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Quanto fa male lo streaming al pianeta

Guardare 10 minuti di video in streaming consuma fino a 1500 volte più elettricità che la ricarica della batteria di uno smartphone. Ma da dove proviene l'energia utilizzata dalle principali piattaforme?

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©pixinoo -123rf

Guardare per 10 minuti un video ad alta definizione in streaming equivale, come impatto energetico, a utilizzare un forno elettrico da 2.000 W a piena potenza per 3 minuti.

Questo dato dimostra una cosa: tutte le nostre attività digitali hanno un peso reale per l’ambiente. In particolare, i video in streaming sono tra le attività più energivore che si svolgono online.

Questo perché i video sono sequenze di dati e questi dati sono archiviati su server sparsi nel mondo - che hanno bisogno di energia elettrica per funzionare e soprattutto per “raffreddarsi” - ed elaborati e processati da qualche data center.

Sebbene i consumi elettrici dipendano dal tempo e soprattutto dal tipo di utilizzo, secondo l’associazione The Shift Project guardare 10 minuti di video in streaming consuma 1500 volte più elettricità che la ricarica della batteria di uno smartphone (secondo l'Agenzia Internazionale per l'Energia - IEA si tratta di 150 volte e non 1500).
 

Binge watching e lockdown peggiorano le cose

L’intera industria dello spettacolo virtuale potrebbe essere responsabile del 20% del consumo globale di elettricità. Un numero enorme, se ci pensiamo. Dal 2013, le emissioni di CO2 derivanti dai servizi delle piattaforme online sono aumentate di 450 milioni di tonnellate.Nel 2018 la visione di filmati e serie tv in streaming ha generato nel mondo l’equivalente delle emissioni annuali di un Paese come la Spagna.

E l’effetto binge-watching - ossia il guardare programmi per un periodo di tempo superiore al consueto - ha peggiorato le cose: la ricerca di Save on energy ha trasformato l’impatto ambientale delle produzioni Netflix all’equivalente di un viaggio in auto: la visione della terza stagione di Stranger Things ha prodotto tanta CO2 quanto un viaggio in macchina, andata e ritorno, da Marrakech a Città del Capo ripetuto per 28.391 volte.

Il periodo di lockdown non ha di certo abbassato questo “peso”: solo in Italia, dal 24 al 26 dicembre scorsi, la visione di film in streaming è passata dai 2,8 milioni di ore nel 2019 a 6,5 milioni del 2020, come spiega il sito di data journalism Dataroom, mentre l’industria del live streaming è cresciuta di quasi il 100%.

Da dove proviene l’energia delle Big Tech

Greenpeace ha pubblicato un report nel quale osserva l’impronta energetica dei grandi operatori di data center, siti web e applicazioni. Se guardiamo in particolare alle piattaforme di streaming video, l’unica a garantirsi una “A” è YouTube: la prima piattaforma di streaming video, infatti, sfrutta il 56% di energia rinnovabile contro il 17% di Netflix e Amazon Prime.

L’energia elettrica prodotta da queste ultime due viene prodotta a partire da carbone (30%) e gas naturale (24%). Lo studio di Greenpeace risale al 2017: negli ultimi anni le cose sono sicuramente cambiate - speriamo in meglio - ma d’altro canto sono nate numerose nuove piattaforme di streaming video (pensiamo a DisneyPlus e NowTv).