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Inquinamento dell'aria: promossa Sassari. Bocciate Torino, Roma, Milano

Legambiente pubblica il report Mal'aria sul grado di smog che respiriamo in Italia: su 97 città analizzate, solo il 15% ottiene la sufficienza.

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©Mirko Vitali -123rf

Che aria si respira nelle città italiane e che rischi ci sono per la salute? Di certo non tira una buona aria e con l’autunno alle porte, unito alla difficile ripartenza dopo il lockdown, il problema dell’inquinamento atmosferico e dell’allarme smog rimangono un tema centrale da affrontare.

A dimostrarlo sono i nuovi dati raccolti da Legambiente nel report Mal’aria nel quale l’associazione ambientalista ha stilato una “pagella” sulla qualità dell’aria di 97 città italiane sulla base degli ultimi 5 anni – dal 2014 al 2018 – confrontando le concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10, Pm2,5) e del biossido di azoto (NO2) con i rispettivi limiti medi annui suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che nello specifico sono: 20µg/mc per il Pm10; 10 µg/mc per il Pm2,5; 40 µg/mc per il NO2.

Il quadro che emerge dal confronto realizzato da Legambiente è preoccupante: solo il 15% delle città analizzate ha la sufficienza contro l’85% sotto la sufficienza.
 

Sassari prima della classe nel report di Legambiente

Sassari è la prima della classe seguita, in ordine di voto, da Macerata, Enna, Campobasso, Catanzaro, Grosseto, Nuoro, Verbania, Viterbo, L’Aquila, Aosta, Belluno, Bolzano, Gorizia e Trapani.

Fanalini di coda le città di Torino, Roma, Palermo, Milano e Como perché nei cinque anni considerati non hanno mai rispettato nemmeno uno dei parametri della salute previsti dall’OMS.

Nello specifico, Sassari è stata promossa ad eccezione degli ultimi 2 anni in cui solo per il Pm10 il valore medio annuo è stato di poco superiore al limite OMS. Analoghe considerazioni per Macerata, in quanto pur avendo sempre rispettato nei 5 anni i limiti, per il Pm2,5 non ci sono dati a supporto per gli anni 2014, 2015 e 2016 che quindi la penalizzano.

Le altre città sopra la sufficienza, pur avendo spesso rispettato i limiti suggeriti dall’OMS mancano di alcuni dati in alcuni anni, a dimostrazione che per tutelare la salute dei cittadini bisognerebbe comunque garantire il monitoraggio ufficiale in tutte le città di tutti quegli inquinanti previsti dalla normativa e potenzialmente dannosi per la salute.
 

È l'auto la principale fonte di inquinamento

I dati di Legambiente vengono diffusi proprio mentre dovrebbero prendere il via le misure e le limitazioni antismog previste dall’«Accordo di bacino padano» in diversi territori del Paese per cercare di ridurre l’inquinamento atmosferico, una piaga dei nostri tempi al pari della pandemia e che ogni anno, solo per l’Italia, causa 60mila morti premature e ingenti costi sanitari. Il Paese detiene insieme alla Germania il triste primato a livello europeo.

Nel report Legambiente dedica proprio un focus sulle auto come fonte principale di inquinamento in città e ricorda che le emissioni fuorilegge delle auto diesel continuano a causare un aumento della mortalità, come è emerso anche da un recente studio condotto da un consorzio italiano che comprende consulenti, medici ed epidemiologi (tra cui ISDE Italia, Medici per l’Ambiente) e Legambiente, nonché la piattaforma MobileReporter.
 

Rimandato il blocco dei mezzi inquinanti

Nonostante gli accordi previsti, le quattro regioni dell’area padana (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto) hanno preferito rimandare all’anno nuovo il blocco alla circolazione dei mezzi più vecchi e inquinanti Euro4 che sarebbe dovuto scattare questo 1 ottobre nelle città sopra i 30 mila abitanti.

Grazie al Recovery Fund, il governo italiano ha un’occasione irripetibile per modernizzare davvero il Paese” commenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. “Non perda questa importante occasione e riparta dalle città incentivando l’utilizzo dei mezzi pubblici, potenziando la rete dello sharing mobility e raddoppiando le piste ciclopedonali”.