L'Emilia Romagna e le sue piante officinali spontanee
Le piante officinali e spontanee dell'Emilia Romagna sono molte e varie. Possono crescere selvatiche e vengono raccolte sin dai tempi antichi per i piatti di cucina contadina e per uso medicamentoso. Andiamo a conoscere alcune di queste piante
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La varietà di ambienti dell'Emilia Romagna e le particolari caratteristiche climatiche che rendono la regione una vera sorgente inesauribile di numerose erbe spontanee e piante officinali: dalle fertili pianure alle cime montane, dagli argini dei fiumi alle colline che fanno capolino nella nebbia, è un tripudio di piante commestibili.
A differenza di molte altre regioni italiane, in Emilia Romagna queste piante hanno mantenuto un ruolo importante nella cucina, tanto che alcune ricette debbono il loro nome ad una pianta spontanea: crescione, strigoli e ortica hanno un importante profilo culinario e sono onnipresenti in erbazzoni, piadine, minestre e ripieni di tortellini e ravioli.
I boschi pedemontani e montani, oltre che ad offrire un ambiente meraviglioso per le passeggiate estive, offrono anch'essi numerose piante officinali e spontanee: le radure, i pascoli e i bordi delle strade sono luoghi privilegiati per la loro raccolta.
Strigoli, crescione, rovi, fragoline, tarassaco, bardana, vitalba, menta, equiseto, tarassaco, portulaca, raperonzolo, linaria, cardo dei lanaioli, borse del pastore sono solo una piccola parte della lista di erbe spontanee di questa splendida regione.
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Una delle piante aromatiche con un legame consolidato con la cucina emiliano-romagnola è il crescione dei giardini, una brassicacea (quindi imparentata coi cavoli) che in alcuni casi viene anche coltivata: è facile anche da coltivare in balcone per averla sempre fresca a portata di mano.
Ha un sapore inconfondibilmente dolce-acido e una nota pungente, ai quali i palati dell'Emilia Romagna sono abituati.
Il nome volgare della pianta ha dato il nome anche ad un piatto tipico regionale, facile da trovare nei numerosi chioschi, il crescione o, in dialetto, crason: si tratta di una varietà di piadina farcita di erbe piuttosto aromatiche (come scalogno o aglietti), tra le quali soprattutto il crescione, erba che si reperiva facilmente nelle campagne della regione, specie lungo gli argini dei corsi d'acqua o vicino agli appezzamenti irrigati.
Utilizzare le erbe spontanee come farcitura per sformati o calzoni, magari insieme a formaggi, uova o salse è uno degli espedienti tipici della vecchia cucina popolare per rendere accattivanti gli ingredienti nutrienti: non bisogna dimenticare che il crescione è ricco di vitamine e mucillagini depurative e disintossicanti.
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Sarà molto probabile che la silene (Silene vulgaris) sia più conosciuta nelle cucine emiliane e romagnole come «strigoli» o «sciopetin».
Le verdi e tenere foglie della silene sono disponibili da primavera a inizio estate e, grazie al loro sapore dolce, sono ancora molto usate in tanti piatti come alternativa alla bietola e allo spinacio in minestroni, risotti, piadine, tagliatelle, torte salate e assieme ai legumi, coi quali si combina felicemente.
Facilmente riconoscibile per i fiori, detti «bubbolini», ha un fusto che tende a lignificare alla base, ed ama crescere nei campi incolti, lungo i cigli degli stradelli di campagna o sui declivi soleggiati.
È una specie perenne, perciò è buona norma ricordarsi la posizione delle singolo piante per poi andare a cogliere le foglioline novelle prima della fioritura.
Il nome «strigolo» è una deformazione del termine «stridolo», che deriva da «stridere», riferimento ad uno dei modi più semplici di identificare la pianta, ovvero il suono inconfondibile delle foglie strusciate tra di loro.
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La ricchezza idrologica, l'abbondante calore estivo e la quasi costante presenza di umidità nell'aria sotto forma di nebbia costituiscono degli elementi in grado di favorire la presenza di piante aromatiche e officinali che gradiscono l'ombra o il mezzo sole e un terreno piuttosto umido.
Due piante che hanno queste caratteristiche sono senz'altro la menta e l'equiseto, presenze constanti nel viaggio tra gli habitat dell'Emilia Romagna.
La menta è perfettamente a suo agio negli ambienti umidi e nei campi pieni di erbe che possono proteggerla dal sole diretto; anche la nebbia la favorisce in questo senso ed è per questo che possiamo trovare molte varietà di mente che crescono spontaneamente in Emilia Romagna.
Le mente spontanee sono decisamente rigogliose e prospere nella stagione piovosa e vicino alle sorgenti. Quasi tutte le mente sono commestibili, anche se ve ne è un tipo sconsigliato per uso alimentare, ma è rara e si trova in piene zone paludose.
La menta è utile sia in cucina che come aiuto per il benessere dell'apparato digerente e anche per l'estrazione di olio essenziale indicato persino per allontanare le formiche.
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L'equiseto è una pianta semiacquatica che ama svilupparsi lungo le rive sabbiose dei fossi, dei torrenti e dei corsi d'acqua in generale.
Chiamata popolarmente «coda di cavallo», ha numerose proprietà farmaceutiche ed è tuttora usata come febbrifugo e come rimineralizzante molto utile in caso di fratture e traumi alle ossa grazie ai numerosi minerali e all'ipriflavone.
La sua struttura botanica è molto facile da individuare per questa sua caratteristica forma a coda di cavallo.
Viene raccolta ed essiccata per essere poi assunta sotto forma di tisana preparando 250 ml di acqua bollente e lasciando in infusione per 10 minuti un cucchiaio abbondante di equiseto.
Possiamo assumere l’equiseto anche in polvere direttamente sulle pietanze o in monodosaggi come capsule e pastiglie.
Utile in caso di osteoporosi, di convalescenza e debolezza e anche per aiutare a sostenere l’apparato scheletrico e fortificare i capelli e le unghie.
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