India: se le mestruazioni sono un tabù
Dovrebbe o meno una donna fertile frequentare i templi di Ayyappan? Da due secoli l'ingresso era stato vietato ma oggi la Corte Suprema Indiana ha stabilito il diritto di accesso alle donne di ogni età.
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India, terra di contrasti
Non è un caso se chiamano l’India un “subcontinente”. E’ un Paese sconfinato e immenso, un contenitore di migliaia di culture differenti, numerose religioni e culti, un’incalcolabile numero di etnie e di lingue, ufficiali e non.
La diversità non si manifesta soltanto in termini etnici, culturali e geografici. E’ facile notare quanto uno sciamano dell’Arunachal Pradesh sia differente da un manager di Bangalore, da un pescatore delle Andamane e da un’Imam Maharati. Esiste un’altra forma di diversità, che in qualche modo potremmo definire temporale. Infatti l’India è uno di quei pochissimi Paesi al mondo dove si accavallano diverse epoche e nel quale a fianco della più evoluta Silicon Valley asiatica esistono ancora comunità che vivono in un medioevo religioso, e in alcuni casi in una sorta di isola preistorica.
Non per niente è il Paese dei contrasti, dove in certi casi la vita di una vacca vale più di quella umana o dove le donne valgono al contempo niente e tutto, arrivando alla carica di primo ministro prima che in Italia, ma venendo sottopagate e maltrattate nella vita di tutti i giorni.
Laicismo e culti ancestrali
Mentre in India l’omosessualità non è più un reato ed esistono tre generi sessuali riconosciuti ufficialmente dalle autorità, la stessa India dove donne manager manifestano il loro potere, esistono ancora isole sociali in cui le mestruazioni sono un vero e proprio tabù.
E' il caso dei templi del dio Ayyappan, in Kerala, dove le donne fertili, non più bambine e non ancora in menopausa, non potevano entrare.
Il contrasto è ancora più marcato se si pensa che il Kerala è l’unico stato al mondo dove il partito comunismo governa da anni grazie a elezioni democratiche, e dove c’è un livello di alfabetizzazione maggiore che in molti Paesi europei. Laicismo e culti ancestrali si danno qui battaglia anche nelle aule di tribunale.
La sentenza della Corte Suprema Indiana
Nonostante la Corte Suprema Indiana abbia garantito a tutte le donne l’accesso ai templi di Ayyappan, la comunità religiosa si è opposta a oltranza (anche con "barricate" umane), per non permettere alla donne attive mestrualmente di entrare in contatto col terreno sacro a una divinità conosciuta per il suo celibato e la distanza spirituale da ogni attivita sessuale.
Alla base di tutto questo c’è un processo yogico e occulto che però è divenuto oscuro fanatismo, perdendo il proprio valore. Mentre Ayyappan rappresenta un ridirezionamento delle energie vitali sessuali per una trasformazione in energie spirituali (brahmacharya), i fanatici moderni si limitano a stigmatizzare le mestruazioni.
Questi tabù sono stati recentemente messi alla gogna dall’India più moderna e progressista e molti fedeli si sono vergognati di una tale esposizione mediatica, che li ha indotti a ripensare la forma arcaica dei loro rituali. Molti movimenti femministi indiani hanno cavalcato il caso trasformando una questione simbolica in un caso di imparità di diritti.
Casi simili esistono anche in altri templi, non solo in India. Oggigiorno, ad ogni modo, l’accesso ai templi di Ayyappan è garantito per legge a persone di ogni genere ed età.