Facciamo luce sulla dieta a zona
Che cos’è la dieta a zona, da chi è stata ideata, quanto dura, quali sono gli obiettivi. Noi vi proponiamo un menu fedele alla dieta a zona da seguire per un paio di settimane
Secondo le regole classiche della nutrizione il quantitativo calorico giornaliero dovrebbe essere fornito a grandi linee dal 60% di carboidrati (pasta, riso, farinacei), dal 20% di proteine (carne, pesce, uova, latticini) e dal 20% di grassi (olio, burro, oltre ai grassi degli alimenti proteici).
La dieta a zona prevede percentuali diverse: 40% in carboidrati, 30% in proteine e il restante 30% in grassi. Queste proporzioni vengono rispettate ad ogni pasto e sono funzionali a evitare la sovrapproduzione di insulina causata da un’assunzione eccessiva di carboidrati. L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas che quando supera i parametri normali trasforma tutte le eccedenze in depositi adiposi.
Le proteine invece favoriscono la produzione di un altro ormone, il glucagone, che induce l’organismo a ricavare l’energia dai depositi di grasso esistenti. La famigerata “zona” è stata proprio pensata dal suo ideatore, il biochimico Barry Sears, come una zona ormonale ideale per il benessere.
Vantaggi della dieta a zona
Ogni pasto contiene una dose dei tre gruppi alimentari e questa ridistribuzione è funzionale all’equilibrio ormonale dell’organismo. Quando gli ormoni funzionano bene, i nutrienti vengono assimilati meglio, i grassi bruciano prima e tutte le funzioni vitali si svolgono in modo efficiente. Anche per questo la dieta permette di perdere peso mantenendo tono muscolare.
Quando si "raggiunge la Zona", cioè quando si entra nel rendimento indotto dal rapporto di dosaggio tra proteine e carboidrati da assumere nei pasti, si attiva il procedimento per cui i grassi vengono subito trasformati in energia. Ne conseguono aspetti positivi multipli: si tiene sotto controllo il livello di insulina mantenendo bassi i glucidi, per evitare di bloccare il consumo di grassi e, al contempo, ci si assicura l'assunzione dei micronutrienti necessari (sali, coenzimi e antiossidanti).
Un altro vantaggio poi è quello tipico del fattore che scatta quando si inizia una diete nel modo giusto: ci si mette nel cammino della conoscenza del proprio corpo, ci si accinge a capire cosa ci fa bene, cosa è meglio evitare grazie alla variazione di alimenti che caratterizza il menù della dieta a zona.
Limiti della dieta a zona
Per chi è abituato a una sana dieta mediterranea però la dieta a zona può risultare scomoda per due motivi: la riduzione drastica del quantitativo di carboidrati e la complicazione del calcolo costante delle dosi.
Per ovviare alla seconda difficoltà, alcuni seguaci della dieta a zona adottano un metodo abbastanza empirico che si basa su un semplice strumento, il palmo della mano, e l’osservazione. In altre parole, le dosi sono calcolate a occhio, prendendo come un’unità di misura il palmo della mano.
Dieta a zona, esempio e ricette
Immagine | Bensonkua