Arti marziali: il kalaripayattu
Viene considerata la prima arte marziale del genere umano, include elementi di ayurveda e di yoga. Ha un’origine bellica ma contempla la pratica di meditazione, massaggio, respirazione, danza, studio dei canali energetici. Scopriamo più da vicino il kalaripayattu.
Storia
E’ proprio il capitolo riguardante la storia, del kalaripayattu in specifico ma anche delle arti marziali tout court, a rendere questa arte marziale estremamente interessante, e il perchè è presto detto.
Infatti il kalaripayattu, che tradotto in italiano significa “pratica delle arti da campo di battaglia”, risulterebbe essere la più antica forma di arte marziale conosciuta, e diretta genitrice dei kung fu cinese da un lato quanto delle temibili arti belliche indocinesi come muay thai, lethwei, muay boran e silat.
Le prime testimonianze scritte di questa arte sono datate 3 secoli prima di Cristo ma sembrerebbe che i singoli elementi che la compongono (posture, tecniche, utilizzo delle armi) siano molto più antiche.
E’ originaria dell’estremo sud dell’India, tra il Kerala e il Tamil Nadu, terra dravidica che è sede anche di antiche scuole di ayurveda.
Infatti molte teorie e pratiche yogiche e ayurvediche sono incorporate nella pratica del kalaripayattu: respirazioni pranayama, sviluppo delle energie interiori legate al prana (che poi nei kung fu sono state tradotte nella gestione del qi dai monaci shaolin), uso dei punti di pressione.
Oggi il kalaripayattu sta vivendo una seconda giovinezza e viene esportato in molti paesi come pratica salutare e arte tradizionale legata a muscia e rituali, un po’ come la capoeira.
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Catatteristiche
Il kalaripayattu è nato in un’epoca di grandi battaglie, guerre ricolme di carri, lance, spade, mazze e frecce. L’uso delle armi, che vanno dal semplice bastone passando per i complessi katar (una sorta di daga con impugnatura a H e lama orizzontale) fino ad arrivare ai chakram, dischi da lancio legati alla divinità della preservazione, Vishnu, hauna grande influenza sullo stile marziale.
Quando è previsto l’impiego di armi, lo studio delle distanze e della postura è molto diverso da quello delle comuni arti marziali: infatti nel kalaripayattu, la postura è estremamente bassa, raccolta, i muscoli sempre piegati e tesi, pronti ad esplodere in lunghi salti spettacolari che coprano la distanza di sicurezza di una lancia.
Proprio l’esplosività, assieme alla flessibilità data dallo yoga, è la caratteristica principale che si sviluppa con la pratica del kalaripayattu. Lo studio dei passi e delle posture è fondamentale in questa arte, difatti ogni vigoroso salto non è che un passaggio da una postura ad un’altra.
Pratiche
Esistono vari livelli di pratica nel kalaripayattu. La pratica puramente fisica è rigorosa e richiede molto stretching, potenziamento muscolare, controllo del respiro e della mente. Solo dopo questi allenamenti si studiano, passi, posture, tecniche e combinazioni coreografiche.
Quando si sono apprese le coreografie rituali, ci si produce in combattimenti a coppie o in gruppo, molto artistci e solo simulati, benché l’energia espressa sia indubbiamente assai intenta.
Oltre all’uso delle armi si studia il corpo a corpo in ogni sua sfaccettatura: colpi di mano, di gomito, di calcio, di ginocchio, atterramenti, strangolamenti, lotta, leve articolari. Un ultimo livello riguarda lo studio dei punti marma nel corpo, ovvero dove le energie di concentrano.
Alcuni benefici del kalarippayattu
> Il rispetto per il maestro (guru), l’ambiente di allenamento (ashram) e per la disciplina sono elemento indispensabile e nel kalaripayattu si sviluppano a livello molto alto;
> grazie all’inclusione di pratiche yoga e di studi ayurvedici (massaggi compresi) il kalarpayattu dona benessere, equilibrio, grande esplosività muscolare, flessibilità. In particolare si sviluppano fortemente i muscoli attorno alla colonna vertebrale e quelli delle gambe.
> nella lunga lista di aspetti positivi coltivati da tutte le arti marziali, il kalaripayattu è ideale per coltivare: concentrazione, controllo di sè, pazienza, dinamismo, gestione dello stress fisico.
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