L’arte marziale, la forza delle donne e della risata
Intervista a uno dei maestri più giovani e promettenti delle arti marziali interne, Damo Mitchell. La sua scuola si chiama Lotus Nei Gong. Abbiamo parlato di come è nata, mi ha confessato quanto sia felice che la metà delle allieve siano donne e di quanto sia importante ridere nelle arti marziali e nella vita in generale
Sono le otto del mattino, fuori c’è la nebbia, mentre nella piccola palestrina di Long Ashton - distretto di Bristol in Inghilterra - si sta bene e tutto lascia intendere che a breve il qi scorrerà fluido. Siamo qui a praticare il Zhan Zhuang, il cosiddetto “palo eretto”.
Di che si tratta? A entrare in un a palestra di gente che si allena su questo esercizio spirituale i praticanti possono apparire come strani manichini, pali immobili con le braccia aperte ai lati del corpo e la postura in tensione efficace tra cielo e terra. Gli addetti ai lavori riconoscono subito uno dei fondamentali delle arti interne (neija). Le articolazioni delle anche rilassate, le spalle morbide, la connessione col terreno, il centro addominale rilasciato e potente.
Il maestro è Damo Mitchell e la sua scuola si chiama Lotus Nei Gong. I suoi allievi sono sparsi per la sala, sorridenti, si salutano come parenti in un’occasione speciale, ma potrebbero essere anche pirati che si sono ritrovati in alto mare o artisti che si preparano a uno spettacolino di strada. Non ci sono tante facce da “io faccio arti marziali e voi non siete nessuno”.
Alla fine dei due giorni di pratica ci mettiamo a dialogare e tutto d’un tratto mi ricordo di quanto piacevole sia parlare con maestri che ci mettono tutta la semplicità e l’entusiasmo.
Mi chiede se sta parlando troppo veloce, trova in due secondi un registratorino fantastico (sì, continuo a girare per il mondo sempre solo con carta e penna) e iniziamo subito a gambe incrociate e voglia di dirsi e dire. Le sue lezioni - provate sulla pelle e sul dantien - sanno di esperienza, passione e ricerche in cantiere.
Se uno studente viene da te e ti chiede: "voglio iniziare a studiare con te, ma dove mi porterà questo processo?" cosa rispondi?
Beh, i livelli sono diversi, il primo ha a che fare con la salute, a livello fisico ed emozionale, piani ovviamente connessi. Molte persone vengono da me con questo preciso scopo, ovvero quello di ottenere mobilità articolare, elasticità e tonicità muscolare.
La gestione delle emozioni nel tai chi
Altri vengono per approfondire il versante più alchemico?
Sì, onestamente posso dire che c’è stata un’inversione di tendenza rispetto a quando ho iniziato a insegnare. Pochissimi venivano per un tentativo di espansione della coscienza, mentre ora direi che c’è una generalizzata voglia di esplorare a livelli più profondi.
Tornando alla tua domanda iniziale, per quanto riguarda il fine ultimo, la parte ultima del processo di apprendimento che potrei comunicare allo studente che viene da me…be', non lo so, non ci sono arrivato nemmeno io… (Ridiamo).
C’è nelle metafore e negli scritti dei testi classici taoisti l’idea del corpo del bambino, del corpo puro che può essere più o meno pronto a flettersi e mutare in modi diversi, assumere varie forme. Tornare a vivere il corpo come microcosmo della natura potrebbe essere un fine?
Penso che molte persone quando si approcciano al taoismo non si rendano conto da subito di quanto sia importante il lavoro sul corpo in generale, lo realizzano dopo.
La metafora del neonato ha a che vedere con la morbidezza dei tessuti, dei tendini, l’intenzione ferma di mantenere il corpo in uno stato di bilanciamento energetico buono, perché di fatto quando pratichiamo stiamo agendo sul piano del sistema energetico che ha ovviamente ripercussioni sul fisiologico, sui vari apparati.
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Nelle tue lezioni crei molti collegamenti con l’approccio fasciale e hai grande cura di spiegare l’anatomia sia sul versante occidentale che orientale. Mi chiedevo se hai approfondito il sistema di educazione messo a punto da Thomas Myers e la grande rilevanza da lui data al tessuto connettivale.
Sì, conosco anatomy trains e i meridiani miofasciali e credo sia un sistema teorico e pratico molto valido, assai utile per coloro che insegnano qualsiasi disciplina abbia a che fare con lavori sul corpo.
Se c’è un punto su cui posso trovarmi meno d’accordo, per quanto la mia conoscenza non sia paragonabile alla sua, è sulle linee che Myers prende come riferimento, sono molto chiare, definite. In questo l’esperienza mi insegna che ci possono essere margini di variazione.
Ad esempio, chi pratica Bagua Zhang può avere linee posteriori che percorrono il corpo in modo diverso da quello teorizzato da Myers. Terrei lo schema delle linee più fluido, ecco, perché la pratica cambia il corpo.
Credi che gli stili si incontrino a un certo punto?
Quale che sia lo stile, di fatto fare tai chi è fare tai chi Quando si impara uno stile conviene comunque andare a cercare i principi, oltre le forme, anche quando ci si specializza molto.
Se prendiamo lo Yang, ad esempio, è uno stile in cui si enfatizza tanto i movimenti orizzontali usando il Kua; lo stile Wu prende come riferimento l’assorbimento e lo sviluppo di forze verticali; lo stile Chen si concentra molto sul Chan si gong (silk reeling).
Ecco, il taiji contiene comunque tutti e tre questi aspetti, anche se so che molti non sarebbero d’accordo, ci sono maestri che tendono a sperare molto. (Ridiamo).
Molti giovani si innamorano delle arti marziali e a un certo punto alcuni di loro pensano di insegnare, ma coniugare la passione e i modi in cui ci si può procurare denaro per vivere diventa a volte complesso. Cosa consigli a giovani in questa posizione?
Molte persone in questa stanza si trovano in questa posizione, a me non è capitato perché sono nato in una famiglia dove l’arte marziale era pane quotidiano. So che molti incontrano questo genere di difficoltà. Riconosco la passione negli allievi e cerco di organizzare ritiri di studio e occasioni di approfondimento che non abbiano costi inaccessibili.
È sempre uno sforzo e un sacrificio. Penso che l’errore stia nel fatto che una volta che si inizia a insegnare un’arte marziale, e da questo si prova a trarre il proprio profitto, è facile che si possa entrare in una sorta di ansia per il numero dei partecipanti e per la quantità di denaro che si può mettere da parte.
Si dovrebbe trarre un profitto, perché i soldi servono per vivere. Allo stesso tempo è importante individuare quali sono i veri bisogni, quanto ti serve per vivere. Ecco questo direi a un praticante che è anche un aspirante insegnante: capisci quanto e cosa ti serve per vivere.
Accade che nelle giovani menti - ma anche in quelle degli adulti - si verifichi una fascinazione che di tanto in tanto può sfiorare l’eccesso circa le discipline orientali di vario tipo. Entro nello yoga e mangio solo secondo i principi della cucina ayurvedica, mi fiondo nel taiji e sposo la macrobiotica o cerco di diventare il migliore sacerdote laico del mio millennio con improbabili possibilità di riuscita e potenziali frustrazioni ulteriori. Come ti comporti con chi sviluppa queste tendenze fondamentaliste, hai strategie o simili?
Allora, io stesso devo ammettere che tendo a essere un polo magnetico per coloro che sviluppano facilmente varie forme di ossessione. (Ridiamo).
Io stesso sono talmente appassionato circa quello che faccio, quindi, quello che mi sento sempre di ricordare è mantenere senso dell’humour.
L’humour scioglie, la risata allenta, ammorbidisce, apre prospettive inaspettate. In diversi momenti della pratica vale la pena ricordarsi che si sta solo facendo taiji o qi gong. Non si può essere arroganti. Ad essere onesti coloro che non sono vicini a questa tendenza ironica si allontanano e vanno a cercare altro.
Quando nasce Lotus Nei Gong?
Nel 2004. Troppo presto, ero troppo giovane, ma così è andata. Insegnavo ai miei amici che mi chiedevano di mostrar loro movimenti e tecniche. Ho iniziato a Cardiff.
Ci sono persone che sono naturali nel vedere e percepire il proprio e l’altrui corpo e magari non hanno formazione scientifica. Ci sono terapisti allopatici e non che non sanno nulla di psicosomatica ed equilibrio psicofisico. Tu sembri appartenere al primo insieme di persone e mi sono chiesta se hai mai pensato di approfondire studi nel campo della medicina e della salute.
Ho studiato medicina cinese e agopuntura, ho studiato sia in Cina che in Europa. So che la mia mente è molto visiva, che ricordo “a impatto retinico”, non sono fatto per imparare nozioni su nozioni, vado meglio con le forme e spiego attraverso esse, cercando di resittuire lezioni quasi plastiche, quasi a volere che le persone vedano, visualizzino l’osso, il muscolo, il tessuto. Sembra funzionare, ho diversi allievi che sono chiropratici, osteopati e sembrano soddisfatti.
Hai mai tenuto una lezione in totale silenzio?
No, non è nella mia natura. Io sono caotico, non posso forzarmi e mostrare qualcosa che non mi appartiene. Per me è importante avere apertura, nessuno scheletro nell’armadio, questo mi interessa.
L’ultima domanda ha a che fare con le donne, donne che praticano arti interne. In Italia il numero donne che si dedicano a queste pratiche sta aumentando.
Ne sono felice. Guarda, io sono assolutamente convinto che voi dovreste insegnare questo tipo di arti. Chi, se non voi stesse, che possedete accoglienza e siete in diretto contatto con la terra e i movimenti della luna?
Molte praticanti si trovano in contesti marziali patriarcali e tendono ad assumere modalità che possono ledere alcuni aspetti della loro femminilità...
Sì, lo so, l'ho visto accadere anche io ed è un peccato. Voi siete molto più adatte a trasmettere informazioni che hanno a che fare con l’energia. È un peccato se non vi concentrate su questo e invece perdete tempo ad agire da uomini, comportarvi come uomini, usare il vostro corpo come uomini.
In una donna c’è mobilità maggiore a livello pelvico e delle anche e il potere dovrebbe giungere da lì, non dal volere il bicipite o il pettorale o adottare una presunta modalità aggressiva che poi appartiene solo a certi uomini purtroppo nelle arti marziali.
Per me è tanto importante che il 50% delle persone nella scuola siano donne, davvero tanto importante.
Scopri anche la meditazione taoista
Per approfondire:
> Il sito della scuola
Immagine | Damo Mitchell