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Coop e la politica sugli imballaggi

Per fare la spesa consapevolmente, è bene scoprire qualcosa in più sui progetti ambientali delle grandi insegne. Iniziamo da Coop Italia.

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©David Izquierdo Roger / 123rf.com

Per i consumatori più sensibili alle sorti del Pianeta, la spesa al supermercato non è una faccenda banale. Se si è consapevoli del fatto che ogni prodotto ha un impatto ben preciso sull’ambiente, non ci si può fidare ciecamente dei claim pubblicitari. Diventa fondamentale scoprire se l’insegna si sta impegnando davvero per la transizione a un modello di produzione e consumo più sostenibile.

 

In questo percorso, vogliamo darvi una mano con un po’ di dati. Cominciamo da Coop Italia, un colosso da oltre 53mila dipendenti e 14,5 miliardi di euro di fatturato (dati aggiornati al 2016). 

 

Imballaggi, gli impegni di Coop

Al di fuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori, non è facile cogliere tutti gli elementi che entrano in gioco nel packaging di un singolo prodotto. Come spiega questo approfondimento pubblicato da Coop, bisogna rispondere contemporaneamente a tante esigenze diverse

 

> sicurezza;
> funzionalità ed efficienza della filiera logistica, dalla fabbrica al consumatore;
> innovazione;
> rispetto per l’ambiente;
> comunicazione di tutte le informazioni utili al cliente e imposte dalla legge;
> il miglior rapporto qualità-prezzo possibile. 

 

Già dagli anni Novanta il gruppo ha iniziato a definire alcune policy (poi aggiornate a intervalli regolari) per “ridurre materiali ed energia utilizzati, a privilegiare l’uso di materiali riciclati, ridurre le emissioni di gas serra e favorire l’economia circolare”. 

 

Questo, però, non può andare a scapito della sicurezza del prodotto e deve comunque prolungarne il più possibile la shelf life, cioè la vita utile. Sarebbe controproducente un imballaggio riciclato che però accelera i tempi di deperimento del cibo, portando a sprecarne di più! 

 

Se questi sono gli impegni, che dire dei risultati? “Nel 2018 su 290 prodotti a marchio Coop, grazie alle azioni di riduzione dell’imballaggio e uso di ricariche di prodotto, si è stimato un risparmio complessivo in peso di 837 tonnellate di materiale di confezionamento, ed inoltre l’uso di 814 tonnellate di plastica riciclata. Queste azioni hanno contribuito a ridurre l’emissione di 8.002 tonnellate di CO2 eq. in atmosfera”, si legge nel sito dell’azienda.

 

Coop aderisce alla Circular Plastic Alliance

Con la firma del 20 settembre a Bruxelles, Coop è anche entrata ufficialmente a far parte della “Circular Plastic Alliancevoluta dalla Commissione Europea. Con l’ingresso del gruppo italiano, sale a 107 il numero di imprese e associazioni che si sono impegnate per i tre obiettivi voluti dall’Unione:

 

> promuovere la riduzione delle materie plastiche;
> aumentare la diffusione delle plastiche riciclate;
> stimolare l’innovazione del mercato.   

 

Coop intende raggiungere nel 2025 un risparmio totale di plastica vergine pari a 6.400 tonnellate annue, equivalenti al volume di sessanta Tir. Sostituire la plastica vergine con quella riciclata eviterà inoltre di emettere in atmosfera 9mila tonnellate di CO2. 

 

La Circular Plastic Alliance prevede inoltre che “entro il 2025 vengano reintrodotti sul mercato almeno 10 milioni di tonnellate di materie plastiche riciclate elaborando piani di lavoro specifici e contestualmente programmi di ricerca ed infine istituendo un sistema di monitoraggio”.

 

Tramite una nota, il gruppo spiega di voler procedere più velocemente rispetto agli obblighi che l’Unione Europea ha sancito per il 2030. Già entro la fine del 2019 i prodotti a marchio Vivi Verde saranno realizzati con materiali di imballaggio riciclabili, compostabili o riutilizzabili, mentre tutti gli altri raggiungeranno questo obiettivo entro il 2022.