Le domande degli scienziati ai partiti politici in campagna elettorale
L’Italia presto avrà un nuovo governo. Che spazio dovrà dare al clima? Su quali priorità dovrà concentrarsi? Alcuni esponenti del mondo accademico e scientifico hanno scritto una lettera aperta ai candidati.
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Una campagna elettorale anomala
Al di là delle ideologie, al di là delle legittime posizioni personali, è indubbio che la campagna elettorale italiana del 2022 – la prima nella storia repubblicana a svolgersi in piena estate – capiti in un periodo assolutamente anomalo. Questo per via di una serie di crisi diverse e correlate, crisi che vanno ben oltre il raggio d’azione di questo o quel leader politico.
C’è una pandemia che continua a mietere vittime e riempire gli ospedali. Una rete di commerci internazionali che funziona ancora a singhiozzo. Una guerra alle porte dell’Europa. Un tracollo dell’offerta di alimenti-base ed energia che ha provocato una subitanea impennata dei prezzi, innescando una spirale inflazionistica deleteria per cittadini e imprese.
E c’è la crisi climatica che per anni è stata tenuta sotto traccia nell’agenda politica ma, ormai, si manifesta in modo talmente plateale da non poter più essere ignorata. Per capirla e affrontarla, gli strumenti necessari sono quelli della scienza. Diventa allora interessante l’appello rivolto dal mondo accademico e scientifico ai candidati, tutti i candidati, indipendentemente dalla loro bandiera.
La lettera aperta degli scienziati ai politici
Carlo Barbante (Consiglio nazionale delle ricerche e università Ca' Foscari di Venezia), Carlo Carraro (università Ca' Foscari), Antonio Navarra (università di Bologna e Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici), Antonello Pasini (Cnr) e Riccardo Valentini (università della Tuscia e Società italiana per le scienze del clima) sono i primi firmatari di una lettera aperta rivolta alla politica italiana.
Un’iniziativa che ha incassato il supporto di alcuni autori dell’ultimo report di valutazione dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici) e di altri esponenti dell’accademia e della ricerca.
Le richieste del mondo accademico
L’Italia – si legge nel testo – è un cosiddetto hotspot, cioè un luogo che, in virtù della sua conformazione fisica e della sua collocazione geografica, risulta più vulnerabile di altri alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Pertanto, la lotta contro la crisi climatica merita di stare in cima all’agenda politica e di essere considerata come “la base necessaria per ottenere uno sviluppo equo e sostenibile negli anni a venire”.
Le direttrici su cui muoversi sono due:
- la mitigazione, cioè l’abbattimento delle emissioni di gas serra, per scongiurare gli scenari peggiori;
- l’adattamento del territorio a eventi estremi come precipitazioni violente, ondate di calore, siccità, innalzamento del livello del mare e così via. Su questi progetti bisogna investire i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) “con decisione e celerità”.