Cop 26: la Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico slitta al 2021
La pandemia ha fatto slittare anche la Cop 26, che era in programma tra Italia e Scozia a novembre 2020. Ma per la lotta al cambiamento climatico non si può aspettare.
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La Cop 26 slitta di un anno
Tra gli innumerevoli progetti scompaginati dalla pandemia c’è anche la Cop 26, la Conferenza delle parti sul cambiamento climatico. Era in programma a Glasgow dal 9 al 19 novembre di quest’anno, ma è apparso evidente già mesi fa che non ci fossero le condizioni per un evento fisico di questo calibro.
L’appuntamento è stato quindi spostato in avanti di un anno, dal 1° al 12 novembre 2021. La decisione è stata presa dall’Unfcc (Conferenza quadro delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico), in accordo con il governo britannico e quello italiano, impegnati insieme nell’organizzazione.
Il nostro Paese ospiterà infatti i due eventi preparatori: la pre-Cop e la Youth for climate, che vedrà come protagonisti i giovani.
L’obiettivo della Cop 26
La Conferenza delle parti vedrà a confronto oltre 30mila delegati, tra cui capi di stato, scienziati, esperti e attivisti. L’obiettivo? Concordare un piano d’azione coordinato contro il cambiamento climatico. Un piano tangibile, immediatamente operativo, capace di trasformare in realtà le promesse prese nel 2015 con l’Accordo di Parigi.
All’epoca, la comunità internazionale si era impegnata a contenere l’aumento delle temperature medie globali entro i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali, facendo tutto il possibile per non superare gli 1,5 gradi. Ma la messa in atto di questo proposito è apparsa quanto mai complicata.
L’ultimo appuntamento internazionale di rilievo – la Cop 25 del 2019 – si è chiusa con pochi e faticosissimi passi avanti, che hanno deluso soprattutto la società civile.
Ora non è più il momento di tergiversare. Siamo appena entrati in quello che è stato definito “il decennio per il clima”. Come ha rivelato lo Special Report 15 (Sr15) del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), infatti, se l’aumento delle temperature medie globali continuerà a questo ritmo, supereremo molto prima del previsto la barriera degli 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. Per la precisione, tra il 2030 e il 2052.
Agire adesso, abbattendo drasticamente le emissioni, è l’unica via per allontanare la catastrofe climatica.
La lotta al riscaldamento globale non si può fermare
“Mentre siamo giustamente concentrati sulla lotta alla crisi immediata del coronavirus, non dobbiamo perdere di vista la grande sfida del cambiamento climatico”, ha dichiarato il Segretario di Stato per gli affari, l'energia e la strategia industriale del Regno Unito Alok Sharma, che presiederà la conferenza.
“Ora che sono state concordate le nuove date per la Cop 26, stiamo lavorando con i nostri partner internazionali a un ambizioso piano d’azione globale per il clima che si snoda da qui al mese di novembre 2021. I passi che intraprenderemo per ricostruire le nostre economie avranno un profondo impatto sulla sostenibilità, sulla resilienza e sul benessere delle nostre società in futuro. La Cop 26 può essere un momento in cui il mondo si riunisce attorno a una ripresa verde e resiliente”.
Giunge alle stesse conclusioni un recente studio della rete internazionale C40, che riunisce i sindaci delle maggiori metropoli del mondo.
Se i vari pacchetti di stimolo all’economia varati in questi mesi venissero investiti nella transizione verde, i benefici sarebbero straordinari: 50 milioni di nuovi posti di lavoro, un crollo dei livelli di inquinamento atmosferico del 30 per cento, 270mila decessi prematuri evitati, emissioni di gas serra dimezzate, 1.400 miliardi di dollari risparmiati dai sistemi sanitari nazionali.