Quanto dormire? Questione di amore per il ritmo
Dormendo ci si disintossica, ci si cura e riequilibra. La carenza come la cattiva qualità del sonno sono fattori che incidono sull'equilibrio psicofisico. Eppure è facile lasciare indietro Morfeo diventare schiavi di una presunta efficienza ed erronea concezione della produttività. Ma quanto davvero si è efficaci e lucidi se non si dorme?
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Privarsi del sonno: i rischi
Il mondo attuale è fuori, disponibile, tutto da fruire. Le luci non si spengono e i ritmi non decelerano. Se fossimo tutti contadini, però, in inverno, alle quattro del pomeriggio inizieremmo già a rivolgerci verso la notte; lasceremmo gli strumenti di lavoro per portarci verso casa e accendere un fuoco. L'esempio è estremo, ma ci serve per capire che chi lavora con la terra ne segue i ritmi. Dopo la cena c'è un libro o una conversazione, una partita a carte, qualcosa di caldo da bere e poi il cuscino.
Quanto dormire? Ma prima di tutto, perché farlo?
Privarsi del sonno significa alterare la produzione di cortisolo, specie se sussiste un accumulo di ore insonni. Quando il cortisolo va in tilt, al corpo arrivano messaggi di invecchiamento accelerato: disturbi del metabolismo, prestazioni fisiche scadenti. Non solo: se non dormiamo esponiamo il sistema immunitario a una quantità di patologie croniche alquanto serie, ci portiamo verso il consumo eccessivo di zuccheri e quindi verso forme di sovrappeso, obesità, problemi di circolazione. Per far fronte a una sonnolenza che è la normale conseguenza della carenza di sonno, poi, assumiamo stimolanti che diventano concause dell'insonnia.
Chiunque pratichi poi un allenamento costante risente immediatamente della carenza di sonno; James B. Maas, professore di psicologia all'Università di Cornell, ha dimostrato come la mancanza di sonno possa compromettere il sistema immunitario dell'atleta fino a ridurne le capacità neuro-muscolari, il che comporta svariate conseguenze, come, ad esempio, l'aumento del costo energetico del gesto atletico e l'alterazione della frequenza cardiaca di base, unite alla diminuzione della concentrazione di glicogeno nei muscoli.
Preoccupazioni, stimoli esterni, scelte casuali dovute alla carenza di contatto con se stessi sono tutti fattori che interferiscono con i ritmi del sonno. Ma il ritmo del sonno è figlio del dialogo costante tra il nostro ritmo interiore e quello che adottiamo per muoverci nel mondo.
Dormire: questione di ritmo
Ciò che è sacro non si tocca a caso, in modo sbadato e incurante. Se si fa del sonno un luogo metaforico da visitare con cura, già si varia l'approccio alla questione. Non ha senso dire che si deve dormire o darsi regole ferree per capire quanto dormire; è il corpo stesso che vuole dormire. La mitologia ci spiega che il dio custode del del sonno, conosciuto dai greci come Hypnos e dai romani come Somnus, è figlio della notte. Di notte, dunque, sarebbe bene dormire. Vero è però che alcuni soggetti hanno determinate quantità di ore di sonno che possono coincidere con il cuore della notte o meno. Ognuno di noi ha il proprio ritmo e lo si deve scoprire senza violare o forzare nulla. Questo è tanto vero quanto è altresì reale la verità per cui la quantità non assicura la qualità del sonno.
Una volta trovato il proprio ritmo, infatti, è bene trattare quelle ore di sonno come fossero preziosissime, essendolo, di fatto, davvero. Un bel libro di Wilfred R. Pigeon, "Manuale del buon sonno", ci spiega come raggiungere il riposo perfetto. Il libro si compone di due parti: nella prima si analizza il sonno in relazione alle funzionalità dell'organismo e si esplorano i disturbi legati alla carenza di sonno, mentre la seconda parte aiuta il lettore a giudicare la qualità del proprio sonno e insegna a migliorarla attraverso esercizi, rimedi naturali e interventi medici.
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