I dati e l'esperienza della startup Bella Dentro
Gli inestetismi generano uno spreco di 7,5 milioni di tonnellate di frutta e verdura. Eppure si tratta di prodotti con le stesse caratteristiche di quelli "normali" ma scartati: abbiamo raccolto qualche dato e abbiamo sentito le novità di Luca e Camilla di Bella Dentro.
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©Bella Dentro
Oltre un terzo della frutta e verdura coltivata in Europa non riesce ad arrivare negli scaffali dei negozi perché considerata esteticamente 'brutta', ovvero con forme o dimensioni sbagliate secondo gli standard di consumatori e supermercati.
Una situazione che ha dell’incredibile, se pensiamo che ogni anno, in questo modo, vengono buttate via 50 milioni di tonnellate mentre almeno 870 milioni di persone soffre la fame ogni giorno.
Con quello che sprechiamo possiamo sfamare un'altra Italia
È quanto sottolinea una ricerca condotta dall’Università di Edimburgo, secondo la quale solo nel Regno Unito si buttano via 4,5 milioni di tonnellate di prodotti agricoli l’anno.
E in Italia le cose non vanno meglio: secondo dati Legambiente sono 36 i chili di cibo a testa perduti ogni anno, a causa degli standard estetici, lungo tutta la catena di produzione, distribuzione e consumo, che ci costano complessivamente circa l’1% del Pil nazionale, con una stima che oscilla tra i 12 e il 16 miliardi di euro.
Stiamo parlando di 7,5 milioni di tonnellate l’anno, secondo i dati Istat 2009, quando nello stesso periodo il consumo italiano di frutta e verdura è stato 8,7 milioni di tonnellate.
Questo significa che nei campi viene buttata via, solamente per una questione estetica, una quantità di frutta e verdura capace di soddisfare quasi per intero la domanda di un altro stato come l’Italia.
Le ripercussioni sull'ambiente
A causa di imperfezioni, frutta e verdura vengono già scartati in origine: in Europa il 21% dello spreco, secondo la Fao, avviene direttamente nei campi, dove i prodotti vengono lasciati sui terreni o utilizzati per fare compost.
Tutto questo ha delle ripercussioni anche sull'ambiente: il cambiamento climatico collegato alla coltivazione del cibo che poi finisce sprecato è pari alle emissioni di 400.000 auto.
Lo scandalo è che fino a poco tempo fa non era permesso nemmeno donare questo cibo ai più bisognosi. Dal 2016, per fortuna, in Italia è entrata in vigore la Legge Gadda, dal nome della sua prima firmataria Maria Chiara. La legge stabilisce la possibilità di donare e distribuire i prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale e, naturalmente, per limitare gli sprechi.
Grazie a questa legge, grandi e piccoli compratori si sono dati da fare. Tra i primi troviamo ad esempio NaturaSì che, proprio per sfidare il modello imperante, ha lanciato con Legambiente l’iniziativa cosìpernatura: sui banchi del supermercato del biologico i clienti possono trovare prodotti imperfetti a metà prezzo, solo un po’ più grandi o un po’ più piccoli o semplicemente dalla forma insolita, ma buoni lo stesso perché contenenti le stesse proprietà nutritive di qualsiasi altro prodotto biodinamico e biologico.
Secondo il noto marchio del bio, in questo modo si può ridurre lo spreco nei campi dal 20% al 4%.
"Bella Dentro": l'esperienza di Luca e Camilla
Tra i “piccoli” un esempio virtuoso da raccontare è sicuramente quello di Bella Dentro, prima startup in Italia a occuparsi di questo genere di spreco alimentare: nata nel 2017, la sfida di Bella Dentro è quella di dare nuova dignità a quei prodotti ingiustamente definiti “scarto” perché esteticamente brutti (ma belli dentro, appunto) creando una filiera distributiva alternativa a quella esistente.
Per farlo gli operatori di Bella Dentro acquistano direttamente dagli agricoltori quella parte di produzione ortofrutticola buona, ma che gli viene scartata dalle cooperative e dalla grande distribuzione per motivi estetici e organizza eventi e attività di comunicazione per far capire quanto qualità e gusto vadano oltre le apparenze.
Partiti con un’apecar, Camilla Archi e Luca Bolognesi, i due fondatori della startup, sono andati in giro a vendere i prodotti a privati, gruppi di acquisto solidale e ristoratori. "Ora, dopo un anno e mezzo, siamo pronti ad aprire il primo negozio Bella Dentro a Milano, anche grazie al sostegno di Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore, braccio strategico di Fondazione Cariplo" racconta Camilla.
"Inoltre, per poter aumentare sempre di più i volumi di frutta e verdura salvata e per superare il limite della deperibilità dei prodotti freschi, stiamo avviando un laboratorio di trasformazione alimentare insieme a L’Officina Cooperativa Sociale, realtà dedita all’impiego e alla formazione di ragazzi affetti da autismo e gravi ritardi cognitivi".
"Da questo nuovo laboratorio - conclude la fondatrice - uscirà una linea di prodotti “Belli Dentro” che include succhi, marmellate, puree e prodotti essicati, da vendere sia nel negozio che online".