Sahaja yoga, luci e ombre sull'origine e la pratica
Un tipo di meditazione semplice e, si legge, efficace, intorno al quale si addensano le critiche degli ex adepti. Una fondatrice santa per alcuni, “ciarlatana” per altri. Un’associazione non facile da decifrare, che mette alla prova la capacità di giudizio di ognuno
Vi guideremo alla conoscenza di un particolare tipo di yoga, anzi, più precisamente, di una corrente di meditazione chiamata sahaja yoga.
Questa volta non ci troviamo di fronte all’ennesimo stile di yoga piegato ai gusti del fitness, ma, al contrario, ci apprestiamo ad indagare un movimento ben strutturato, che fa capo a una famosa guru e al centro di non poche polemiche.
Approfondiamo insieme!
Come nasce il sahaja yoga
Il Sahaja yoga, detto anche “yoga facile”, si propone come insieme di tecniche, per lo più di natura meditativa, volte al risveglio della kundalini.
Secondo la fisiologia esoterica yoga, la kundalini è l’energia latente in ognuno di noi che risiede alla base della colonna vertebrale, più o meno in corrispondenza del primo chakra muladhara. Raffigurata simbolicamente come un serpente addormentato avvolto tra le sue spire, rappresenta il potenziale inespresso che attende di essere risvegliato e di trovare compimento.
Appropriate tecniche fisiche e energetiche sono in grado di destare questa energia dal sonno e permetterle di risalire la colonna, attraversare tutti i chakra, collegandosi con il divino e realizzando l’Unione tra essere umano e divinità.
Il Sanhaja yoga vuole essere una delle possibili strade per risvegliare la kundalini, nello specifico, attraverso delle tecniche di meditazione, elaborate dalla fondatrice Shri Mataji che dagli anni ’70 fino alla morte ha viaggiato in tutto il mondo per diffondere il suo metodo, come attivista e yogina indiana, che si è spesa in prima persona per far conoscere le sue tecniche organizzando centinaia di conferenze.
Successivamente, è andata costituendosi un’associazione intorno alla dottrina detta “Vishwa Nirmala Dharma” (La pura religione universale) che si ispira agli insegnamenti della fondatrice.
Nel video infondo alla pagina, un piccolo assaggio della sua esperienza.
Le ombre del sahaja yoga
Pur non avendo mai frequentato un corso di sahaja yoga, né conoscendo qualcuno di fiducia che abbia partecipato alle iniziative dell’associazione, ci sentiamo in dovere di aggiungere una postilla poiché potrebbe accadere che qualche nostro lettore si sia incuriosito in merito a questa pratica.
Anche con una ricerca online poco approfondita, troverete molti siti che raccolgono esperienze piuttosto negative relative a questo movimento: divinizzazione della fondatrice, mirabolanti risultati esperenziali, organizzazione settaria, approccio superficiale e “magico” allo yoga sono solo alcune delle critiche che vengono esposte, anche con toni accesi.
Non abbiamo gli elementi per sapere se queste rimostranze siano fondate o meno, ma, per onestà intellettuale, non potevamo tacerle.
Gli incontri di sahaja yoga si tengono in tutta Italia e sono per la maggior parte gratuiti, dunque nulla vieta di approcciarsi ad essi in modo equilibrato e laico e decidere poi se è un cammino che merita di essere percorso.
Lo spirito critico non deve mai abbandonare il ricercatore sincero, perché è un utile strumento per distinguere i veri maestri dai finti guru.
L'esperienza personale è un'altra grande amica in quanto offre la conoscenza diretta e non filtrata di un determinato fenomeno.
La serenità nel giudizio, infine, permette di non cadere in facili trappole psicologiche e di manternersi sempre vigili, equidistanti e lucidi.
Veri maestri e falsi guru: come riconoscerlI?
Immagine | "Shri Mataji Nirmala Shrivastava" di Michael Markl
Guarda il video di introduzione al Sahaja Yoga di Shri Mataji