Clima, l'allarme inascoltato: Severn Suzuki (1992)
Molto prima di Greta Thunberg, una dodicenne canadese zittì i grandi della Terra con le sue parole sulla crisi ambientale. Ecco i passi più significativi dello storico appello di Severn Cullis-Suzuki. Era il 1992.
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Severn Cullis-Suzuki, una Greta ante litteram
Se le prime foto di Greta Thunberg hanno fatto il giro del mondo, è anche per l’effetto-sorpresa che hanno scatenato. Un’adolescente dal viso pulito incorniciato da due trecce si rivelava talmente ostinata e coraggiosa da restare ore intere a brandire il suo cartello con lo slogan "skolstrejk för klimatet", noncurante del freddo e della solitudine.
Quello che non molti sanno, però, è che Greta non è stata la prima under 18 a battersi per il clima raggiungendo anche i palazzi dei potenti.
Nel 1992, un decennio prima che la giovane svedese nascesse, a Rio de Janeiro si teneva il Summit della Terra, la prima conferenza sull’ambiente che riuniva i capi di Stato di tutto il mondo. Tra i relatori c’era anche una ragazzina di soli dodici anni, Severn Cullis-Suzuki.
Il discorso di Severn Cullis-Suzuki al Summit della Terra
“Sto lottando per il mio futuro. Perdere il mio futuro non è come perdere le elezioni o qualche punto in Borsa”.
Esordì così la ragazza canadese, che interveniva come portavoce della Environmental Children's Organization (Eco), l’associazione ambientalista che lei stessa aveva contribuito a fondare.
“Io sono qui per parlare a nome di tutte le prossime generazioni, a nome dei bambini che muoiono di fame in tutto il mondo, i cui pianti rimangono inascoltati. Sono qui a parlare in nome degli innumerevoli animali che muoiono in tutto il pianeta perché non hanno un posto dove andare”.
“Ho paura di andare fuori al sole per il buco nell’ozono, ho paura di respirare perché non so quali sostanze chimiche contenga l’aria, ho paura ad andare a pescare con mio papà a Vancouver, casa mia, da quando qualche anno fa abbiamo trovato un pesce pieno di tumori. Ora sentiamo dire che ogni giorno ci sono specie animali e vegetali che si estinguono, spariscono per sempre”, continuò Severn Cullis-Suzuki.
“Voi dovevate preoccuparvi di cose del genere quando avevate la mia età? Tutto questo sta accadendo davanti ai nostri occhi, eppure continuiamo a comportarci come se avessimo davanti a noi tutto il tempo e tutte le soluzioni. Sono solo una bambina e non ho tutte le soluzioni, ma voglio che vi rendiate conto di non averle neanche voi”.
“Voi non sapete come si ripara il buco nell’ozono, non sapete come riportare i salmoni su un fiume inquinato, non sapete come si riporta in vita una specie animale estinta, non potete far ritornare le foreste dove ora c’è un deserto. Se non siete in grado di riparare tutto questo, per favore, smettete di distruggerlo!”.
“Non ho timore di dire al mondo ciò che sento”
Come avrebbe fatto Greta parecchi anni dopo, anche Severn Cullis-Suzuki parlò apertamente di rabbia e di paura (“nella mia rabbia non sono cieca, nella mia paura non ho timore di dire al mondo ciò che sento”), per poi descrivere il profondo e ingiusto divario tra il suo stesso tenore di vita e quello dei coetanei che vivevano dall'altro lato del Pianeta.
“Nel mio paese produciamo così tanti rifiuti, compriamo e buttiamo, compriamo e buttiamo, compriamo e buttiamo, e nonostante questo i paesi del nord del mondo non condividono nulla con i più bisognosi. Anche se possediamo più che a sufficienza, abbiamo paura di condividere e di perdere un po’ della nostra ricchezza”.
Dopo aver ripercorso il suo scioccante incontro con i bambini delle favelas, commentò: “Non riesco a non pensare che quei bambini hanno la mia stessa età, che nascere in un paese o in un altro fa una differenza incredibile, che potrei essere uno di quei bambini che muoiono di fame in Somalia, rimangono vittime della guerra in Medio Oriente o fanno i mendicanti in India".
"Sono solo una bambina, ma capisco che se tutti i soldi spesi per fare guerre fossero stati spesi nel trovare risposte alle sfide ambientali, nel porre fine alla povertà e nel siglare degli accordi, la Terra sarebbe un posto meraviglioso”.
“Mio padre dice sempre: sei quello che fai, non quello che sei. Beh, ciò che fate voi mi fa piangere di notte. Voi adulti dite sempre di amarci. Ma vi sfido: per favore, fate in modo che le vostre azioni rispecchino le vostre parole”.