Temperature nell'Artico: l'ambiente presenta il conto
Il Polo Nord fa registrare il record di temperature. I ghiacci si sciolgono innescando reazioni a catena. Come dimostra la rottura della cisterna di gasolio in Siberia.
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L’immagine satellitare che registra le temperature medie delle Terra mostra i colori del rosso e dell’arancione. Paragonata a quelle di decina di anni fa, l’immagine di oggi è molto evocativa: ormai rimane solo una piccola area nel nord dell’Atlantico, vicino al Canada, esente da anomalie termiche.
Il 20 giugno 2020 il Polo Nord ha fatto registrare la temperatura record di 38 gradi centigradi.
La regione più fredda del mondo si sta sciogliendo
Precisamente è a Verchojansk, in Jacuzia, che sono stati registrati 38 gradi centigradi, 18 in più rispetto alla media di giugno. È il dato più alto da quando sono cominciati i rilevamenti, nel 1885. Il record precedente è del 1915.
A conferma che non si è trattato di un errore di misurazione, come scrive Gabriele Crescente su Internazionale, c’è che il giorno dopo nella stessa località sono stati registrati 35,2 gradi. È da dicembre che in tutta la Siberia fa molto più caldo del normale e Verchojansk si trova un grado di latitudine a nord del circolo polare artico. In inverno è uno dei luoghi più freddi del mondo, con temperature che spesso scendono oltre i 50 gradi sotto zero.
Purtroppo quello appena trascorso è stato il mese di maggio più caldo mai registrato nella regione e, come del resto ci si aspettava, sono iniziati gli incendi. Incendi che nel 2019 hanno consumato oltre 3 milioni di ettari: secondo gli esperti quest’anno il bilancio potrebbe essere peggiore.
Cambiamento rapido al Polo Nord
Ma perché nelle regioni polari gli effetti del cambiamento climatico sono più rapidi che nel resto del pianeta?
È di nuovo Crescente a spiegarlo bene: si chiama "amplificazione artica", ovvero si sciolgono i ghiacci e le nevi, che essendo bianchi riflettono molta più luce e calore rispetto all'oceano e alla superficie terrestre, innescando un circolo vizioso.
Così il riscaldamento accelera lo scioglimento, che a sua volta accelera il riscaldamento, e così via.
Se le cose continueranno così senza alterazioni, temperature come quella registrata a Verchojansk diventeranno la norma nell’Artico intorno al 2100.
Con quali conseguenze? Una l’abbiamo vista di recente: lo scioglimento del permafrost, ovvero del ghiaccio perenne, in Siberia ha fatto crollare una cisterna contenente ventimila tonnellate di gasolio, inquinando terra e mare circostanti.
Un fenomeno che ha generato un altro circolo vizioso: le quantità di anidride carbonica, metano e altri gas serra sprigionati nell’aria favoriscono la diffusione di nuovi incendi e aumento delle temperature.