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La salute nelle erbe selvatiche commestibili

La raccolta delle erbe spontanee commestibili è antica quanto l'umanità. Spendiamo alcune parole su questa pratica osservandola in contesti contemporanei.

La salute nelle erbe selvatiche commestibili

La relazione tra esseri umani e vegetali esiste da sempre ed è in continua evoluzione. Dall’epoca lontana in cui gli umani sulla terra si muovevano in cerca di cibo nelle vesti di cacciatori e raccoglitori, si è passati nel tempo all’allevamento degli animali e alla coltivazione dei vegetali.

Non esiste più, almeno nei paesi industrializzati, la necessità di recarsi in Natura per la sussistenza alimentare, eppure anche ai giorni nostri rimangono vive entrambe queste pratiche antiche. Cerchiamo di scoprire alcuni segreti relativi alla pratica della raccolta dei prodotti vegetali commestibili che la Natura offre spontaneamente agli esseri umani che ne riconoscono le virtù.

 

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Durante il secolo scorso, in particolar modo nel periodo seguente la seconda guerra mondiale, sia in Italia che più in generale nei paesi industrializzati sono andate perdute molte delle tradizioni che nei secoli avevano caratterizzato i popoli e le culture d’ogni dove.Tra queste, la tradizione del saper riconoscere e cucinare le erbe selvatiche commestibili. Questa pratica è andata perduta sia per l’enorme disponibilità di cibo dovuto alla meccanizzazione delle attività agricole, si per fattori culturali.

Raccogliere e cibarsi di erbe spontanee veniva considerata un’abitudine dei poveri, e in quanto tale le nuove generazioni non volevano apprendere quel genere di sapere contadino. Un tempo il contadino donava al padrone gran parte del raccolto principale, come grano, mais o quant’altro. Parte di ciò che gli rimaneva veniva venduto, per cui spesso sulle tavole dei poveri apparivano le erbe spontanee raccolte ai bordi e ai margini dei campi coltivati.

Non solo, era stato notato che in tempi di carestia l’utilizzo delle erbe selvatiche aumentava; da qui il termine “fitoalimurgia” per descrivere la pratica della raccolta delle erbe spontanee commestibili, termine composto da fito = pianta, alim = alimentazione, urgia = urgenza, a denotare come questa usanza consisteva in un’alimentazione di necessità, di urgenza appunto nei periodi di estrema miseria.

Attualmente invece stiamo assistendo a un’inversione di rotta: i cibi e le pratiche contadine sono percepite come più genuini rispetto a quelli industriali, ed ecco che tornano sui banchi di certi mercati, nei menù di ristoranti di nicchia e sulle tavole di chi pratica la raccolta diretta, vecchie erbe commestibili dai sapori innovativi e dalle benefiche proprietà per la salute.

D’altro canto, l’attuale ricerca scientifica sta confermando l’utilità delle erbe spontanee per la prevenzione di certi disturbi e il sostegno delle fisiologiche funzionalità del corpo umano. Dal mondo della scienza e dagli studi su questo tipo di risorse naturali è nato un nuovo termine tecnico che definisce “nutraceutiche” quelle sostanze che vengono assunte con l’alimentazione e che possiedono determinate proprietà biologiche utili al mantenimento dello stato di salute.

Tutto ciò rafforza e sostiene il ritorno alle erbe spontanee come un’ottima pratica per il benessere della persona. Benessere che arriva non solo dall’assunzione di determinate sostanze benefiche, ma anche, per chi può concedersi la raccolta diretta, dall’immersione nel verde.

Nel praticare la raccolta spontanea si sperimenta il contatto diretto con la Natura. Può risvegliarsi un sentimento di rispetto reverenziale per Madre Terra che dona alimento ai sui figli. Può diffondersi una cultura che, in maniera automatica, senza leggi o imposizioni, conduce alla maturità ecologica necessaria per la salvaguardia dell’ambiente. Al contempo, raccogliendo i semi di queste erbe, possiamo integrarle nei nostri orti arricchendoli di nuove e preziose possibilità alimentari.

L’elenco delle erbe spontanee commestibili in Italia, per nostra fortuna, è molto ricco e variegato. Se a queste aggiungiamo i piccoli frutti del sottobosco e i funghi, ci rendiamo conto di quanto ancora la Natura è in grado di offrire anche in piena epoca tecnologica. Ogni frutto di Madre Terra ha però la sua stagione per essere raccolto, e nel caso delle erbe alimurgiche il periodo migliore risulta tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera.

È dunque il tempo di mettersi in moto, vivere la Natura con dovuto rispetto e devozione, e andare in cerca delle tante specie commestibili tra cui Asparagi (Asparagus acutifolius), Tarassaco (Taraxacum officinale), Cicoria (Cichorium intybus), Borraggine (Borago officinalis), Ortica (Urtica dioica), Strigoli (Silene vulgaris), Piantaggine (Plantago major), Portulaca (Portulaca oleracea), Stellaria (Stellaria media) e tante altre ancora. Buon raccolto!

 

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