Che fine farà l'acqua contaminata di Fukushima
Riversare nell'Oceano milioni di tonnellate di acqua contaminata dal disastro di Fukushima. Un'ipotesi che di primo acchito può lasciare sbalorditi, ma che le autorità giapponesi metteranno in atto.
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Il problema dell’acqua contaminata di Fukushima
L'11 marzo 2021 è stato il decimo anniversario del terremoto e dello tsunami che cambiarono le sorti del Giappone. All’epoca il mondo restò con il fiato sospeso mentre la conta delle vittime continuava a salire (oltre 15mila quelle accertate) e una serie di esplosioni provocava gravi danni alla centrale nucleare di Fukushima.
Ad oggi non è ancora stata detta la parola fine sulla vicenda. Gli operatori della centrale infatti per anni hanno raffreddato i reattori riversando su di essi tonnellate di acqua. Nel frattempo, quella contenuta nelle falde è venuta a contatto con le radiazioni.
Finora l’acqua contaminata è stata stoccata in circa mille serbatoi, ma ben presto saranno tutti pieni. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica avverte: considerato che la quantità aumenta a una media di 160 tonnellate al giorno, questo momento scatterà a metà del 2022. Diventa imprescindibile trovare una soluzione.
La scelta: riversare l’acqua nell’Oceano
Nella mattinata del 13 aprile il governo nipponico ha ufficializzato una decisione sulla quale già da tempo si dibatteva con sempre maggiore insistenza: riversare nell’Oceano 1,2 milioni di tonnellate di acqua contaminata.
A primo acchito, la sola idea può far rabbrividire. E ha già suscitato le accese proteste dei pescatori, spaventati dalla prospettiva di vedersi bloccare le esportazioni. A detta di Hiroshi Kishi, a capo dell'associazione di categoria, l'impatto sull'industria della pesca sarà "catastrofico".
Il primo ministro Yoshihide Suga dal canto suo promette di "adottare ogni possibile misura per fornire garanzie assolute sulla sicurezza dell'acqua trattata e per fare fronte alla disinformazione". A breve verranno resi noti i dettagli delle operazioni.
Poche certezze sulla radioattività
Un approfondimento del New Scientist cerca di placare gli animi, ricordando che la misura è stata ampiamente discussa a livello scientifico. L’acqua è già stata filtrata, rimuovendo circa 62 contaminanti; resta presente in concentrazioni degne di nota soltanto il trizio.
Si tratta di un isotopo dell'idrogeno debolmente radioattivo con un tempo di dimezzamento pari a poco più di 12 anni. Molto leggero, potrebbe raggiungere la costa occidentale degli Stati Uniti nell’arco di due anni. Fortunatamente, però, sembra avere poche conseguenze sulle cellule viventi.
A fare più paura sono altri radionuclidi ben più pericolosi, come lo stronzio-90 (che può provocare tumori alle ossa e leucemie) e lo iodio-129 (cancerogeno che tende a fissarsi nella tiroide). Il filtraggio infatti ha ridotto la loro concentrazione, ma non l’ha azzerata del tutto.
Secondo alcuni esperti citati dal New Scientist, i danni per la vita marina sarebbero comunque ridotti, comparabili a quelli che si verificavano quando la centrale era in funzione. Ma la verità è che anche i migliori scienziati, per ora, possono solo avanzare delle ipotesi.
Le altre opzioni per smaltire l’acqua contaminata
Per quanto controversa, quella di riversare l’acqua nell’Oceano è da subito apparsa come l'opzione più plausibile. Gli esperti avevano valutato anche l’ipotesi di sotterrare l’acqua o di vaporizzarla, arrivando però a sconsigliarla alle autorità.
Un’alternativa poteva essere la costruzione di nuovi serbatoi, a terra o nel sottosuolo. Ma si sarebbe trattato comunque una soluzione dispendiosa, impegnativa e tutt’altro che esente da pericoli, in una zona che rimane ad altissimo rischio sismico.
Insorgono gli ambientalisti
Durissima la reazione da parte delle organizzazioni ambientaliste. "L’attuale regolamento non limita la quantità totale di radioattività da rilasciare e permette di rilasciarne molta solo se diluita. Alcuni dei radionuclidi da rilasciare hanno una durata di vita di migliaia o decine di migliaia di anni. La decisione di rilasciare l’acqua contaminata nell’oceano lascerà enormi problemi per il futuro", sottolinea Kazue Suzuki, referente della campagna Clima ed energia di Greenpeace Giappone.
La decisione presa dall'esecutivo di Tokyo, ribadisce Kazue Suzuki, è insostenibile. Una sola l'alternativa accettabile: "Continuare a conservare l’acqua contaminata nel sito di Fukushima Daiichi, mentre sviluppa la tecnologia per rimuovere le radiazioni".
Gli attivisti non sono gli unici a guardare con sospetto alla mossa delle autorità nipponiche. "Sarebbe irresponsabile, addirittura maleducato, se Tokyo prendesse una decisione in materia senza consultare i Paesi vicini e prendere in considerazione le loro legittime preoccupazioni", si legge in un editoriale pubblicato dal China Daily.
Oltre che in Cina, il clima appare molto teso anche in Corea del Sud. "Si è trattato di una mossa unilaterale compiuta senza sufficiente dibattito o conoscenza da parte del nostro Paese, la Corea del Sud, che è il più vicino a livello geografico", puntualizza il ministro per il Coordinamento statale Koo Yun Cheol. A Seoul diverse persone sono scese in piazza in segno di protesta.