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Le arti marziali africane

Sono in pochi a sapere quali sono le arti marziali africane, spesso sconosciute più che sottovalutate. Ci limitiamo ad apprezzare i campioni nordafricani di kickboxing e taekwondo e alcuni astri nascenti di MMA, e a ricordare le origini africane della capoeira; tuttavia è bene sapere che le radici della lotta sono qui, nel continente nero

Le arti marziali africane

L'Africa è più che un continente, inteso come un ammasso di terra: l'Africa è una delle madri dell'umanità, laboratorio del processo evolutivo denominato "ominazione" e culla delle prime culture umane.

Questi processi evolutivi e culturali hanno da sempre previsto l'uso della forza, l'emergere di un maschio alfa e, anche quando immensi e importanti imperi hanno preso forma, come i regni egizi, l'impero maliano, Cartagine e il regno di Axum, si è sempre passati per le maniere forti e la battaglia.

Il processo di ominazione avvenuto in Africa al quale prima accennavamo ha trasformato nei secoli gli scontri dei primati in lotte rituali, tramite le quali i maschi potevano scaricare le loro energie in eccesso in maniera relativamente sicura e rispettosa, ovvero in combattimenti codificati, antesignani delle arti marziali.

Nel tempo questi combattimenti si sono divisi in tre rami: la lotta, i combattimenti armati, i combattimenti sciamanici.

 

La lotta nelle arti marziali africane

Il primo ramo, quello della lotta, si è particolarmente sviluppato in Africa e possiamo trovarne delle sue forme pressoché ovunque.

La lotta è una forma piuttosto evoluta di combattimento, perché dà la possibilità di misurare la propria forza senza ricorrere a percussioni di pugno, calci, ginocchiate, gomitate e altri colpi in grado di recare ferite e traumi di rilievo.

Si tratta di spingere, tirare, proiettare l'avversario a terra e dimostrare quindi di meritare la vittoria. Questo passo dal combattimento feroce alla lotta codificata è stato talmente fondamentale che questi generi di lotta sono rinvenibili in tutte le culture del mondo.

Qui in Africa, il più importante e famoso è il Laamb, o lotta senegalese, scopo della quale è scagliare a terra l'avversario, con alcuni colpi di mano permessi. In Togo esiste una lotta corrispondete, chiamata Evala, che corrisponde ad un'iniziazione verso l'età adulta.

 

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Le lotte col bastone nelle arti marziali africane

Il ramo marziale che si è sviluppato nell'uso delle armi in Africa finì col ritualizzarsi scegliendo l'arma meno pericolosa di tutte: il bastone, cosicché possiamo ancora trovare numerose forme di lotta col bastone in giro per tutta l'Africa.

In Sudafrica abbiamo lo Nguni: si pratica maneggiando due bastoni, uno per difendersi e l'altro per attaccare e, benché oggigiorno sia più che altro un elemento culturale folkloristico, i praticanti di Nguni posseggono una tecnica affinata e potenzialmente pericolosa.

La lotta Nuba, tipica del Sudan, potrebbe essere definita come il primo antenato del judo, ma ha anch'essa una versione rituale coi bastoni, atta più che altro a simulare vere e proprie armi letali come lance e machete.

La lotta Surma, in Etiopia, è tutt'altro che rituale e prevede tecniche assai efficaci, alcune delle quali vietate per il potenziale letale, come tutti i colpi di punta allo sterno e alla bocca dello stomaco.

Chi è andato in vacanza in Egitto avrà senz'altro assitito al Tathib, sorta di combattimento danzante coi bastoni il cui scopo è colpire il costato dell'avversario

 

Altri stili delle arti marziali africane

Esistono anche altri tipi di arti marziali in Africa, antesignani della boxe e degli stili che prevedono calci.

In Nigeria, Niger e altri paesi dell'Africa occidentale è ancora presente il Dambe, arte lottatoria piuttosto intensa nella quale sono permessi i pugni e calci, con lo scopo di far cadere l'avversario.

Nelle versioni più feroci e ufficialmente messe al bando, una delle due mani è bendata, imbevuta di resina e ricoperta di pezzi di vetro, mentre una delle due gambe è circondata da una catena. Studi etnografici e archeologici dimostrano che questa lotta è all'origine della boxe greca e quindi di quella moderna.

Una lotta simile, ma a mani nude è il Musangwe dello Zimbabwe, mentre, attorno al 1600, in Madagascar, si sviluppò un'arte marziale tutt'oggi in voga, il moraingy, sorta di rudimentale ma efficace kickboxing.

 

Le arti marziali africane oggi

Come accennato all'inizio, attualmente i migliori artisti marziali africani competono in sport come la kickboxing, il taekwondo e le MMA.

Va detto d'altronde che i campioni delle arti marziali tradizionali africane sono idoli per le masse al pari dei grandi calciatori e spesso vi sono in palio grandi cifre. Questo accade specialmente per il laamb senegalese, dove interi stadi si riempiono e capita di veder partecipare alcuni lottatori europei attratti dalle ingenti somme per il vincitore.

Il laamb, appunto, è forse l'arte africana più praticata al di fuori del continente nero, visto che molti atleti cominciarono ad andarsi ad allenare in Europa, finendo col contagiare gli interessati e ad aprire scuole dall'altra sponda del Mediterraneo, specie in Spagna, Italia e Francia.

 

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Immagine | Pierre-Yves Beaudouin