Cos’e’ il Buddhismo Shambhala?
Shambhala è il nome dato ad un regno ideale, rappresentativo dell’età dell’oro. Il buddhismo Shambhala, di recente origine, riunisce vari aspetti del buddhismo e non in un nuovo sincretismo secolare basato sulla pratica della meditazione per raggiungere una società illuminata.
Dobbiamo tornare indietro di pochi anni, neanche venti, per risalire alle origini del buddhismo Shambhala.
Scopriremo in Chögyam Trungpa, padre del fondatore di questa scuola di buddhismo, una figura in cui convergono due lignaggi buddhisti particolari: da un lato il Kagyud, la tradizione orale himalayana, dall’altro la tradizione Nyingma, antica scuola tibetana.
Chögyam Trungpa era un lama e maestro di meditazione, artista in vari campi, erudito di tradizione buddhista, fu uno dei piu’ efficaci diffusori del buddhismo in occidente, specialmente in America dove fondò diverse scuole ed università.
Nella sua visione e filosofia, la mitica citta’ di Shambhala, rappresentava una società perfetta, illuminata, vero scopo dell’esistenza.
Quindi fondò una serie di pratiche allo scopo di manifestare questa coscienza collettiva: una illuminazione individuale con lo scopo di fuggire l’esistenza non era più abbastanza.
Suo figlio è Sakyong Mipham, anch’egli lama sia in buddhismo Kagyud che in quello Nyingma. Attualmente dirige la Shambala Foundation con le sue scuole, i monasteri, i luoghi di ritiro e i centri di meditazione.
Leggi anche Meditazione Zen, tecnica e benefici >>
Pratica del Buddhismo Shambhala
Il simbolo di questa religione, un giallo sole irradiante, versione moderna dell’antica svastika, ricorda uno degli assunti di base del fondatore Chögyam Trungpa: nel mondo c’è una innata fonte irradiante di luce, origine della coscienza umana, e questa stessa fonte è l’origine del mito di Shambhala, una società ideale e illuminata basata sulla compassione, sulla dignità e sull’assenza di paura.
Il buddhismo Shambhala è aperto a persone di ogni credo o non credo, trattandosi alla fin fine di un approccio secolare alla meditazione.
La pratica della meditazione Shambhala è rigidamente strutturata in forma di lezioni e curriculum attraverso i quali è necessario passare. Si inizia con un percorso definito “del guerriero” sviluppando la consapevolezza di essere umani, la capacità di meditare costantemente, di controllarsi in ogni momento, e di trarre gioia, determinazione e saggezza in ogni attimo della vita mondana, in altre parole di diventare un guerriero con un ideale.
Segue un secondo livello più mistico che comincia con lo studio del grande sole irradiante per finire con la consapevolezza della cosiddetta “chiave d’oro”.
Le meditazioni di base sono assai semplici: sedersi in una postura corretta, con gli occhi socchiusi, e focalizzarsi sul proprio respiro. Durante queste meditazioni, vengono divulgati alcuni concetti che definiremmo di natura etica, riguardo la natura del bene nella vita dei singoli individui, in quella della famiglia e infine dei rapporti nella società.
Il mito del regno di Shambhala
Ma cos’era questo mito di Shambhala prima che il lama Chögyam Trungpa lo riportasse alla luce nel secolo scorso? Si tratterebbe appunto di un mitico regno presente nelle tradizioni tibetane, indiane, nepalesi e cinesi.
Alcune di queste tradizioni ritengono il regno di Shambhala fuori dal tempo o addirittura locato in un futuro ancora a venire, per esempio il Vishnu Purana ci dice che Shambhala sarà il regno nel quale l’ultima incarnazione divina nascerà per ridare vita all’ennesima età dell’oro.
L’origne di questo mito è estremamente antica, probabilmente portata nelle valli himalaiane e in quelle indosaraswatiche da popoli altaici-siberiani di natura sciamanica, e la simbologia ad essa collegata, quella del sole, era appunto un simbolo distintivo di tali culture legate alla sua venerazione.
Il mito di Shambhala nel buddhismo
Nelle tradizioni buddhiste Shambhala assume un ruolo di concetto puro, rappresentando uno stato immacolato dominato da Buddha Maitreya, anche in questo caso il “Buddha del futuro”.
Le influenze delle scuole Kagyud, di origine indiana e quindi legata ai miti vedantici di un continuo ritorno del divino in forma umana per ristabilire l’età dell’oro; e di quella Nyingma, di antica origine tibetana e legata alle pratiche sciamaniche di estrazione Bon e al tantrismo lamaista, fondata sul concetto di terma, ovvero origne mistica ed esoterica dell’insegnamento, e di dzogchen, ovvero di condizione perfetta nella quale percepire le verità eterne; sono innegabili.
Troviamo infatti nel buddhismo Shambhala la visione mistica di una società-stato di coscienza eterno, chiave per ristabilire l’età dell’oro, simbolizzata da sole.
Ecco che il simbolo solare e i concetti di regno perfetto fuori dal tempo e di ritorno dell’età dell’oro sono ben amalgamate e serviti su una base di pratiche meditative buddhiste, influenzate dalle discipline lamaistiche e zen.
Leggi anche Meditazione vipassana, tecnica e benefici >>