I cibi e le ricette che vanno scomparendo
Come si mangiava qualche generazione addietro? Quali sono i cibi scomparsi e quelli che stanno scomparendo? E perché? Esistono, invece, cibi antichi che ritornano in auge? Scopriamolo assieme in questo articolo.
L’evoluzione è un processo inevitabile in questa realtà, ed essa si basa sulla trasformazione, consapevole o forzata. L’alimentazione non scappa a questa regola e anch’essa va incontro ad una trasformazione: nuovi cibi nascono e vecchi cibi spariscono o sono sulla via di farlo.
La sparizione o il costante e decrescente consumo di alcuni cibi e alcune ricette ci dicono in che direzione stiamo andando. In un senso, la sparizione di certi alimenti e’ una conseguenza classica del cosiddetto benessere economico e sociale, se in passato si mangiavano vegetale sei giorni alla settimana e la carne e i dolci solo una volta, adesso le proporzioni si sono invertite.
Questo processo psicologico legato all’opulenza e all’esibizione di uno status quo, ci spinge a consumare cibi che in altri tempi erano consumati solo salturariamente, e a fare sempre più a meno di ingredienti che un tempo erano risorse importanti.
I discount e la politica del risparmio
Questo processo di evoluzione è andato infine peggiorando con l’insorgere dei discount e con la ricerca del risparmio. Molti nomi dell’industria alimentare sanno che oltre la ricerca del gusto, una delle forze motrici dell’economia basata sui grandi numeri è la caccia al prezzo piu’ basso, a discapito della qualità.
Non di rado abbiamo visto hamburger ad 1 euro, o sottomarche di pasta, carne, latte, dolciumi. Quindi, non solo abbiamo un eccessivo ricorso a cibi che dovrebbero essere saltuari, ma anche un forte abbassamento della qualità degli ingredienti.
Un esempio pratico: se prima si mangiavano prevalentemente verdure, pasta, legumi, frutta, pesce, formaggi e un po’ di carne, per poi riunirsi la domenica e godere insieme di ricette come lasagne o grigliate o dolci, adesso si tende a mangiare questo genere di ricette quotidianamente, con una forte riduzione del consume di verdure. Al massimo, un’insalatina di contorno. Ma vediamo una serie di cibi che stanno sparendo dalla nostra dieta
Castagne
Prima che il grano fosse introdotto in Europa, le castagne erano un’importantissima fonte alimentare. Gli antichi Romani ne traevano una sorta di gallette che si portavano dietro in tutte le loro scorribande.
Pian piano le castagne sono state mantenute solo nella dieta delle comunità montane e trasformate in una sorta di sfizio invernale. Ma cosa perdiamo riducendo così tanto il consumo di castagne?
Presto detto: poche calorie, pochi grassi, tante vitmine, minerali e proteine tipiche dei cereali. Le castagne sono ricchissime di vitamina C, hanno ottime fibre alimentari, e sono prive di glutine.
Rane, lumache, cavallo
Oggigiorno la carne viene prodotta in vere e proprie industrie, a mero scopo di lucro, che usano le carni degli animali più semplici da allevare e più produttivi in termini di massa di muscolo. Ma non è sempre stato così.
Non è un mistero, infatti, che i nostri nonni si nutrivano di carne di rana, adesso quasi completamente scomparsa; amavano andare a far chiocciole, cosa che adesso si vede di rado, se non in qualche ristorante francese di alta classe sotto il nome di escargot; mangiavano la carne del cavallo, che ancora oggi viene consumata in sud Italia, e molta cacciagione.
Non vedrete mai questi animali in qualche pubblicità di prodotti alimentari oggigiorno. La qualità di queste carni è altissima, anche se non decantata: sono carni ricche di proteine (eccetto il cavallo che, però, è molto ricco in ferro), omega 3, potassio, vitamina A.
Cereali e legumi minori
Prima delle grandi monoculture di grano e riso, in Italia si producevano molte varietà di cereali che adesso solo pochi consumano: miglio, avena e segale, soprattutto.
Stessa cosa per i legumi: oltre al classico fagiolo, al piacevole pisello e al tipico cece, si consumavano molte piu’ lenticchie, lupini, cicerchie e fave.
La variabilità di legumi e cereali preveniva il rischio di carenze vitaminiche.
Le interiora
Non crederete mica che in passato si mangiassero solo bistecche, braciole e cosce di pollo come adesso? Le interiora degli animali erano importantissime e questa pratica di preferirle è ancora viva nelle popolazioni tribali, che consumano anzitutto gli organi delle prede, e solo dopo il muscolo.
Infatti, parti come il cuore, lo stomaco, gli intestini, li fegato (uno dei pochi ancora mangiati) e cervello, sono ricchissimi di oligoelementi quali lo zinco, rame e il selenio, vitamina B12; sono inoltre un concentrato di enzimi importantissimi per il funzionamento del metabolismo.
Revival delle erbe spontanee
Fortunatamente qualche alimento sta riaffiorando dal dimenticatoio e una specie di moda positive spinge molti appassionati a farsi una cultura sulle erbe spontaee commestibili che per un bel po’ di tempo sembravano irrimediabilmente sparite dalle tavole italiane.
Esistono libri, corsi, gite ed altre attività in questa direzione; pare proprio che pian piano ci si renda conto dell’importanza di una giusta proporzione di verdure ed erbe sulla nostra tavola.