Le fioriture mai viste sull'Everest
Sulla catena dell'Himalaya e in particolare sul monte Everest aumentano le fioriture contestualmente al disciogliersi dei ghiacciai. Il tetto glaciale del mondo rischia di diventare un preoccupante prato fiorito.
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©Marina Pissarova / 123rf.com
L'equilibrio precario dell'ecosistema
Chi di recente ha avuto il privilegio di fare un trekking sull’Everest avrà sentito parlare gli abitanti locali e le autorità del luogo delle bellissime ma preoccupati fioriture che stanno diffondendosi ad altitudini anche superiori ai 5000 metri, dove prima c’erano solo rocce, ghiacciai e pochi arbusti, in paesaggi dove nessun albero osa attecchire.
La bellezza di tali fiori non deve ingannare, è un sintomo dell’effetto del riscaldamento globale che ha risvegliato semi anticamente ibernati nei ghiacci. Questi nuovi fiori sul monte Everest, uno degli ambienti più estremi del pianeta, ci parlano di un ecosistema che sta perdendo il proprio equilibrio.
Studi autorevoli
Se ne parla sulla BCC e sulla CNN, sul The Guardian, persino su autorevoli guide turistiche come la Lonely Planet. Molti ricercatori notano l’espandersi dell’areale di nuove piante non soltanto sull’Everest ma in generale nella regione himalayana. Così riporta uno studio pubblicato sul Global Change Biology, condotto dall’Università di Exeter, sulle piante subnivee, capaci di vivere al di sotto della neve.
Analizzando dati satellitari prodotti dalla NASA a partire dal 1993, è stato possibile accorgersi dell’estenzione progressiva di questa vegetazione.
La ricerca portata avanti dall’Università di Exeter si è concentrata sullo studio della cosiddetta fascia “subnivale”, l'ultimo piano altitudinale nel quale è possibile trovare tracce di vegetazione e oltre il quale troviamo nevi e ghiacci perenni. E’ di fatto il limite massimo del piano alpino.
Focalizzandosi su questo piano, i ricercatori hanno studiato i dati di presenza-assenza della vegetazione della zona subnivale, analizzandone i pattern nell’arco di circa 25 anni, sottolineando una tendenza in aumento dell’area verde a discapito delle nevi e dei ghiacci perenni. La presenza di flora locale è direttamente collegata ai cicli idrologici, pertanto un sensibile mutamento dei piani di altitudine sembra indicare un correlazione coi cambiamenti idrogeologici.
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©Vegetation expansion in the subnival Hindu Kush Himalaya; Global Change Biology
I dati in possesso del team di ricerca considerano il limite superiore del bosco compreso tra 4.000 e 4.500 metri slm, al di sopra del quale una fascia arbustiva di rododendri si trasforma in prati alpini e con una fascia subnivale di terreni spogli e piante nane sparse, muschi e licheni. Sopra i 5.000-5.500 metri s.l.m. la zona è caratterizzata da ghiaccio e neve permanenti con ripidi affioramenti rocciosi.
Nello studio in oggetto è mostrato come il rododendro attualmente sia visibile anche sui 4.700 metri andando a caratterizzare un'ampia copertura di R. anthopogon e altre erbe e arbusti nani ad alta quota.
Valanghe e frane
Tutto questo risulta essere un ulteriore dato inconfutabile riguardo il surriscaldamento globale insieme a più frequenti valanghe e scioglimenti dei ghiacciai che stanno compromettendo tale ecosistema.
La bellezza dei fiori di antiche semenze si accompagna infatti con un forte aumento del discioglimento del ghiaccio in acqua, con sempre più frequenti frane a valle, e con il preoccupante rischio che nel tempo questa enorme risorsa di acqua possa sciogliersi più velocemente del previsto.
I rischi a lungo termine
L’impatto che questa accelerazione dello scioglimento dei ghiacci avrà sugli abitanti umani e animali delle aree circostanti non è ancora ipotizzabile, anche se è noto che la stabilità dell’ecosistema dell’Himalaya determina la vita dei più importanti fiumi asiatici, e alla fin fine, quella di un miliardo e mezzo di esseri umani che dipendono direttamente o meno dalla salute di questi fiumi.
Secondo l’Integreted Centre for Mountain Development un terzo dei ghiacciai dell Hindu Kush, area che comprende anche Everest e K2, sparirà entro la fine del secolo se i ritmi non cambiano.