Arti marziali e vegetarianesimo, un connubio vincente
Quando cerchiamo grandi nomi dello sport che hanno fatto scelte alimentari orientate verso il vegetarianesimo o alla dieta vegan, andiamo sempre a finire in articoli che parlano di campioni che vivono dall'altra parte del mondo ignorando che alcuni di loro sono qui a portata di mano.
Uno di questi lo troviamo a Livorno: ecco l'intervista a Massimo Rizzoli
Conosciamo Massimo Rizzoli, campione internazionale di arti marziali, maestro presso il Rendoki Dojo, rispettato anche da chi non riesce a condividere i suoi punti di vista mai banali e attenti alle convenzioni.
Ma la sua personalità non rimane chiusa all'interno dei ring e delle palestre: come durante i combattimenti, Massimo è una persona verace, tosta, diretta, uno che sa bene che solo l'impegno e la pratica ripagano e permettono di avere soddisfazione nella vita, anche nelle piccole scelte etiche quotidiane di tutti i giorni come quella che riguarda cosa mettere sulla tavola.
Ecco la sua esperienza.
Cominciamo dalle arti marziali Massimo. Vuoi dirci come e quando è cominciata questa passione?
Avevo nove anni e abitavo in un quartiere “difficile”. Mi chiesero in prestito la bici usata che avevo ricevuto in regalo da alcuni cugini ed io la prestai. Non mi fu restituita. Quando la chiesi indietro fui pestato e mandato a casa.
Andai a riprendermi la bici e iniziò una guerra tra branchi che è durata fino ai sedici/diciassette anni. Poi trovammo un accordo e decidemmo per la non belligeranza ed una onesta spartizione dei territori. Loro erano più forti, ma noi più intelligenti e la spuntammo.
Dopo il fatto della bici, a dieci anni, mi feci fare un solo regalo per Natale e compleanno (sono nato il 22 Dicembre ed era usanza dire “te ne facciamo uno più grosso che così è meglio…) che conisté in un judogi usato e i primi due mensili di palestra. Iniziai il Ju Jitsu. Da lì in poi è storia.
Quali arti marziali hai praticato e quali continui a praticare? Ti va di dirci qualcosa dei tuoi successi? Cosa insegni attualmente?
Ho iniziato col Ju Jitsu, poi sentivo la necessità di gareggiare in competizioni di scontro e non solo di esibizione. Quindi Kick Jitsu anche in versione totale (l’attuale MMA), semi contact, full contact, Kick Boxing, Muay Thai, K1, Brazilian Jiu Jitsu, MMA/Valetudo, Shoot Boxe, Grappling, Boxe. Queste come agonista ed insegnante (nel BJJ da poco, perché la cintura viola l’ho conseguita da pochi mesi).
Invece come praticante curioso: Judo, Karate, Aikido; mi alleno ancora nel BJJ, nel Grappling, in Kick e K-1, e nelle MMA, tutte specialità che insegno anche.
I risultati più importanti sono quelli a livello mondiale. La medaglia d’oro nei dilettanti, uno dei traguardi più belli della mia vita, poi da professionista nel full contact, nella Kick boxing in tre categorie di peso, nell’allora thai-kick (l’odierno K-1), nella shoot boxe. Tutti titoli mondiali.
E i match disputati negli ultimi due anni in gabbia (MMA). Però il mio percorso è stato molto vario e tutto molto gratificante.
Ho partecipato ai campionati del mondo di Muay Thai, ho gareggiato in eventi importanti di Grappling, ho vinto due volte la Golden Dragon cup, torneo interdisciplinare molto bello e remunerante.
Quali sono stati a tuo giudizio i benefici più importanti che hai ottenuto dalla pratica delle arti marziali?
Sintetizzo dicendoti che la vita è una composizione. Mille aspetti, punti di vista, mille emozioni, mille sensazioni: ho capito che sono tutti importanti e da valutare da tutti i punti di vista. Ho imparato a valutare, apprezzare, combattere e affiancare tutto ciò che si ripropone nella vita.
L’esistenza è un grande match, e come tale ho imparato a viverlo. Gioia, dolore, durata… tutti aspetti più o meno facili da accettare e di cui godere.
Lo sport di combattimento e le arti marziali mi hanno dato una grande capacità, quella di vivere. Lo spirito è apprezzare il percorso prima di tutto, la meta solo al momento dell’arrivo.
Come è cominciato il tuo interesse per il vegetarianesimo?
“Curiosità” è stata la parola d’ordine che mi ha accompagnato nella vita e mi accompagna ancora oggi. Se sono saltato con un elastico da 140 metri o da un aereo a 4200 metri, o arrampicato su pareti di roccia e sceso in gommone su un fiume, o immerso con gli squali a 74 metri e tanto altro non è stato per vanagloria, ma per curiosità.
Dirai “che c’entra?” Aspetta: dal momento che amo gli animali e ritengo siano una fonte di apprendimento fondamentale per noi miseri esseri umani, ho deciso di indagare e informarmi. Da lì il passo è stato breve. Scoprii come li allevano, nutrono, macellano, la quantità di farmaci che gli rifilano per gonfiarli come canotti. Scoprii come li trattano. Scelta etica e salutista obbligatoria, almeno per me.
Se ho il coraggio e la curiosità di esplorare limiti che ritenevo per pochi e lo faccio conquistando un pezzetto in più di forza, sicurezza e autostima attraverso giochi pericolosi come quelli che ho praticato nella vita, come posso non provare ad essere un “animale” intelligente che rinuncia a mangiare cadaveri? Sono partito sei anni fa, e oggi sono molto contento della mia scelta.
Pensi che sia possibile conciliare la vita di artista marziale professionista con la dieta vegetariana o quella vegan?
Io l’ho fatto, quindi possono farlo tutti. Credo sia prevalentemente una scelta mentale, con tutti i sacrifici mentali che ne derivano. Io ero un gran mangiatore di cadaveri, terrestri e marini. Inizialmente ho sofferto, perfino sentire l’odore della brace (abito in campagna) dei vicini mi metteva alla prova, ma oggi l’odore della carne sulla griglia mi dà più fastidio che altro.
È indubbio che bisogna stare attenti a mangiare comunque “bene” immettendo nell’organismo tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno, in particolare atleti pro e non pro. Ma basta usare questo innovativo mezzo che si chiama internet (per una volta in modo utile) facendo più ricerche e poi impiegare un po' di tempo nel fare la spesa e nel prepararsi la pappa.
Usare anche degli integratori come le proteine vegan e associare bene alimentazione e allenamento. Mi auguro che un atleta serio sia già in possesso di tali mezzi.
L'alimentazione corretta per chi pratica arti marziali
Conosci altri atleti che hanno abbracciato la tua stessa «filosofia»?
Personalmente pochi. Ma a livello internazionale, facendo un giro in rete, se ne scoprono molti. Mi vengono a mente i fratelli Diaz che credo siano vegani, ma ce ne sono molti, credimi.
Qual è l'ostacolo più grande che hai incontrato in questo percorso?
Forse, come ho detto prima, la fase iniziale. La testa era legata ancora ai vecchi usi e allontanarmene ha richiesto energie, molte. Forse un pochino anche sopportare il "machismo" di certi divoratori di carne che tendono a far sembrare i vegetariani poco "uomini".
Ma vivo da sempre osservando che molti per consolidare il proprio sistema di vita tutti devono screditare quello degli altri e me ne sono sempre allontanato, figurati se non l’avrei fatto per difendere la causa animale.
Un altro ostacolo grande è viaggiare: purtroppo quando sono in giro per l'Italia e per il mondo e chiedo di mangiare vegetariano assisto in sequenza a: sguardo di compassione, sospiro di rassegnazione, elenco di alimenti che sembrano tenuti in soffitta come le palle dell’albero di Natale.
C'è un qualche particolare progresso o una particolare soddisfazione che hai ottenuto cambiando dieta?
Fisicamente ho fatto un salto di qualità. Al di là dei traumi che costantemente mi procuro lottando e facendo sparring, ho migliorato tutte le qualità di forza. Persino la velocità che è molto difficile da sviluppare, figurati adesso. No, direi che ho fatto solo miglioramenti a livello generale.
In quanto a soddisfazione, direi quella personale di non contribuire più all’indifferenza.
Consiglieresti questa dieta ai tuoi allievi?
“Consigliare” è una parola strana, diciamo che se facessero questa scelta (come in diversi hanno già fatto) li appoggerei 100%. Nella vita ognuno segue il suo percorso e ascolta dove l’orecchio si posa.
Stressare la gente non mi va e lo ritengo anche poco utile. Gli altri devono avere stima vera di te, quella che si riserva alle persone di fiducia, e poi ti chiederanno e solo allora ti ascolteranno. Lo stress diventa come un rumore fastidioso.
Però è necessario tenere alta la linea di informazione. Come il tuo lavoro. Questo si che si rende utile. L’intervista sarà letta almeno da quelli del mondo degli sport di combattimento, sia da quelli che mi apprezzano che da quelli che mi odiano. Chissà.
Che messaggio ti piacerebbe dare ad un artista marziale interessato a seguire il tuo esempio e ad abbracciare una dieta vegetariana o vegana?
Un combattente segue e rispetta diverse regole. Una, per me la più importante, è quella di non nascondersi mai dietro un dito, di non fare finta di nulla. Ai miei allievi ripeto spesso quello che ripetevo a me stesso: non aver paura di avere paura, atrimenti l’apprendimento ha già una data di scadenza. Quindi informatevi, siate curiosi, nello sport e nella vita. Non restate servi di modi di essere o di pensare.
Se conoscere qualcosa vi dà una spinta a cambiare, fatelo. Il resto è merce da supermarket. Noi siamo i guerrieri. Il guerriero ha una luce diversa, importante. Il guerriero è puro perché a lui spetta il compito più difficile, quello di combattere e ridere in faccia a quello che può succedergli combattendo.
Siate guerrieri e ridete in faccia a chi tortura gli animali per diventare ricco col nostro consenso. Sono loro gli animali da combattere, gli altri, quelli che fanno una vita ignobile per nutrire gli uomini, sono gli ultimi esseri davvero puri. Se davvero li amiamo, dobbiamo esserne i difensori e i paladini, perché noi siamo la loro ultima speranza. Buona fortuna a tutti, indistintamente.
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