TED countdown: soluzioni concrete alla crisi climatica
Idee, dati, proposte e, soprattutto, soluzioni. Sono gli ingredienti di TED countdown, un’iniziativa globale per il clima lanciata il 10 ottobre.
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TED countdown, obiettivi e promotori
“We can change climate change”, possiamo cambiare i cambiamenti climatici. È questo il motto di TED countdown, un’iniziativa internazionale che chiama a raccolta le idee più promettenti per contrastare la crisi climatica, con il proposito di trasformarle in azione.
Il progetto è opera di TED (organizzazione che ha dato vita al celebre format dei “talk” ispirazionali non più lunghi di 18 minuti) e Future Stewards (alleanza internazionale nata dopo la firma dell’Accordo di Parigi). Conta sul sostegno di numerosi partner di primo piano, da YouTube alla rete di sindaci C40.
TED countdown si presenta come un movimento aperto, a cui tutti – organizzazioni, aziende, amministrazioni statali e locali, cittadini – sono invitati a prendere parte e possono avere un ruolo decisivo.
Il lancio di TED countdown
L’iniziativa è stata lanciata in grande stile il 10 ottobre, con un evento digitale accompagnato da circa 600 conferenze TEDx (di persona o in streaming) in tutto il mondo. Ciascuno dei relatori aveva a disposizione pochi minuti per lanciare il proprio messaggio. Ma, considerata la caratura dei personaggi coinvolti, sono stati più che sufficienti per spiegare, proporre e ispirare, com’è nello spirito del TED.
Ma perché “countdown”? Perché il tempo che abbiamo a disposizione per invertire la rotta della crisi climatica è poco. Anzi, pochissimo. “I prossimi dieci anni, fino al 2030, dovranno vedere la trasformazione più profonda che il mondo abbia mai conosciuto. Questa è la nostra missione. Questo è il countdown”, ha spiegato il docente norvegese di Scienze ambientali Johan Rockström, a cui è stato affidato uno dei primi speech.
“La scienza ci dice che dobbiamo limitare il riscaldamento globale di 1,5 gradi centigradi sopra i livelli pre-industriali. Siamo sulla strada per almeno tre gradi”, gli ha fatto eco António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. Se è vero che questa sfida ci coinvolge tutti allo stesso modo, è vero anche che le responsabilità sono tutt’altro che uniformi. “Negli ultimi 25 anni, il 10% più ricco della popolazione è stato responsabile per più di metà di tutte le emissioni di CO2 e il 50% più povero è stato responsabile solo del 7% delle emissioni”.
Da Jane Fonda a Papa Francesco
La causa ambientale vede schierati sullo stesso fronte personalità molto diverse tra loro. Dalla sindaca di Freetown (Sierra Leone) Yvonne Aki-Sawyerr, intenzionata a piantare un milione di alberi in due anni, alla ricercatrice Karen Scrivener, al lavoro su una nuova tipologia di cemento a basso impatto ambientale.
Non mancano personaggi “pop” del calibro dell’attrice Jane Fonda, che non esita a farsi arrestare pur di scendere in piazza per il clima. O della “Persona dell’anno” designata dal Time nel 2013: Papa Francesco.
“Il mondo è scosso dalla crisi provocata dalla pandemia del Covid-19 che mette in evidenza, ancora di più, un'altra sfida globale: la crisi socio-ambientale. Questo ci pone, tutti, di fronte alla necessità di una scelta. La scelta fra che cosa conta e che cosa non conta. La scelta fra il continuare a ignorare le sofferenze dei più poveri e a maltrattare la nostra casa comune, la Terra, o impegnarci ad ogni livello per trasformare il nostro modo di agire”.
Queste le parole del Pontefice, che già nel 2015 con l’enciclica Laudato Si aveva introdotto il concetto di “ecologia integrale”. “L'ecologia integrale è un invito a una visione integrale della vita, a partire dalla convinzione che tutto, nel mondo, è connesso e che, come ci ha ricordato la pandemia, siamo interdipendenti gli uni dagli altri, e anche dipendenti dalla nostra Madre Terra”.