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Consumi: come evitare gli eccessi

Senza plastica, senza acquisti, avvicinandosi a una dieta vegana: quanto potreste resistere? Le attiviste di 1 Million Women ci invitano a provarci per (almeno) 3 settimane. Riuscireste a qualche rinuncia in nome della lotta alla crisi climatica?

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©Wavebreak Media Ltd / 123rf.com

Le attiviste di 1 Million Women

In rete è possibile trovare ottimi consigli per imparare a ridurre i propri consumi e il relativo impatto sul benessere del pianeta. Basta solo sapere dove cercare. 

 

1 Million Women, ad esempio, è una piattaforma che riunisce donne e ragazze provenienti da ogni parte del mondo, impegnate a combattere la crisi climatica dando il via a piccole e grandi rivoluzioni a partire dallo stile di vita delle persone. 

 

Una delle iniziative che assomiglia u po' a una sfida provocazione è questa: sareste in grado di provare a vivere (almeno per 3 settimane) senza plastica, senza auto e seguendo una dieta vegana?

 

I cambiamenti climatici si combattono a vari livelli: nel grande e nel piccolo. Ecco cosa è nella responsabilità di ciascuno di noi.
 

La natura dei bisogni umani

Le attivitste di 1 million women ci esortano al motto di "meno roba = più vita". La spinta al consumo di matrice capitalistica è uno dei motori dell’economia della vita sociale. 

 

Basta fare un giro per il centro di ogni città medio-grande per notare ovunque pubblicità, poster, volantini e claim promozionali.

 

Tutto questo ci ha portato in una direzione molto lontana da quelli che sono i veri bisogni primari di ogni essere umano: cibo, casa, salute, sicurezza. Esistono bisogni secondari che sono comunque necessari per lo sviluppo di una personalità completa e sana, una serie di bisogni sociali come l’espressione di sé, l’autoaffermazione e l’accettazione sociale. 

 

Di per sé nessun bisogno di questo tipo è intrinsecamente positivo o negativo, ma tende a divenirlo quando la corsa ai consumi ci abbaglia così tanto da creare pericolose dismisure che diventano rischiose per l’individuo, la società o addirittura l’ecosistema.
 

La piramide dei bisogni di Mashlow

La piramide dei bisogni di Mashlow ci aiuta a capire un po’ meglio questo concetto. Su una base di bisogni primari fisiologici, legati alla sopravvivenza e alla riproduzione, si costruisce spontaneamente una rete di bisogni legati alla sicurezza, sia essa della sfera famigliare, economica, politica o di altro genere. 

 

Segue poi il livello di bisogni legati all’appartenenza, fatti di affetti, relazioni, soddisfazione emotiva e sessuale. 

 

Gli ultimi due livelli sono quelli della stima e dell’autorealizzazione, siano esse professionali, creative, sociali, morali, o di altra forma. Quando si istaurano squilibri in questa piramide, le cose tendono ad andare male per la società, come succede ai nostri giorni, e ripensare la scala dei bisogni diventa necessario.
 

Piu' consapevolezza

Soft drink, scarpe firmate, riviste, cibo take-away, videogame: sono davvero necessari in tempi di crisi? Evidentemente no, e proprio su questa riflessione si basano iniziative come il luglio senza plastica e il giugno senza acquisti, promosse anche da 1 Milion Women e che stanno riscuotendo successo in vari Paesi.  

 

Lo scopo non è solo quello di ridurre i consumi, ma quello di diventare più coscienti. Resistendo un mese senza acquisti diverremo molto più consapevoli di ciò che ci serve davvero, e di quanto molti oggetti possano essere rimpiazzati da omologhi sostenibili, come le famose borse di capana in sostituzione delle buste di plastica monouso.

 

Ai partecipanti a tali iniziative viene proposto di tenere un diario degli acquisti e dividerli in due categorie: bisogni e desideri

 

Questo esercizio di autoanalisi ci aiuterà ad assumere più consapevolezza del nostro impatto, in positivo o in negativo, sulla questione crisi ambientale, spingendoci anche a sperimentare quanto la vera felicità e il vero appagamento non dipendano dagli acquisti o dagli oggetti. Come detto, meno roba = più vita.