La sostenibilià nella filiera produttiva per ripensare il dopo pandemia
Davanti alla crisi economica generata dal coronovirus, per molte imprese diventa difficile mantenere le scelte di sostenibilità adottate negli ultimi anni. Ma è proprio per garantire un futuro migliore che l'impresa deve farsi più resiliente e fare scelte meno impattanti. A partire dalla supply chain.
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Sostenibilità nei processi aziendali
La sostenibilità nei processi aziendali non è mai stata così importante come in questo momento storico. Fino a ora una brand reputation positiva dipendeva dalle scelte di approvvigionamento, dal rispetto dell’ambiente e dei lavoratori e dall’impatto che queste scelte avevano sulla società.
Ora il quadro si è complicato: sì, perché oltre che dagli aspetti appena citati, la sostenibilità dipende anche da concetti come resilienza, mitigazione ai cambiamenti climatici e sociali (come quelli generati dalla pandemia).
Insomma, per garantire un futuro alle scelte sostenibili che molte imprese hanno messo in pratica negli ultimi anni, c’è bisogno di focalizzarsi ancora di più sul tema dello sviluppo sostenibile, in particolare nel settore produttivo.
Fra crescita e resilienza
Puntare sulla sostenibilità – lo dicono diversi istituti tra cui Morgan Stanley o Oxford Economics – fa crescere i ricavi. Oltre a generare fiducia nel consumatore e quindi nella società.
Inoltre, il Covid-19 ha dimostrato che puntare su catene di approvvigionamento (supply chain) sostenibili attenua il rischio: ne è un esempio il comparto dell’agro-alimentare dove la filiera corta ha permesso la sopravvivenza dei piccoli produttori e dei negozi di prossimità, aumentando la relazione diretta tra produttori, trasformatori e consumatori.
Ma la supply chain è una creatura fragile. Davanti a una crisi economica, per molti è difficile rimanere saldi alle proprie convinzioni e quindi il rischio di abbandonare scelte improntate alla sostenibilità ambientale per scelte meno sostenibili ma per questo più “economiche”, è dietro l’angolo.
Eppure, sul lungo termine, la sostenibilità ripaga: è necessario, però, farsi più resilienti e affrontare finalmente una crisi ambientale da troppo tempo ignorata. Ma come si fa?
Le quattro fasi: reazione, resilienza, “rebound” e nuova normalità
Secondo la rivista Forbes, la ricetta c’è già ed è composta da quattro ingredienti o, come abbiamo imparato a chiamarle in periodi di pandemia, “fasi”:
- reazione;
- resilienza;
- rebound;
- per approdare all’ultima fase, quella della nuova normalità.
Nella fase di reazione iniziale, i responsabili di azienda si concentrano sulla sicurezza dei dipendenti, passando al lavoro remoto per garantire la continuità aziendale e identificando i fornitori più colpiti.
La fase successiva, la resilienza, è incentrata sul ripristino e sul reinstradamento dell'offerta, sull'aiuto ai fornitori fragili e sulla gestione dei rischi. In queste due fasi, avere i giusti indicatori di sostenibilità determina il grado di successo.
Le aziende che si sono impegnate in pratiche di approvvigionamento sostenibili sono meglio attrezzate per superare sfide come quella in cui ci troviamo (e che, non dimentichiamolo, potrà ripetersi in futuro), perché hanno intrapreso le azioni necessarie per proteggersi e proteggere la supply chain.
Queste aziende hanno una visibilità consolidata, monitorano le prestazioni e migliorano le collaborazioni. Così, quando devono assumere nuovi fornitori, hanno processi comprovati per una valutazione efficace.
Una supply chain più sostenibile è la leva del successo
Le grandi sfide poste dal cambiamento climatico, dalla carenza di risorse naturali, dalla schiavitù moderna, saranno meglio affrontate da chi si è fatto resiliente: per questo motivo, l’attuale periodo di post-pandemia è un’opportunità per mantenere o stabilire nuove priorità: una volta stabilite, sarà poi necessario passare alla fase di rimbalzo, del “rebound”, che necessariamente è composta da elementi diversi da quelli che hanno generato la crisi.
E anche se non sappiamo bene come sarà la nuova normalità, possiamo essere certi di tre cose, sostiene ancora Forbes: mentre la sostenibilità ambientale deve continuare a guidare l'economia, la gestione del rischio sarà in cima alla lista delle priorità di ogni consiglio d’amministrazione, così la catena di approvvigionamento diventerà il trait d'union tra queste due necessità.