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Un progetto rigenerativo in provincia di Pavia

A Giussago, in provincia di Pavia, c'è un'area di 500 ettari in cui la biodiversità prospera ai livelli dell'anno Mille. Si chiama NeoruraleHub ed è merito di Simbiosi, una società fondata dai discendenti di Giulio Natta.

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Simbiosi dà vita al NeoruraleHub di Giussago

Simbiosi. Simbiosi tra performance e ambiente, simbiosi tra tecnologia e storia, simbiosi tra agricoltura e industria. Non poteva esserci nome più adatto per una società che, con trent’anni di lavoro e investimenti da milioni di euro, ha letteralmente trasformato un’area di cinquecento ettari in provincia di Pavia. Per la precisione a Giussago, nella località di Cascina Darsena.

 

Il panorama non ha nulla a che vedere con quello tipico della pianura Padana, in cui le piantagioni dai confini squadrati si susseguono l’una all’altra senza soluzione di continuità. Il NeoruraleHub di Cascina Darsena è sempre un’area agricola dove, però, la biodiversità prospera, tanto da essere paragonabile a quelli dell’anno Mille. Dopo anni di assenza, sono tornate anche specie autoctone come tabaroso o il cavaliere d’Italia. 

 

Il terreno è di proprietà della famiglia di Giulio Natta, italiano insignito del premio Nobel nel 1963.  Proprio Rosita Natta è la co-fondatrice – insieme a Piero Manzoni – di Simbiosi, azienda che vuole trasformare questo progetto pionieristico in un modello replicabile. Tant’è che esperimenti simili sono stati avviati anche nell’Ontario (Canada), in Louisiana (Usa) e a Marula (Kenya).

 

Il metodo neorurale trova casa nel pavese

Questo piccolo grande prodigio è reso possibile dal metodo neorurale. Si tratta di un approccio che studia le dinamiche della natura e prova a replicarle, mettendo in campo le tecnologie e le conoscenze scientifiche più avanzate. Insomma, è un vero cambio di paradigma rispetto all’approccio estrattivista che è stato in vigore finora: un approccio per cui l’uomo cercava forzatamente di piegare la natura alle proprie esigenze.

 

Con il metodo neorurale, le risorse della natura (energia, aria, acqua, materiali e suolo) vengono impiegate responsabilmente, in un’ottica circolare. Ciò significa che non vengono semplicemente prelevate, usate e buttate, ma inserite in un sistema in cui l’agricoltura dialoga con l’industria e con il territorio. Tutto questo, salvaguardando la biodiversità e stoccando CO2, al fine di mitigare i cambiamenti climatici.

 

Tecnologie amiche della natura

Per scendere nel concreto, citiamo alcuni esempi di tecnologie sviluppate nel NeoruraleHub:

 

Il Nutrient Recovery Center (NRC) permette di produrre un digestato che restituisce al suolo gli elementi di cui le attività agricole l’avevano privato. Al tempo stesso, migliora la qualità e la fertilità del suolo, rendendolo più ospitale per le specie animali e vegetali e contrastando la desertificazione.

 

L’Environment Field Margin è un metodo che, attorno alle coltivazioni, ricrea aree naturali: queste ultime fungono da barriera contro gli insetti e i parassiti, oltre a nutrire e proteggere il suolo rendendolo più fertile.

 

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