Racing Extinction, il docufilm sull'estinzione antropogenica
Il tema dell'estinzione è al centro del documentario del 2015 Racing Extinction di Louie Psihoyos: scopriamo di più sul film che vuole toccare le coscienze
Racing Extinction, documentario pirotecnico e toccante del 2015, ci racconta con gli occhi di vari protagonisti tra i quali troviamo innovatori, fotografi, attivisti, giornalisti, ricercatori, primatologi e via discorrendo, le prospettive infauste di alcuni animali e della loro estizione che sta accadendo proprio sotto i nostri occhi, spesso rivolti altrove.
Il tema del film Racing Extinction
Il tema toccato dal brillante documentario Racing Extinction, l’estinzione antropogenica, ovvero quella causata dall’essere umano, non è così facile da trattare, specie se lo scopo non è dilungarsi in un elenco accademico delle specie che, ahinoi, hanno lasciato il pianeta per sempre, quanto piuttosto arrivare alle coscienze delle persone.
Il regista, fotografo di successo e di calibro internazionale, assieme ad un vasto team di prodi collaboratori esperti in vari settori, vuole non solo far presente quante specie si sono estinte per mano umana, ma anche quante se ne stanno estinguendo gradualmente, proprio oggi, proprio in questo momento, a causa di alcuni comportamenti spesso evitabili, talvolta scellerati.
La bellezza di alcuni canti di volatili non più esistenti e registrati in un archivio americano, il magnifico e misterioso canto della balena, e le toccanti immagini di numerosi animali proiettati, stile logo di batman, dei cieli notturni delle città statunitensi, sono controbilanciate da scene raccapriccianti, testimonianze raggelanti di dati di fatto quotidiani assai violenti: la pesca di alcuni animali a rischio come squali e mante, soprattutto per il mercato interno cinese. Il film si propone di toccare nel vivo le coscienze, stimolare le emozioni che di solito si sollevano di fronte alla sofferenza gratuita.
Ma c’è molto di più: il documentario cita e spiega il meccanismo di alcune precedenti estinzioni di massa nella storia del pianeta, come la grande moria, l’estinzione di massa avvenuta nel Premiano-Triassico, e collega alcuni elementi di rischio presenti all’epoca presenti tutt’ora, quali l’eccessiva produzione di biossido di carbonio, la smodata immissione di metano nell’atmosfera, e la conseguente acidificazione dei mari.
Parlano da sole le riprese delle conchiglie non in grado di crescere per via della corrosione del guscio in acque ormai troppo acide.
Alla base di tutto questo c’è una ignoranza crassa e impenitente, un cieco vincolarsi agli affari, affari milionari, senza considerare le catastrofiche conseguenze che un’estinzione di massa può comportare.
Anche l’estinzione di un numero limitato di specie non è solo una perdita inestimabile dal punto di vista accademico o genetico, è una compromissione del grande e raffinato meccanismo a orologeria che è il pianeta, una sorta di marchingegno vivente e senziente dove ogni forma di vita gioca la sua parte in un concerto di bellezza ogni attimo irripetibile.
Rimane una sensazione sospesa verso il finale del film, un interrogativo alla fine di tutte queste emozioni che si sollevano di fronte alla bellezza e alla brutalità, alla poesia e al sangue.
Possibile che l’estinzione sia sempre e solo così negativa e solo la vita a tutti i costi sia il polo positivo dell’esistenza? Siamo tutti d’accordo nel denunciare la follia di certe morti inutili ed evitabili di origine antropogenica, ma di per sé senza estinzione l’evoluzione non avrebbe luogo, poiché la vita e la morte sono ambedue parti di una forza che le supera.
Quello che veramente lascia basiti e spinge a riflessione non è tanto l’estinzione in sé ma l’insensatezza e lo spreco che corrompono la sacralità della vita, non la morte.
Alcune curiosità sul film
Il taglio del film ricalca certi meravigliosi articoli di National Geographic, alcune sue champagne coraggiose a favore del rispetto della natura, e in questo si nota il background di fotografo naturalista del regista, alla sua seconda avventura dietro la macchina da presa dopo The Cove, documentario del 2009 dove veniva denunciato il massivo massacro dei delfini da parte di alcune organizzazioni giapponesi.
Brillante il coinvolgimento di Elon Musk, uomo a capo della Tesla Motors, considerato appunto il Tesla dei giorni nostri e da sempre sensibile in tema di nuove tecnologie green. Elon Musk metterà a disposizione, nel finale del film, una Tesla Model S (un'automobile totalmente elettrica) modificata che consente di proiettare in giro per le città le immagini degli animali che ci stanno dicendo addio.
Il documentario Racing Extinction ha vinto nel 2016 il Cinema for Peace International Green Film Award e, in generale, ha fatto suoi i favori di gran parte della critica.
Titolo: Racing Extinction
Anno: 2015
Paese: USA
Regista: Louie Psihoyos
Durata: 94 minuti
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