Articolo

Il significato dei 10 avatar

10 leggende con un profondo significato alla loro base: il concetto di evoluzione, materiale, psicologica e spirituale, in un linguaggio finemente simbolico tramite il quale si trasmettono concetti come dharma e yuga. Ecco il significato dei 10 avatar.

Il significato dei 10 avatar

Il termine avatar è ormai diffuso e diventato di uso comune specialmente per via dei suoi significati legati all’informatica e al web: con questo termine si denota un’icona, un’immagine, un’animazione o qualsiasi altro tipo di alter-ego virtuale che rappresenta un’individualità specifica on-line, specie nei forum, nei social network, eccetera.

Questi avatar virtuali sono appunto manifestazioni parziali e temporanee della vera identità dietro di esse, delle forme di “incarnazione” che rassomigliano molto al concetto definito dal termine sanscrito "avatar".

 

Gli avatar di Vishnu

Il concetto di avatar è appunto legato alla cultura hindu, e letteralmente significa discesa, nel senso di discesa in un corpo o incarnazione.

Sebbene nei testi sacri e nella tradizione hindu gli dei, maggiori e minori, che decidono di prendere un corpo siano innumerevoli, il fenomeno dell’avatar è unico nel suo genere e specifico, legato a doppio filo alla figura del dio Vishnu, una delle principali divinità del pantheon induista, rappresentazione dell’Essere Supremo per la teologia vishnuita, e parte della Trimurti con la funzione di preservatore.

E’ proprio per via di questa funzione che Vishnu sta dietro al fenomeno dell’avatar.

 

Leggi anche I mantra della meditazione trascendentale >>

 

Gli avatar e il dharma

Cominciamo col chiederci: cosa è che viene preservato? Nella nostra realtà fenomenica, tutte le forme, che siano animate o meno, sono soggette agli altri due principi eterni che compongono la trimurti, ovvero la creazione, tramite il dio Brahma, e la distruzione, tramite il dio Shiva.

Questa bipolarità e alternanza di principi mantiene equilibrato l’universo e consente un costante progresso evolutivo, per venire raffinate ed essere in grado di rappresentare sempre meglio l'Assoluto, le forme hanno bisogno di essere ricreate, e per essere recreate hanno bisogno prima di essere riassorbite. Ma c’è qualcosa di costante che deve essere preservato da questa giostra evolutiva, quello che nelle religioni orientali viene chiamato Dharma.

 

Il dharma e i pralaya

Dharma è un altro termine suscettibile di numerose interpretazioni e rappresenta un concetto chiave intraducibile con una singola parola. Dharma è la legge dell’essere in accordo con l’ordine universale, che regola e coordina tutte le cose della manifestazione.

Questo dharma, sebbene unico, si manifesta in ogni essere in modi differenti. Il dharma è il fulcro centrale della teoria cosmologica dei pralaya, ovvero la dissoluzione ciclica dei vari mondi (o epoche - yuga) legata alla perdita o all’allontanamento dal dharma: all’età dell’oro in cui il dharma è seguito da tutte le creature, segue un’età in cui la verità viene espressa solo a metà, ne segue un’altra nella quale la verità si esprime solo per un terzo, ed infine un’ultima epoca oscura in cui domina l’ignoranza e la creazione danza sull’orlo della distruzione per via del suo distacco dal Dharma.

E’ in questi periodi cruciali e fatali per l’intera creazione che Vishnu discende in un corpo materiale per ristabilire il dharma, il nuovo dharma che rimpiazza quello morente e perduto, facendo così procedere l’evoluzione collettiva verso nuove espressioni.

Helena Petrovna Blavatsky fu la prima a collegare esplicitamente il concetto dei dashavatara, i dieci avatar di Vishnu, alla teoria dell’evoluzione mostrandoci al contempo un’evoluzione fisica, una psicologia ed una spirituale.

 

I dieci avatar

Il primo avatar, Matsya, è un pesce, legato alla versione hindu della leggenda del diluvio universale. Abbiamo un inizio zoomorfico della creazione, legato all’acqua, ovvero ad un ambiente subconscio.

Matsya salva dalle acque del diluvio il progenitore di tutti gli uomini, Manu (simile ai termini man e umano), che rappresenta l’ascesa di un essere mentalmente cosciente (manusha) dalle acque subconscie.

Segue Kurmala tartaruga, una creatura anfibia, non più acquatica ma non ancora del tutto terrestre, che si offre come centro per la zangolatura dell’oceano di latte (una lotta tra forze del bene e del male) dal quale viene estratta l’immortalità.

Qui la polarità tra bene e male è ancora insanabile, la mente non riesce ancora ad unirle.

Il terzo avatar è il cinghiale Varaha, che strappa la bella dea della terra dalle grinfie di un demone che voleva riportarla nel fondo dell’oceano.

Qui il destino dell’evoluzione si decide, non ricadrà nel subcosciente ma proseguirà in alto eancora, attraverso l’uso di energie primordiali e sessuali, rappresentate dal cinghiale e dalla terra sotto forma di bella donna.

Il quarto avatar è Narasimha, una forma a metà tra il leone e l’umano, che uccide il re dei demoni per salvare il rappresentate della devozione.

Notiamo le prime caratteristiche umane emergere dall’animale e un raffinamento delle energie principali: agli istinti sessuali vengono favorite le emozioni interiori. Segue Vamana, un nano molto saggio, che converte del tutto gli ultimi discendenti dei demoni riconquistando tutto l’universo.

Le emozioni sono rimpiazzate dalla saggezza e le caratteristiche animali spariscono del tutto. Il sesto è Parashurama, un guerriero-bramino che, armato d’ascia, distrugge il potere corrotto dominante dell’epoca, quello degli aristocratici.

Qui l’uomo è completamente sviluppato e lotta per una forma di giustizia ancora violenta e approssimativa. Il settimo è Rama, principe protagonista del Ramayana.

La nota di fondo della vita di Rama è il completo rispetto di tutte le regole, anche di fronte a nemici scorretti e barbari. Qui, emerge la figura elevata del principe, e la sua idea di giustizia morale ed etica è la base di una società civile.

Di tutta altra natura è Krishna, libertino e ultraetico, che guida il clan dei Pandava alla vittoria di una battaglia cruciale in cui la legge morale è sfruttata per interesse contro la vera legge spirituale; Krishna insegna a riconoscere e favorire lo spirito all’etica. Il nono avatar è Buddha, il principe che abbandona tutto per mettersi alla ricerca della verità assoluta.

La figura del principe perde valore e ne assume uno più alto, quello dell’asceta che si vota all’assoluto: la ricerca spirituale supera qualsiasi forma di servizio verso il mondo. Il decimo avatar, il misterioso Kalki, è l’eternità su un cavallo bianco che ripulirà definitivamente il mondo  dalla sozzura dell’ignoranza, sfolgorando come una cometa. 


E’ la nemesi stessa dell’ignoranza, rappresenta una forma attiva e irrefrenabile in grado di contrastare sia l’ignoranza materialista che quella spirituale, quando il mondo sarà guidato da re-ladri.