I 10 Diritti Naturali dei bambini
La chiusura delle scuole per le vacanze estive è ogni anno un dilemma per i genitori alla ricerca di soluzioni di ogni tipo per intrattenere i propri figli, tra campi estivi, attività ludiche e sportive. Per fare la giusta scelta vi proponiamo una riflessione sul benessere dei bambini che parta dalla semplicità dei diritti naturali stilati dal pedagogista Gianfranco Zavallone
L’anno scolastico è appena giunto al termine e chi ha figli in età scolare si sta già domandando che attività organizzare per conciliare le proprie attività lavorative con il lungo periodo di vacanze dei bambini.
Questo momento può essere un’importante occasione per fermarsi a riflettere sulle necessità di bambini e bambine comunemente disattese e poter così iniziare un’estate all’insegna di un sano cambio di abitudini.
Una guida ispiratrice in questo senso sono i Diritti Naturali dei bambini e delle bambine formulati da Gianfranco Zavallone, pedagogista, maestro di scuola materna, dirigente scolastico, responsabile per diversi anni dell'Ufficio Scuola del Consolato d'Italia in Brasile, educatore alla pace, ecologista, burattinaio e pittore.
La lunga esperienza di Zavallone, scomparso nel 2012, si trova concentrata nel decalogo di diritti formulati pensando, e ricordando, cosa amano i bambini.
Quali sono i diritti naturali dei bambini?
Per spiegare in cosa consistono questi diritti così semplici da essere spesso dimenticati, non c’è nulla di meglio delle parole di Zavallone, che riportiamo qui di seguito con la certezza che apporteranno nuove idee per migliorare il benessere dei vostri figli e, perché no, del bambino che potreste aver dimenticato di essere ancora. Buona lettura!
1. Il diritto all’ozio
Siamo in un momento della storia umana in cui tutto è programmato, curriculato, informatizzato. I bambini hanno praticamente la settimana programmata dalle loro famiglie o dalla scuola. Non c’è spazio per l’imprevisto. (…)
C’è bisogno di un tempo in cui i bambini siano soli, in cui imparino a “vivere il sistema delle regole”, imparando da soli a gestire i piccoli conflitti. E questo senza la presenza eccessiva degli adulti. È solo così che si diventa adulti sani.
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2. Il diritto di sporcarsi
“Non ti sporcare”, una frase tipica del genitore della società del benessere. Credo che i bimbi e le bimbe abbiano il sacrosanto diritto di giocare con i materiali naturali quali la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, i sassi, i rametti... Quanta gioia nel pastrocchiare con una pozzanghera o in un cumulo di sabbia. (…)
3. Il diritto agli odori
Oggi rischiamo di mettere tutto sotto vuoto. Abbiamo annullato le diversità di naso, o meglio le diversità olfattive, tipiche di certi luoghi. (…) Oggi una scuola, un ospedale, un supermercato o in una chiesa hanno lo stesso odore di detergente. Non ci sono più differenze.
Eppure chi di noi non ama sentire il profumo di terra dopo un acquazzone e non prova un certo senso di benessere entrando in un bosco ed annusando il tipico odore di humus misto ad erbe selvatiche? Imparare fin da piccoli il gusto degli odori, percepire i profumi offerti dalla natura, sono esperienze che ci accompagneranno lungo la nostra esistenza.
4. Il diritto al dialogo
Dobbiamo constatare sempre di più la triste realtà di un sistema di comunicazione e di informazione “unidirezionale”. Siamo spettatori passivi dei tanti mass media: soprattutto la televisione. (…) E la televisione trasmette modelli culturali, ma soprattutto plasma il consumatore passivo. Con la televisione non si prende certo la parola. Cosa diversa è il raccontare fiabe, narrare leggende, vicende e storie, fare uno spettacolo di burattini. In questi casi anche lo spettatore-ascoltatore può prendere la parola, interloquire, dialogare.
5. Il diritto all’uso delle mani
La tendenza del mercato è quella di offrire tutto preconfezionato. L’industria sforna ogni giorno miliardi di oggetti “usa e getta” che non possono essere riparati. Nel mondo infantile i giocattoli industriali sono talmente perfetti e finiti che non necessitano dell’apporto del bambino o della bambina (…).
E nel contempo mancano le occasioni per sviluppare le abilità manuali ed in particolare la manualità fine. Non è facile trovare bambini e bambine che sappiano piantare chiodi, segare, raspare, scartavetrare, incollare... anche perché è difficile incontrare adulti che vanno in ferramenta a comprare i regali ai propri figli. Quello dell’uso delle mani è uno dei diritti più disattesi nella nostra società post-industriale.
6. Il diritto ad un “buon inizio”
Mi riferisco alla problematica dell’inquinamento. L’acqua non è più pura, l’aria è intrisa di pulviscoli di ogni genere, la terra è inquinata dalla chimica di sintesi. Si dice sia il frutto non desiderato dello sviluppo e del progresso (…). Da qui l’importanza dell’attenzione a quello che fin da piccoli “si mangia”, “si beve” e “si respira”.
7. Il diritto alla strada
La strada è per eccellenza il luogo per mettere in contatto le persone, per farle incontrare. La strada e la piazza dovrebbero permettere l’incontro.
Oggi sempre più le piazze sono dei parcheggi e le strade sono invivibili per chi non ha un mezzo motorizzato. Piazze e strade sono divenute paradossalmente luoghi di allontanamento.
È praticamente impossibile vedere bambini giocare in piazza (…). Dobbiamo ribadire che, come ogni luogo della comunità, la strada e la piazza sono di tutti... così come ancora è in qualche paesino di montagna o in molte città del Sud del mondo.
8. Il diritto al selvaggio
Anche nel cosiddetto tempo libero tutto è preorganizzato. Siamo nell’epoca dei “divertimentifici” (…). Ma dov'è la possibilità di costruire un luogo di rifugio-gioco, dove sono i canneti e i boschetti in cui nascondersi, dove sono gli alberi su cui arrampicarsi?
Il mondo è fatto di luoghi modificati dall'uomo, ma è importante che questi si compenetrino con luoghi selvaggi, lasciati allo stato naturale. Anche per l'infanzia.
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9. Il diritto al silenzio
I nostri occhi possono socchiudersi e così riposare, ma l’apparato auricolare è sempre aperto. Così l’orecchio umano è sottoposto continuamente alle sollecitazioni esterne.
Mi sembra ci sia l’abitudine al rumore, alla situazione rumorosa al punto da temere il silenzio. Sempre più spesso è facile partecipare a feste di compleanno di bimbi e bimbe accompagnate da musiche assordanti. E così è anche a scuola (…).
Perdiamo occasioni uniche: il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua. Il diritto al silenzio è educazione all’ascolto silenzioso.
10. Il diritto alle sfumature
La città ci abitua alla luce, anche quando in natura luce non c’è. Nelle nostre case l’elettricità ha permesso e permette di vivere di notte come di fosse giorno. E così spesso non si percepisce il passaggio dall’una all’altra situazione.
Quel che più è grave è che poche persone, pochi bambini o bambine riescono a vedere il sorgere del sole, cioè l'aurora e l'alba oppure il crepuscolo o il tramonto. Non si percepiscono più le sfumature.
Il pericolo che qualcuno paventa è che vedendo solo nero o bianco si rischi davvero l'integralismo. In una società in cui le diversità aumentano anziché diminuire, quest'atteggiamento può risultare realmente pericoloso.
La salute dei bambini, dalla tavola al tempo libero
Per approfondire:
> Leggi il manifesto intero dei Diritti Naturali di bimbi e bimbe