Mobilità alternativa in bicicletta, parla Francesco Benetti
Cos'è ReBike AlterMobility e come un gruppo di giovani romani, e non, possono darci un messaggio importante, per non dire essenziale: pedalando in bici facciamo bene a noi stessi e al pianeta. Intervista a Francesco Benetti (il secondo da sinistra nell'immagine)
Re-Bike ALTERMobility è un’associazione di ciclisti urbani impegnati sul fronte dello sviluppo sostenibile delle città, di pari passo con una grande considerazione della qualità della vita.
Fare centro, per questo gruppo di attivi esseri umani che si sono riconosciuti e trovati, vuol dire tornare a vivere nel senso pieno del termine, tornare a vivere la città, le piazze, gli spazi.
Abbiamo intervistato Francesco Benetti, uno dei fondatori, nei momenti in cui non era sulle due ruote. Di fatto, durante la stesura del pezzo stranamente nessuno di noi due era in bici con gli auricolari, ma la gioia leggera di dar voce a progetti nuovi fa sembrare ogni domanda una pedalata. Leggere per credere.
Se dovessi spiegare a un bambino perché conviene usare la bici in pochi, essenziali punti, cosa diresti?
La bicicletta è l’unico mezzo che controlli interamente tu: la puoi aggiustare, puoi gestirla, la fai andare e la fai fermare quando vuoi. Ti dà la più completa libertà.
Ci sono poi tantissimi altri motivi per cui andare in bici è meglio, ma quasi nessuno interessa ai bambini. Per loro la bici deve essere un primo passo di indipendenza e scoperta.
A proposito di bambini, Re-bike è giovane ma non è nata ieri. Di attività, eventi e manifestazioni ne sono stati creati già diversi. Ad esempio, è all’attivo il progetto English Kitchen. In sintesi, si va nelle scuole, si spiega questa invenzione formidabile che è la bici, si fanno laboratori pratici e tutto in inglese. Come è nata l’idea?
Il punto di partenza di tutto questo, del progetto come dell’associazione, è che non si può cambiare la società senza una svolta culturale, e questa deve venire dalle giovani generazioni.
Andare nelle scuole ci sembra il modo migliore di comunicare il nostro messaggio. In inglese, perché ci muoviamo in città sempre più internazionali: usciamo un po’, “copiamo” quello che hanno fatto gli altri, mischiamoci, ne verranno le cose migliori.
Cosa si intende per “mobilità dolce”?
Una mobilità “attiva”, prima di tutto. Dalla bicicletta agli spostamenti a piedi, attiviamoci nel vero senso della parola, muoviamo i nostri corpi invece di schiacciare l’acceleratore.
Muoversi alla velocità del nostro corpo significa muoversi in modo appunto dolce, secondo i nostri tempi.
L’idea della velocità appartiene a un sistema che vediamo fallire in ogni altro ambito, infatti anche in quello dei trasporti tutta quella velocità non c’è più, sono rimaste solo le lunghissime code di macchine intorno alle quali le uniche a muoversi sono le biciclette.
Perché fa bene fare sport?
Oltre a Re-Bike, c’è nel vostro nome quell’ALTERMobility che spiega bene quanto l’alternativa sia fondamentale, quanto il cambiamento verso lo spostamento che non inquina sia una faccenda estesa. Al di là dell’uso della bici, quali sono le vostre idee di mobilità altra?
L’intermodalità e la condivisione dei mezzi sono le dimensioni su cui si muove l’Europa: scegliere di non avere un mezzo privato ma usare il car sharing, o condividere la propria auto con 3 colleghi tramite il car pooling, sono scelte alternative.
L’alternatività deve essere rispetto all’uso smodato, e spesso inutile, del mezzo privato a motore. Tutto il resto è alternativo. Un pezzo di strada in bici fino alla metro, parcheggi sicuri dove lasciarla per prendere il trasporto locale, e alla fine un pezzo a piedi. Questa è oggi l’alternativa.
La norma invece è cercare di ricordarsi dove si è lasciata la macchina, litigare con gli altri durante tutto il tragitto, urlando da soli dietro al volante, infine litigare per il parcheggio e fare comunque il pezzo finale a piedi. Strana idea di normalità.
Avete partecipato a Velocity, conferenza internazionale organizzata dall’ECF, giunta alla sua 33esima edizione, il cui tema quest’anno era: Urban cycling cultures. Come è andata? Cosa vi siete portati a casa?
Abbiamo capito che siamo sulla strada giusta. Nel mondo e in Europa si sta muovendo tantissimo in questa direzione, e all’Italia basterebbe copiare quello che già stanno facendo con successo altrove. E abbiamo avuto conferma che i giovani saranno la molla del cambiamento, anche se oggi sono ancora gli adulti e i pensionati ad avere il tempo di fare attivismo, di promuovere la bici, la svolta vera ci sarà quando i ragazzi decideranno di usare in massa la bici.
Sul sito in "Chi siamo" si legge: un gruppetto di giovani, romani e non, italiani e non, che per fortuna e purtroppo vivono a Roma. E che hanno deciso di viverla in bicicletta. Il fare insieme, al di là di protagonismi e identificazioni, quanto conta in questa epoca?
Fare insieme significa fare. Andare da soli non conviene a nessuno e non si ottiene niente.
La bici fa bene all’ambiente. Ma anche all’anima?
Fa bene allo spirito, all’umore e all’umorismo, al cuore e al corpo. Ed è il modo migliore per una bella sveglia mattutina, soprattutto in quelle gelide mattine d’inverno: si entra subito in connessione con se stessi, bisogna essere vigili, scaldarsi e si saluta il sole, tra i palazzi, come un caro amico che ti scalda la schiena.
Ci riveli alcune delle prossime attività di Re-Bike ALTERMobility?
Da quando abbiamo fondato l’associazione, Roma ci si è aperta davanti come un enorme bacino di menti attive sempre all’opera a pensare cose nuove.
Abbiamo conosciuto tantissime realtà che lavorano con i bambini, nei parchi, nelle ciclofficine, e la prossima idea per un evento o un’attività è sempre una sorpresa.
Di sicuro torneremo alla carica con la European Cycling Challenge 2015: nel 2014 abbiamo praticamente “obbligato” il comune di Roma a partecipare, e siamo arrivati terzi in Europa! Obiettivo per l’anno prossimo, ovviamente, vincere!
La bici tra gli sport da fare in inverno in città
Immagine | Re-Bike ALTERMobility
Il secondo da sinistra: Francesco Benetti, vicepresidente Re-Bike ALTERMobility
Al centro: Federico Spano, presidente Re-Bike ALTERMobility