Le arti marziali indiane
Capita fin troppo spesso di collegare l’India all’idea di non violenza, ignorando che le origini della cultura indiana, ed alcuni suoi testi sacri si basano su importanti battaglie, riconquiste di regni e di mogli rapite, conflitti tra uomini, dei e demoni. Per secoli gli indiani hanno sviluppato arti marziali tutt’ora praticate. Scopriamole.
Cominciamo arrendendoci: datare le profondità delle antichità indiane è impossibile, basti pensare che le datazioni di molti reperti oscillano tra i 3500 e gli 11000 anni fa.
Ci limiteramo ad apprezzare alcuni testi antichi in cui il guerriero viene esaltato ed esortato a non lasciare il campo di battaglia seguendo la debolezza dei sensi e delle emozioni e le giustificazioni della mente, ma di andare fino in fondo e fare il proprio dovere.
Gli stessi avatar, incarnazioni del Divino nei momenti di crisi dell’umanità, sono stati soventemente dei guerrieri o hanno partecipato a guerre.
L’India è stata un coacervo di regni spesso in guerra, ed ha sperimentato la pressione degli invasori più di una volta: i mongoli, gli islamici, gli inglesi.
Saper difendere se stessi, la propria famiglia, il proprio clan e la propria nazione era un dovere per gli uomini (viravidya “scienza dell’essere uomini” – “vir”, come il nostro “virile”), e per questo negli ashram si allenavano nelle arti marziali indiane, che sono andate a influenzare e dare origine anche a quelle cinesi e thailandesi.
Il Kalaripayuttu nelle arti marziali indiane
Il concetto di non violenza ha un’origine spirituale, legata allo yoga di Patanjali, alla compassione lodata dal Buddah e da Mahavira, ma nella realtà pratica la violenza è inevitabile e, all’attuale stato dell’evoluzione, indispensabile affinché il ciclo di creazione, preservazione e distruzione sia intatto: senza distruggere il vecchio, il nuovo non può avere nascita
In India sono quindi nate differenti scuole di arti marziali: alcune forme di autodifesa basate sui colpi, molti tipi di lotta rituale, tiro con l’arco e uso di innumerevoli armi esotiche.
L’arte più conosciuta è il Kalaripayuttu del Kerala: questa arte prevede un notevole lavoro sul corpo, da rendere potente, esploviso, ma anche estremamente flessibile con l’hatha yoga e le respirazioni; si basa su movimenti scattanti, salti a lunga gittata, che esprimono una forza generata da tutti i muscoli del corpo.
Per via dell’elasticità, può produrre temibili calci alti anche da breve distanza. Oggigiorno molte scuole di Kalaripayuttu stanno aprendo in tutto il mondo, anche in Italia, ripercorrendo un po’ le orme della Capoeira.
Le arti marziali indiane meno praticate
Esistono moltissime arti regionali in India, specie basate sull’uso di armi, anche se oggigiorno vengono praticate più come una forma di danza rituale. Le armi di cui si può diventare esperti sono infinite: accanto alle spade ad una o a due mani e alla grande mazza sferica (guda), abbiamo varie lame (katar), lance, arco e frecce, scudi, falcioni, tridenti, corna e bastoni vari.
Le antiche forme di boxe indiana sono assai crude: eseguite a mani nude, spesso richiedono un rafforzamento di mani e polsi che farebbe impallidire anche i monaci shaolin: difatti i praticanti usano tirare pugni direttamente sulle rocce. Anche i calci e gli atterramenti sono previsti nella boxe e, rarissimamente, morsi e testate, mentre è considerato quasi sacrilego sputare all’avversario.
Arti marziali dell'Est e dell'Ovest dell'India
Mentre nel nord si ama il wrestilng e nel sud si praticano ancora gli esercizi con le armi, nell’est si amano forme di combattimento più complete e complesse, che prevedono un serio studio dei calci anche durante un duello armato.
È dalla regione del Nagaland, infatti, che provenivano i guerrieri che hanno dato origine alle arti adesso conosciute come Muay Thai o Muay Boran. Si dice che il progenitore di queste arti sia il dio-scimmia Hanuman, che insegnò ai guerrieri come essere efficaci anche senza armi, sviluppando le parti del corpo in maniera tale da poter rompere le ossa degli avversari con colpi molto violenti.
Sull’altro lato dell’India, i sikh hanno sviluppato una cultura guerriera formidabile, per via della vicinaza con molti popoli ostili. Il loro culto dei santi guerrieri e l’ideale dell’armata immortale li spingeva ad allenarsi costantemente (cosa che avviene tutt’ora) in molte arti marziali provenienti dal mondo islamico, dal sud, e dalla Cina... non per niente troviamo qui gli stili del leopardo, della scimmia, e di altri animali in molte forme.
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