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Scorie nucleari: individuati 67 luoghi idonei a ospitare il Deposito Nazionale

Pubblicata la carta delle aeree potenzialmente idonee a ospitare l’infrastruttura dove sistemare per sempre i rifiuti radioattivi. Un investimento da 900 milioni tra ritardi e critiche dei territori.

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Il 5 gennaio 2020 è stata pubblicata la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee alla localizzazione del Deposito Nazionale (CNAPI), ovvero di un’infrastruttura di superficie che permetterà di sistemare in sicurezza i rifiuti radioattivi di bassa e media intensità, oggi stoccati all’interno di decine di depositi temporanei presenti.

Parliamo delle scorie nucleari e dei rifiuti radioattivi prodotti dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari attivi fino al 1987 e dalle quotidiane attività di medicina nucleare, industria e ricerca.

La Carta appena pubblicata, attraverso una serie di criteri elaborati dall’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e per la Radioprotezione (ISIN), ha individuato 67 luoghi potenzialmente idonei a ospitare tale deposito, in sette regioni: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia.

Nella Tavola generale allegata alla Cnapi sono indicati anche i Comuni interessati nelle sette regioni.
 

Un’infrastruttura a “matrioska” per i depositi nucleari

Il deposito si presenta come un insieme di barriere ingegneristiche una dentro l'altra. Prima i rifiuti condizionati e compattati (il condizionamento consiste nell’inglobare i rifiuti solidi, o nel solidificare quelli liquidi, in cemento o vetro) saranno chiusi dentro fusti di acciaio riempiti di cementite.

A loro volta i fusti verranno sigillati in scatole di cemento armato e tutte le scatole – circa un centinaio – verranno disposte in una grande vasca in superficie, anch'essa di cemento. Tale vasca verrà infine coperta da uno strato di terreno e da un manto erboso.

Il Deposito occuperà 110 ettari ma l'area che lo andrà a ospitare ne misurerà 150 perché verrà anche realizzato il Parco Tecnologico, che occuperà 40 ettari: si tratta di un centro di ricerca applicata e di formazione nel campo del decommissioning nucleare, della gestione dei rifiuti radioattivi e della radioprotezione, oltre che della salvaguardia ambientale.

L'investimento complessivo per la realizzazione del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico di sarà di circa 900 milioni di euro e sarà finanziato dalla componente tariffaria A2RIM (ex componente A2) della bolletta elettrica, che già oggi copre i costi dello smantellamento degli impianti nucleari.
 

Le critiche e i ritardi

La pubblicazione della Carta rientra nelle attività di smantellamento delle centrali nucleari (decommissioning) affidate a Sogin, società pubblica partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il Decreto Legislativo del 2010 che ha incaricato la Sogin del decommisioning prevedeva la pubblicazione di CNAPI entro agosto 2015.

Al ritardo si sommano anche le critiche delle Regioni interessate e degli enti locali. “Trovo assurdo che una scelta di questa portata sia stata assunta senza un minimo confronto con la Regione e i sindaci dei territori” ha dichiarato il governatore della Regione Piemonte Alberto Cirio, regione in cui sono stati individuate otto aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nuclare.

Il Piemonte è un caso particolare: il 75% dell'attività radioattiva delle scorie su territorio nazionale è concentrata proprio in questa regione, che ha ospitato i tre siti nucleari di Saluggia, Trino e Bosco Marengo.

Solo a Saluggia, paesino in provincia di Vercelli, sono concentrati 2,3 GBq (il becquerel è l'unità di misura dell'attività di un radionuclide) su 3 in totale e numerosi rilasci di radioattività hanno contaminato le falde acquifere superficiali.
 

Scorie da gestire anche ad alta intensità

Se ancora non si sa dove sorgerà il nuovo deposito, quel che è certo è che dove sono ora le scorie non possono rimanere. In Italia abbiamo 90 mila tonnellate di rifiuti da gestire (senza contare quelli che ogni anno vanno ad aggiungersi per attività mediche e industriali): il Deposito Nazionale ne ospiterà 75 mila.

La parte restante, il 6% del totale, è rappresentata da scorie ad alta intensità, ora ospitate negli impianti in smantellamento di Saluggia e per le quali è necessario un deposito geologico di profondità. Dal momento che siti del genere sono difficili da individuare e richiedono decine di anni per realizzarli, è previsto che il Deposito Nazionale di superficie ospiti anche un complesso per lo stoccaggio temporaneo di lungo periodo dove stoccare i rifiuti più pericolosi, in attesa di un’altra soluzione.