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Transizione ecologica, la proposta di Legambiente

Legambiente indica dieci opere faro per rendere concreta la transizione ecologica insieme a un pacchetto di proposte e riforme per fare della Penisola un modello da cui prendere esempio.

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©Legambiente

Sono dieci le opere faro che Legambiente ha individuato per un’Italia più sostenibile e verde. Sono interventi prioritari che, secondo l’organizzazione ambientalista, l’Italia dovrà realizzare per non sprecare le risorse del Next Generation EU e per dar gambe al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che il Governo Draghi dovrà ultimare ed inviare a Bruxelles entro la fine di aprile.
 

Le dieci opere faro per Legambiente

La prima proposta di Legambiente riguarda il distretto industriale di Taranto e Brindisi, in Puglia. In questa zona la sfida è quella di rafforzare la vocazione energetica da fonti rinnovabili, attraverso lo sviluppo di eolico offshore, solare fotovoltaico e termodinamico nelle aree dismesse bonificate, agrivoltaico, impianti di accumulo di energia elettrica e interventi di diversificazione del tessuto produttivo per superare la monocoltura della petrolchimica, del carbone e dell’acciaio.

Inoltre, un ruolo strategico può averlo l’idrogeno verde per produrre acciaio “pulito”, sulla falsariga del progetto svedese Hybrit.

L’energia rinnovabile è al centro anche di un altro punto in elenco, quello relativo ai parchi eolici off-shore, ovvero in mare. Legambiente ha individuato tre proposte di altrettanti progetti già esistenti, da completare al più presto:

  1. Nel canale di Sicilia, ad esempio, tra la Tunisia e Mazara del Vallo;
  2. In Sardegna, nel tratto di mare tra Portoscuso e Carloforte;
  3. Nell’Adriatico davanti ai comuni di Rimini, Riccione, Misano Adriatico e Cattolica dove è stata presentata un’istanza per ottenere la concessione demaniale di un’area marina di 114 km, per realizzare una centrale eolica offshore di 330 MW di potenza.
     

Mobilità, bonifiche e idrogeologico

L’associazione prosegue con la proposta di una mobilità a emissioni zero nei capoluoghi di provincia della Pianura Padana e del centro sud.

Con un miliardo si potrebbero, scrive Legambiente, “acquistare 2.500 autobus elettrici o 40.000 tax e car sharing elettrici, in 100 città, riducendo le emissioni di oltre 100.000 tonnellate di CO2 all’anno”. Ingresso limitato alle auto nei centri e 100 mila punti di ricarica elettrica completano il quadro della proposta.

Se al Centro-Nord il problema da risolvere riguarda l’inquinamento, al Sud serve realizzare opere di collegamento ferroviario per la Calabria e la Sicilia che “al posto del Ponte sullo Stretto, necessitano di una rete di trasporto regionale per superare isolamento e disservizi e aumentare e diversificare i flussi turistici”.

E poi la bonifica dei territori e delle falde inquinate, a partire dalla Terra dei Fuochi in Campania fino alla Valle Del Sacco nel Lazio, dalle aree petrolifere in Val d’Agri (Basilicata) e Gela (Sicilia) per arrivare al caso dei PFAS (composti chimici fluorurati) in Veneto e Piemonte.

Alle bonifiche si aggiungono i cantieri relativi all’abbattimento degli edifici abusivi e alle delocalizzazioni degli edifici e delle strutture presenti in aree classificate ad elevato rischio idrogeologico, come in Calabria nelle province di Crotone e Vibo Valentia con le loro fiumare, in Campania e in Sicilia, a partire dalla provincia di Messina.
 

Frazione organica e zone marginali

Tra le dieci opere faro individuate da Legambiente c’è anche la realizzazione di digestori anaerobici per il trattamento della frazione organica differenziata, compresa la produzione di biometano e compost di qualità. Di nuovo, parliamo in particolare delle aree metropolitane del Centro Sud: Roma, Napoli, Reggio Calabria, Bari, Catania, Palermo, Messina e Cagliari.

Infine, l’attenzione viene rivolta alle aree interne del centro Italia. La ricostruzione e la digitalizzazione con la banda ultra larga, entro il 2030, delle aree colpite dal terremoto possono portare vantaggio a tutta l’Italia “per praticare una rigenerazione economica e sociale e per richiamare vecchi e nuovi abitanti” e arginare lo spopolamento in atto.

Lo sviluppo del biologico e dell’agroecologia sulle Alpi, negli Appennini e nelle aree rurali attraverso la creazione di biodistretti è l’ultima proposta promossa da Legambiente: la connessione ecologica, digitale e cicloturistica delle aree rurali e lo sviluppo del biologico e dell’agroecologia in montagna avrebbero ulteriori ricadute positive nell'arginare il fenomeno di abbandono dei campi e di spopolamento e di contrasto al dissesto idrogeologico.