Il teatro come cura naturale: l’occupazione del Valle a Roma
“Come l’aria, come l’acqua: riprendiamoci la cultura”. Niente è impossibile. La cultura come bene comune e il teatro al centro di una rivoluzione da cui può emergere una nuova comunicazione, una nuova legalità e una nuova drammaturgia nazionale al di là delle logiche del profitto e del potere di privato e pubblico
Il progetto del Valle occupato e la (r)esistenza del teatro italiano
Dal 14 giugno il Teatro Valle, il palcoscenico storicamente più importante di Roma, un monumento nazionale con tre secoli di vita alle spalle, è occupato da lavoratori del mondo dello spettacolo: artisti, tecnici ed operatori che lavorano insieme uniti da un obiettivo di bene comune, restituire alla collettività uno spazio destinato alla chiusura indefinita ed elaborare nuove proposte di gestione dei teatri pubblici e nuovi modelli di politica culturale. Sala affollata per le conferenze pomeridiane e per gli spettacoli serali che vanno avanti fino a notte fonda tra improvvisazioni e interventi di figure importanti (e non solo) del panorama artistico italiano.
Gli occupanti vogliono che il Valle rimanga un teatro pubblico, “con un diritto soggettivo e un finanziamento dedicato alla gestione delle attività, nelle forme di ente o di fondazione” e propongono di farne un “Centro di drammaturgia italiana e contemporanea” a respiro nazionale e un punto di scambio a livello internazionale, bocciando la realtà di una gestione da parte di Roma Capitale priva di qualsiasi garanzia e soltanto in attesa di un bando che lo dia in pasto a fumosi privati.
Dai lavori delle assemblee, con l’aiuto del docente di diritto civile Ugo Mattei, autore dei quesiti referendari di giugno, nasce il documento Proposta per un nuovo Teatro Valle presentato in conferenza stampa il 5 luglio: «A fianco della sua vocazione alla scrittura teatrale italiana, dato che proprio al Valle debuttò I sei personaggi in cerca d'autore di Pirandello, proponiamo che diventi anche un centro di formazione per i tecnici di palcoscenico, valorizzando un'arte italiana riconosciuta in tutto il mondo. Gli occupanti hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica, per chiedergli di sostenere l'iniziativa.».
I luoghi del teatro, la sostanza di cui sono fatti i sogni
Il teatro è naturale per l’uomo come l’aria che respira. Portare avanti un fermento di innovazione in una cornice antica, uno spirito di partecipazione attivo in un mondo al collasso è un fatto che sia già un successo. Un bene è comune quando tutta la comunità ne gode.
La cultura in Italia è in uno stato di disinteresse totale che non interessa soltanto le fazioni al potere, come testimoniano i tagli dei finanziamenti al settore (2,2 miliardi nel 2001 sono scesi a 1,7 nel 2009), ma anche la tacita omertà con cui vengono defilate e accolte le notizie della soppressione dell’ETI (Ente Teatrale Italiano), lo smembramento dello storico edificio della biblioteca teatrale del Burcardo, del Teatro del Lido di Ostia, dell’Ex Cinema Palazzo a San Lorenzo e di decine di altri spazi sul territorio nazionale. Queste risorse sono mantenute in vita da una generazione precaria, al limite della sopravvivenza, esclusa dai tavoli delle trattative che ne decidono il futuro andamento e che, a fronte di una discontinuità lavorativa, richiede una continuità formativa non tutelata in alcun modo dalle leggi italiane.
In un articolo sul sito del Teatro Valle Occupato intitolato “30 giorni, ovvero il tempo dell’innovAZIONE” leggiamo: “Attraverso la nostra pratica di mobilitazione stiamo costringendo e forzando processi di cambiamento dell’offerta culturale romana, sopiti ormai da anni. La cooperazione collettiva come strumento vivo di creazione di saperi ha la qualità d’individuare i bisogni e i desideri delle persone che partecipano, in forme anche diverse fra loro, a quella collettività, senza star li ad imporre a priori parametri che non sanno corrispondere alla contingenza. Siamo riusciti ad intersecare istanze differenti, accesso gratuito, molteplicità degli spettacoli che parlano del presente, orario esteso e libero di entrata e di uscita, possibilità di partecipare a discussioni politiche. Con questa prassi siamo riusciti ad intercettare il desiderio delle persone di riprendersi un pezzetto di Roma e di cultura”.
“Accendiamo i riflettori per riflettere”
Il Teatro Valle Occupato dimostra che esiste e resiste un pensiero diverso, un obiettivo più grande dello stesso luogo che lo ha generato. Una Rivoluzione dall’arte non solo per l’arte, ma per la vita, che viaggia sul web e continua ad allargare la rete di sostenitori.
Il teatro è naturale consapevolezza interiore. Non staccare la luce, ma ritrovare l’interruttore della mente, accendere gli animi e animare le sale. Come uno specchio, si tratta di lucidare se stessi per illuminare l’invisibile e l’indivisibile, noi e gli altri, attori e spettatori dello stesso ambiente. Bergonzoni nel suo intervento trasmesso sul palcoscenico del Valle ci ricorda che “si va dal medico per imparare a stare bene, ci si cura per non ammalarsi, non si pensa al problema solo a problema esploso”. È il principio fondamentale delle discipline olistiche, l’unità di mente e corpo.
Il teatro è una terapia naturale, è investimento su noi stessi, è scavo nelle nostre emozioni mentre allo stesso tempo usciamo dal nostro ego e ci mettiamo nei panni degli altri. Andiamo a teatro, scriviamo per e sul teatro, recitiamo a teatro per cambiare, per nascere e rinascere, per crescere e trasformarci, per scorrere come l’acqua, ma dentro noi stessi, non all’esterno per sciacquarci e basta alla mattina o alla sera.
Cultura e coscienza: l’arte dell’Anima
“Come l’aria, come l’acqua: riprendiamoci la cultura”. Sul palcoscenico di questa occupazione tutto è in evoluzione e “a vista”, dai problemi tecnici all’interazione del pubblico, e tutto fa parte di uno spazio aperto, al chiuso ma non chiuso. Sul foglio distribuito all’ingresso, accanto al tavolo delle firme, si invita chi entra “a rinunciare all’intrattenimento, alla saturazione del divertimento e alla bellezza preconfezionata”. Si varca la soglia del teatro e si entra nell’energia del luogo, la cui potenza è nell’interiorità con cui ogni spettatore-attore si collega, si connette. Una parte nel Tutto.
Al Valle le cose succedono. Così come vorremmo che succedessero ogni giorno, non lasciare che succedano, non subirle insieme alla paura e alla comoda e asfittica assenza di rischio. Uno striscione pende dai palchi del teatro: “Com’è triste la prudenza”.
Il teatro come cura naturale, la cultura come risveglio della coscienza. “Il vuoto non è innocuo, è pericoloso” ricorda Bergonzoni. Non si vive nel nulla. Noi invece - conclude il foglio che abbiamo in mano mentre ci immergiamo in platea - “vogliamo essere protagonisti del nostro presente e costruire il futuro che desideriamo”.
I benefici del teatro per i bambini
Immagine | Teatrovalleoccupato