I danni all'ambiente diventino crimini di guerra
Una lettera aperta firmata da 24 scienziati di tutto il mondo chiede una nuova Convenzione di Ginevra che ritenga i governi responsabili del danno ambientale inflitto dai loro militari nelle zone di guerra.
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I danni ambientali andrebbero inclusi tra i crimini di guerra
Circa 40 guerre si stanno svolgendo in queso momento nel mondo: potremmo fare una stima dei morti, civili e militari, che quotidianamente segnano l'irrazionalità dell'umanità nel distruggere se stessa.
Potremmo concentrarci sulla spesa necessaria alla fabbricazione e all'utilizzo delle armi che non creano sviluppo conomico, ma seminano disperazione gettando i Paesi in guerra in una crisi senza fine.
Potremmo concentrarci sulle infrastrutture e i servizi che vengono meno, e non permettono di mantenere l'autonomia sociale e invididuale dei popoli. Potremmo concentrarci su tutto questo. Ma anche su un altro aspetto.
Nessuno ha però mai preso in considerazione i danni ambientali provocati da tali conflitti.
Ci ha pensato un gruppo di 24 scienziati, che attraverso una lettera aperta pubblicata sulla rivista Nature, chiede una nuova Convenzione di Ginevra perché i governi siano giudicati responsabili dei danni all’ambiente causati dai militari nelle zone di guerra.
"Chiediamo ai governi di incorporare garanzie esplicite per la biodiversità - si legge nella la lettera -. L'industria militare deve essere ritenuta responsabile per l'impatto delle sue attività".
Le attività umane, guerra inclusa, stanno contribuendo all’inquinamento e alla perdita di biodiversità nel nostro Pianeta.
Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, un milione di specie sono a rischio estinzione e sia le specie animali sia quelle vegetali stanno scomparendo a ritmi superiori a quelli registrati negli ultimi 10 milioni di anni.
Le conseguenze dei conflitti sull’ambiente
Le guerre hanno un impatto enorme sull’ambiente. In primo luogo i conflitti provocano inquinamento ambientale che a sua volta ha conseguenze sulla salute delle persone.
Basti pensare alla contaminazione da uranio impoverito rilevato anni dopo l’assalto USA all’Iraq del 2003.
L’inquinamento da uranio è stato associato a un aumento di incidenza di tumori nella popolazione, difetti nello sviluppo durante la gravidanza e altre patologie.
I conflitti determinano anche perdite considerevoli tra gli animali: la maggiore diffusione di armi durante le guerre favoriscono la caccia illegale di grandi animali.
Durante le guerre, i governi non dispongono di mezzi economici sufficienti a controllare e tutelare le specie protette e la tutela della fauna o della flora. In questo modo le popolazioni di animali si riducono drasticamente durante i conflitti militari. Inoltre aumenta considerevolmente anche la deforestazione.
Questi aspetti potranno sembrare di poco conto e non prioritari rispetto ai costi umani immediati che si registrano durante le guerre, ma distruggere il nostro habitat ci porterà inevitabilmente a pagarne le conseguenze, e queste potrebbero portare a perdite umane pari a quelle causate dai conflitti.
Per questo motivo gli scienziati chiedono che la protezione dell’ambiente rientri nelle Convenzioni di Ginevra e che i governi possano essere giudicati per i danni ambientali causati in tempo di guerra.
"Speriamo che i governi di tutto il mondo includano queste protezioni nel diritto internazionale - ha affermato Sarah Durant, una delle firmatarie - Ciò non solo aiuterebbe a salvaguardare le specie minacciate, ma sosterrebbe anche le comunità rurali, sia durante che dopo il conflitto, i cui mezzi di sussistenza sono vittime a lungo termine della distruzione ambientale".