha prodotto e promosso un nuovo ecodocumentario rilasciato nel 2019 e diretto da Jeff Gibbs.
Plant of the Humans, recentemente rilasciato nella versione con i sottotitoli in italiano.
Eppure, come ci sia aspetta dal buon Michael Moore, non si tratta del solito ecoducumentario, e se ci si aspetta una serie di informazioni sul cambiamento climatico, tutte a favore dei movimenti green che sono attivi su tutto il globo, allora rimarreno non solo delusi ma addirittura scioccati.
Infatti tutto il focus del documentario si basa sul fare le pulci su numerosi movimenti ambientalisti, soprattutto americani, divenuti ormai multinazionali vere e proprie, che hanno fallito le loro battaglie politiche ambientaliste, arrivando addirittura a creare un impatto sull’ambiente maggiore di quello adottato dai vecchi sistemi di produzione energetica basati sui combustibili fossili.
Sottili ipocrisie e strani paradossi
Jeff Gibbs si presenta come un appassionato ambientalista e amante della natura, addirittura mostrando fotografie della sua giovinezza in veste di Tree Hugger (abbracciatore di alberi). In breve però ci conduce in una spirale di esperienze deludenti che dimostrano, fatti alla mano, quanto dietro tutto il mondo delle energie alternative, ci sia una coscienza non proprio pulita.
Ci mostra festival green che affermano di funzionare grazie all’energia prodotta di pannelli solari, salvo avere generatori diesel di backup. E questa è solo la parte più innocua della facciata green. Attraverso l’intervento di alcuni attivisti dalla coscienza pulita, Gibbs ci mostra quanto sia non solo improbabile produrre sufficiente energia per far funzionare piccoli centri urbani grazie ai pannelli fotovoltici e all’eolico, ma anche che la produzione dei pannelli fotovoltaici, prodotti con quarzo di prima qualità e carbonio, è, di per sé, altamente inquinante.
Questa produzione promuove l’attività mineraria che distrugge l’ambiente e richiede una quantità di energia inverosimile per fondere i minerali. Energia prodotta tramite combustibili fossili.
Interessi dietro le quinte
Gibbs denuncia interessi di grandi multinazionali e numerosi politici dietro alla policy green create in America. Propaganda incorretta, milioni di dollari investiti nella produzione di materiali non funzionali, distruzione di foreste di alberi rari per far spazio ad impianti di energia alternativa che a conti fatti inquinano di più dei vecchi impianti.
E i leader dei movimenti alternativi?
Tacciono e mostrano comportamenti ambigui che fanno pensare ad una forma di connivenza, soprattutto quando viene mostrato che a foraggiare tali movimenti sono le stesse banche e multinazionali che guadagnano miliardi di dollari con questi affari più che sporchi, inquinati.
Un esempio su tutti? Al Gore, il padrino delle politiche ecologiche in USA che vende i suoi assets ai petrolieri arabi.
Cambiare il paradigma capitalistico
Mostrando una nuova verginità tutta green promossa soprattutto dall'ex presidente Obama, l’America ha investito miliardi in impianti per niente alternativi, miliardi che sono finiti nelle solite tasche.
Case automobilistiche che hanno promosso veicoli elettrci che però vengono caricati con un' energia prodotta da combustibili fossili; impianti eolici attivati con energia elettrica anch'essa prodotta alla vecchia maniera, ed oltretutto resi inefficienti per via di una vita molto breve; siti di produzione di biomassa che distruggono intere foreste a ritmi vorticosi, e così via.
Pare, quindi, che tutto sia questione di un vero cambiamento di paradigma, l’intera società capitalistica deve cambiare perché non esiste energia pulita in grado di soddisfare tutti i desideri di sette miliardi di persone.