L'utilizzo del vischio nella medicina antroposofica
Il Vischio secondo la medicina antroposofica è un rimedio che supporta le terapie farmacologiche in campo oncologico, con risultati che portano al miglioramento della qualità di vita del paziente.
Se parliamo di medicina antroposofica parliamo di Rudolf Steiner e se menzioniamo il vischio nella cultura steineriana facciamo riferimento al Viscum album.
Niente di nuovo perché la scoperta delle proprietà del vischio in questa chiave risale agli anni 1920/1924.
Rudolf Steiner aveva osservato come il vischio crescesse lontano dalla terra, in costante contatto con aria, luce, sole e non soggetto alle forze della terra, dell’humus, del buio e del freddo, della radicalizzazione e dell’indurimento.
E’ un emiparassita perché per crescere necessita di essere ospitato su un albero da cui attinge linfa senza nuocere alla pianta ospitante! Inoltre cresce perpendicolarmente al ramo su cui si adagia, senza seguire le forme della pianta o rispondere alle forze gravitazionali.
Mantiene invece una forma sferica, bilanciata e non assorbe l’acqua che riceve, se non in quote ridottissime. Queste caratteristiche aprirono a Steiner un mondo sul suo utilizzo per contrastare invece queste energie che analogicamente governano le malattie degenerative.
Attualmente il vischio è utilizzato sia in Germania sia in Svizzera per la terapia complementare oncologica ed è addirittura a carico del servizio sanitario nazionale. Vediamo quali caratteristiche possiede il vischio e come si presenta il preparato in chiave antroposofica.
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Le proprietà del Vischio
Attraverso studi di farmacologia molecolare si sono scoperte alcune proteine e lecitine citotossiche che da un lato provocano un processo di necrosi delle cellule tumorali, inducono l’apoptosi, una morte cellulare programmata, e dall’altro svolgono un’azione immunostimolante, sviluppando l’attività delle cellule Natural killer, la produzione di Interleuchina I e 6 pro-infiammatorie.
Pare che l’assunzione di Vischio migliori anche le condizioni conseguenti l’effetto chemioterapico, con diminuzione del dolore, della spossatezza, incremento dell’appetito e miglioramento della qualità del sonno,
Esistono trials che testimoniano risultati interessanti nel trattamento col vischio di tumori dell’ovaio, della mammella, del fegato, del cervello, in cui è migliorata la tollerabilità della chemioterapia e dei tempi di terapia.
Il Vischio Antroposofico
Nella medicina antroposofica il vischio utilizzato è quello di quercia, melo e pino. Viene fatto fermentare con lactobacillus plantarum e quello raccolto nella stagione estiva viene miscelato con quello raccolta nella stagione invernale. Il preparato così ottenuto viene utilizzato a supporto delle terapie oncologiche.
Viene assunto con varie modalità in base alla malattia ed all’approccio del medico: per via orale, topico, sottocutaneo, endovenoso, intralesionale, intracavitario.
La Medicina Antroposofica
Cosa si intende con medicina antroposofica? Innanzitutto si deve a Rudolf Steiner la fondazione di questo approccio medico al malato ed alla malattia, a partire dagli anni 20. Il pensiero epistemologico che sottende la medicina antroposofica integra l’uomo, la natura, lo spirito, l’anima, la visione materiale ed eterica; in questa ottica la malattia non è da ascrivere ad una sola cellula ma a tutto l’organismo.
Di conseguenza l’approccio terapeutico parte dalle tecniche convenzionali per ampliarsi ad ambiti vitali che riguardano l’individuo, quali il suo ambiente, il suo pensiero, i suoi sentimenti.
La medicina antroposofica ritiene che la realtà dell’uomo sia quadripartita in corpo fisico in linea con il regno minerale, corpo eterico in linea con il regno vegetale, corpo astrale in linea con il mondo animale, e lo spirito che riguarda l’organizzazione dell’io dell’essere umano.
Questi regni si compenetrano e si influenzano dando vita a continue trasformazioni nel trascorrere della vita, soggetta a forze costruttive e distruttive, in una continua rigenerazione. La salute si inserisce in questo ciclo di trasformazione e deve quindi essere trattata nel momento in cui si trasforma in malattia con un approccio che accolga e integri tutti gli aspetti che riguardano l’essere umano.
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