Quanti alberi piantare e dove per combattere l'emergenza climatica
Per salvare il Pianeta dalle conseguenze peggiori del riscaldamento globale, servono miliardi di nuovi alberi. Ma la piantumazione non si può improvvisare: va studiata seguendo rigidi criteri scientifici.
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Alberi, il migliore antidoto ai cambiamenti climatici
Sappiamo bene che gli alberi sono i nostri migliori alleati per la salvaguardia del Pianeta. La loro incessante opera di assorbimento della CO2, infatti, riesce a compensare (almeno in parte) l’aumento delle emissioni dovuto alle attività umane.
Questo gas serra – dicono i dati ufficiali – è responsabile del 64% del riscaldamento globale di origine antropica; e la sua concentrazione in atmosfera al momento supera del 40% quella che si registrava nell’epoca pre-industriale.
Insomma, sul valore delle foreste (anche urbane) ci sono pochi dubbi. Ma, quando si cerca di scendere nel dettaglio per elaborare una vera e propria strategia, emergono i primi interrogativi. Bisogna piantare alberi, sì, ma quanti? E dove?
A dare una risposta, per la prima volta, è un articolo redatto dai ricercatori del Crowther Lab del Politecnico Federale di Zurigo e pubblicato su Science a giugno 2019.
Quanti alberi possiamo piantare sulla Terra
La pubblicazione scientifica ha subito suscitato un enorme scalpore. Perché sostiene che sulla Terra ci sia ancora spazio per riforestare 0,9 miliardi di ettari di territorio, un’area grande praticamente quanto gli Stati Uniti d’America (che, per la precisione, si estendono su 983 milioni di ettari).
Questi miliardi di alberi riuscirebbero a catturare circa i due terzi delle emissioni di gas serra di origine antropica; una percentuale che gli studiosi hanno definito “stupefacente”.
Scendendo più nello specifico, attualmente ci sono 1,7 miliardi di ettari che godono delle condizioni geografiche e climatiche adatte per far crescere 1.200 miliardi di nuovi alberi. Quest’area equivale all’11 per cento delle terre emerse o, per usare un altro termine di paragone, a Usa e Cina messi insieme. Si arriva a una stima più bassa (0,9 miliardi, appunto) per due motivi principali:
> le caratteristiche variano molto di zona in zona: si passa dalle aree tropicali, che si prestano a essere coperte al 100% dalla vegetazione, ad altre che sono adatte a una densità inferiore;
> quest’analisi si distingue perché esclude le città e le zone agricole dal computo delle aree da riforestare. Tali territori, infatti, sono necessari per la vita e per il sostentamento della popolazione e quindi non possono essere certo riconvertiti da un giorno all’altro. Sono inclusi però i pascoli, perché – a detta degli scienziati – una moderata quantità di piante può essere di beneficio per il bestiame.
Dove piantare gli alberi contro la crisi climatica
Gli scienziati del Politecnico Federale di Zurigo sono scesi ancor più nello specifico, andando a definire una vera e propria mappa delle aree da riforestare. Si scopre, così, che il maggiore potenziale spetta a un piccolo gruppo di sei Paesi:
- Russia (151 milioni di ettari adatti ad accogliere nuove foreste);
- Usa (103 milioni di ettari);
- Canada (78,4 milioni di ettari);
- Australia (58 milioni di ettari);
- Brasile (49,7 milioni di ettari);
- Cina (40,2 milioni di ettari).
Piantare alberi è necessario, ma non sufficiente
Ipotesi del genere hanno acceso un entusiasmo notevole. Anzi, addirittura eccessivo. Tant’è che lo stesso Thomas Crowther, fondatore del Crowther Lab, è stato costretto a mettere i puntini sulle i.
Il ripristino non è una bacchetta magica, ha spiegato al Ted Countdown, bensì “una in un ampio spettro di soluzioni di cui abbiamo disperatamente bisogno”. Gettarsi a capofitto sulla piantumazione di nuovi alberi rischia di diventare una facile scappatoia che fa più male che bene al nostro pianeta; in primis perché distrae dall’obiettivo primario di ridurre le emissioni di gas serra, in secondo luogo perché è un’operazione che va svolta con criterio.
Ogni area del pianeta è adatta ad alcune tipologie di vegetazione e non ad altre, perché ha determinate caratteristiche climatiche e perché ospita un ecosistema che nel corso del tempo ha già raggiunto il suo delicatissimo equilibrio. Solo la scienza può fornirci gli strumenti per valutare ogni singola situazione.
Quanti alberi saranno piantati in Italia e in Europa
L’Unione europea ha intenzione di procedere su questa strada. Anche stavolta a fornire il quadro di riferimento è il Green Deal europeo, il colossale piano di transizione verde volto ad azzerare le emissioni nette del Continente entro il 2050. Tra le sue numerose aree d’azione infatti c’è anche la Strategia sulla biodiversità che prevede, tra le altre cose, di piantare almeno 3 miliardi di alberi in più entro il 2030.
Già tra il 2010 e il 2015 nel territorio dell’Unione sono cresciuti almeno 300 milioni di alberi ogni anno, ma l’obiettivo è quello di raddoppiare il ritmo, arrivando appunto a un totale di 3 miliardi nel decennio 2020-2030; non a caso, il piano è stato ribattezzato 3 Billion Trees Pledge.
Tutto questo, sottolinea l’Unione, deve avvenire “nel pieno rispetto dei princìpi ecologici”. Ciò significa “piantare l’albero giusto nel posto giusto e per l’obiettivo giusto”. Non solo nelle foreste, ma anche nelle aree urbane e rurali.
E l’Italia? Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) stanzia 330 milioni di euro per “piantare 6,6 milioni di alberi, realizzare 6.600 ettari di nuove foreste, preservare e valorizzare la biodiversità locale per migliorare la qualità della vita e dell'aria in 14 città metropolitane”.