Intervista

Lana e jeans rigenerati: la proposta di Rifò

Una startup di Prato, Rifolab, recupera i tessuti scartati, dandogli una seconda vita. Si chiama Rifò proprio a partire dal concetto di "rifare", un progetto di circular fashion completamente made in italy. Abbiamo intervistato il fondatore, Niccolò Cipriani.

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©Rifò

Fondato nel dicembre 2017, da Niccolò Cipriani e Daniele Ceni, grazie a un crowdfunding di successo su Ulule, Rifò produce capi ed accessori di alta qualità, realizzati con fibre tessili 100% rigenerate.

Rifò è un’inflessione toscana del verbo “rifare”. Si trova a Prato, probabilmente il più importante distretto tessile italiano e uno dei più importanti a livello internazionale. Qui, grazie a un processo meccanico e artigianale sviluppato oltre 100 anni fa, Rifò trasforma i rifiuti di tessuto e vecchi capi in nuovi capi che mantengono le stesse qualità dei prodotti originali.

Questo metodo consente di riutilizzare i rifiuti e gli scarti, riducendo significativamente la quantità di acqua, pesticidi e prodotti chimici necessari in ogni produzione di materiale vergine.

Ne abbiamo parlato con il founder Niccolò Cipriani.
 

Niccolò, quando è nata l’idea di Rifò?

Prima del 2017 mi occupavo di progetti di sviluppo e cooperazione in Vietnam e fu in quel frangente che mi accorsi degli enormi sprechi che caratterizzano il settore tessile.

Una sovrapproduzione insostenibile, per cui mi mi domandai se esisteva un modo di valorizzare tutti quegli scarti. Tornato nella mia città natale, Prato, ho condivise la mia idea insieme ad altri amici ma è poi grazie all’incontro con Daniele Ceni, il mio socio attuale, che nacque il progetto vero e proprio.
 

Il primo passo è stato quello di lanciare la campagna con un crowdfunding. Con quale obiettivo?

L’obiettivo era quello di raccogliere 10 mila euro per realizzare una prima produzione di 200 capi di cashmere rigenerato. Dopo un percorso di accelerazione per startup, oggi la nostra squadra è composta da dieci persone.
 

Cosa si intende per lana e cashmere rigenerati?

Il filato di cashmere rigenerato è realizzato selezionando i vecchi vestiti e i rifiuti industriali per colore, quindi non è necessario tingerli di nuovo. Un processo che ci consente di risparmiare un'enorme quantità di acqua

Inoltre, il maglione in cashmere rigenerato di Rifo è riciclabile al 100%. Infatti, offriamo ai nostri clienti la possibilità di restituirci i loro vecchi capi Rifò in cashmere per essere nuovamente inseriti nel processo di rigenerazione.
 

Più di recente avete lanciato anche il denim, ovvero il tessuto di jeans, rigenerato...

Nel 2019 Rifò ha iniziato a lavorare anche con il filato rigenerato a partire da vecchi jeans. Con esso abbiamo realizzato un maglioncino di jeans unico e sviluppato un tessuto jeans riciclato. Anche in questo caso il risparmio di acqua e sostanze chimiche ha un grande impatto sulla sostenibilità del capo.

Ad esempio, la produzione di una giacca di jeans riciclata richiede solo 80 litri di acqua contro i 3000 litri richiesti dallo stesso capo di cotone vergine. Inoltre, rispetto a un nuovo indumento possiamo notare una riduzione del 97% per l'uso di acqua, del 77% di energia, del 95% per le emissioni di CO2 e del 100% per l'uso di coloranti e prodotti chimici.
 

Come intercettate i jeans a fine ciclo vita?

Abbiamo avviato un progetto sperimentale di raccolta dei capi usati insieme ad alcuni negozi del territorio di Prato e nelle città di Pistoia, Parma e Lucca.

I clienti possono portare nei negozi aderenti i capi destinati alla rigenerazione in cambio di un buono sconto. L’esperimento sta funzionando e lo estenderemo sicuramente.
 

Avete applicato un’attenzione particolare anche alla gestione del magazzino. Quale?

In contrapposizione alla logica di sovrapproduzione di oggetti da stoccare in magazzino, abbiamo scelto la filosofia della pre-vendita. Un metodo sostenibile che ci consente di creare prodotti e accessori quasi su richiesta, garantendo la massima qualità e risparmi significativi sia per le emissioni di CO2 dovute ai trasporti, sia per il consumo di materie prime.

Seguendo questa logica, i capi Rifò vengono lanciati con un periodo di pre-vendita e prodotti tenendo conto della reale domanda del mercato.
 

Oltre alla sostenibilità ambientale, avete scelto anche di dare un risvolto sociale alla vostra iniziativa.

Esatto, perché Rifò vuole avere un impatto positivo sulla società. Il primo passo è stato la decisione di produrre tutto a livello locale, aiutando gli artigiani nel raggio di 30 km dal nostro ufficio.

Poi abbiamo pensato di poter fare di più ed è nata la campagna #2lovePrato, che finanzia progetti specifici portati avanti da organizzazioni no profit che operano sul territorio da anni. L'obiettivo di questa iniziativa è distribuire parte delle entrate di Rifò sul territorio in cui avviene la produzione.

Due euro di ogni acquisto di Rifò sono quindi assegnati a un progetto specifico di associazioni selezionate.