Bio-On: l'olio esausto diventa plastica
Come il vecchio olio esausto di frittura può fare del bene all'ambiente? Trasformandosi in "alimento" per batteri e diventando plastica, ecco la scoperta di Bio-on.
Bio-on, il futuro è green
Dall'agenzia Ansa la notizia che ha dell'incredibile: l'olio che si butta dopo la fruttura può essere utilizzato per produrre bioplastica. Come è possibile?
Partiamo dalla società che ha inventato il tutto, si chiama Bio-on ed è italiana, emiliana per essere precisi, presente sul mercato da oltre 10 anni.
Il suo obiettivo è sempre stato quello di non "creare nulla" ma di "riutilizzare ciò che gà esiste": la moderna biotecnologia viene così applicata a materiali di uso comune, per dare vita a prodotti e soluzioni completamente naturali, spesso complementari a quelle non biodegradabili già esistenti.
Giocattoli, cosmetici, medicinali, materiali da imballaggio, questi ed altri sono gli oggetti a cui guarda Bio-on, oggetti sostenibili, green, che faranno parte di un futuro all'insegna dell'ecologia e del rispetto per l'ambiente e per le persone.
Leggi anche Eliminare per sempre la plastica: le cannucce >>
Come l'olio esausto diventa plastica
Per la prima volta l'azienda ha iniziato a usare scarti agroalimentari - nello specifico scarti delle barbabietole e della canna da zucchero, scarti di frutta o patate, carboidrati e glicerolo in genere - per produrre i PHAs, ovvero i polidrossialconoati; una parola difficile che in realtà si traduce in "plastiche sostenibili".
I polidrossialconoati sono polimeri sintetizzati da vari generi di batteri attraverso la fermentazione di zuccheri o lipidi. Ecco appunto il video che ben spiega, con le parole stesse del suo "inventore" Marco Astorri, come avviene questo processo.
Ora, in virtù proprio del fatto che la fonte di carbonio che alimenta il processo produttivo della bioplastica in questione sia anche di natura lipidica, ecco che l'olio esausto si inserisce perfettamente in questa catena.
Dopo oltre 2 anni di ricerche, si può ora attingere anche a questo prodotto di scarto; un passo avanti non indifferente, se si pensa che l'azienda lavora anche con il mercato estero e con paesi come il Nord America o l'Asia dove il consumo di cibi fritti, e di conseguenza di olio e grasso alimentare, è molto elevato.
Bio-on e la lotta alla plastica
La tecnologia Bio-on porta avanti la dura battaglia alla plastica non biodegradabile, come anche altre realtà aziendali: mari più puliti, eliminazione del petrolio, case più sostenibili - sono in atto infatti collaborazioni con architetti per studi di materiali e moduli per l'edilizia innovativi -, alimentando e sostenendo parallelamente la ruota virtuosa dell'economia circolare.
Non dimentichiamo che Bio-on ha sponsorizzato nel 2015 la spedizione scientifica EXXPEDITION con Caterina Falleni, un viaggio che ha visto impegnate donne scienziate e ricercatrici in un giro del mondo in barca a vela, con l'obiettivo di studiare da vicino le condizioni dei mari e degli oceani.
Leggi anche In Costa Rica vietata la plastica monouso >>
Foto: monticello / 123rf.com