Gli asana per contrastare la fame nervosa
Mangiare per il nervoso: se vi capita, questo articolo fa proprio al caso vostro! Vediamo qualche asana per far fronte a quegli impulsi tipici della fame nervosa
Gli anziani hanno in genere un rapporto sacrale nei confronti del cibo perché sono l’ultima generazione che, causa la guerra e il dopoguerra, ha guardato negli occhi lo spettro della fame. Oggi, fortunatamente, la nostra parte di mondo può affermare di soddisfare le richieste alimentari della maggioranza della popolazione tanto che la sovrabbondanza causa non pochi problemi di salute, di sprechi e di smaltimento dei rifiuti.
E’ dunque assai cambiato il rapporto tra l’uomo e il cibo così come la valenza culturale che esso assume. Le frontiere si sono aperte anche in cucina e il nostro gusto è molto più cosmopolita di appena una cinquantina di anni fa. Si parla poi di ogm, di biologico, di macrobiotico, di prodotti doc e dop, si va da Eataly e si vede Masterchef.
Dunque mangiare non è più il mero soddisfacimento di un bisogno primario, ma è parte integrante della nostra cultura e specchio delle scelte, anche etiche, che effettuiamo ogni giorno. Talvolta però diviene anche sintomo di un malessere molto intimo che si esprime proprio attraverso il rapporto difficile con la tavola.
Senza arrivare ai disturbi dell’anoressia o della bulimia, ci occuperemo di un fenomeno assai più diffuso e vi daremo qualche consiglio yogico per superarlo: stiamo parlando la fame nervosa.
Fame nervosa e primo chakra
La fame nervosa è un disturbo molto comune e consiste, in parole molto povere, in una fame “falsa” ovvero non dettata dalla reale necessità di cibo, ma indotta da cause psicologiche quali l’ansia, la rabbia o la frustrazione. In un momento di sconforto si cerca nel cibo quella soddisfazione e quell’appagamento che non si percepiscono nella vita.
Naturalmente, se questo problema è correlato ad una problematica medica o psicologica vi esortiamo a rivolgervi al vostro specialista di fiducia.
Se invece, come auspichiamo, è un disturbo che vi coglie saltuariamente, magari in prossimità di un evento importante, un esame, una partenza, un grande cambiamento o un periodo stressante, introdurre lo yoga nella vostra vita vi potrà essere di aiuto anche da questo punto di vista.
Attenendoci alla fisiologia yoga, il senso di fame è regolato dal primo chakra detto muladhara. Dunque se vogliamo agire su di esso sarà necessario ricorrere alle tecniche per stimolare questo centro energetico.
A livello di asana, largo alle asana in piedi e in ginocchio, siano posizioni di equilibrio o meno, e:
1) tutte le varianti della posizione del triangolo
2) la posizione della scimmia
3) la posizione dell’albero
Il lavoro con le asana dovrebbe essere affiancato dalla meditazione e dal pranayama per andare ad affrontare l’origine di questa problematica: come insito nel nome stesso, il nervosismo.
Se non avete la possibilità di frequentare un corso di meditazione, potete semplicemente prestare attenzione al respiro e concentrarvi su di esso ogni qual volte sentite di stare sul punto di cedere alla finta fame. Questo esercizio, all’apparenza semplice, è in realtà potente nonché alla base di tantissime tecniche di meditazione istituzionalizzate.
Intraprendere delle discipline che aiutano nella gestione dell’ansia e dello stress non potrà che donarvi giovamento rispetto ad un malessere che scaturisce proprio da queste fonti.
Fame nervosa: un campanello d’allarme?
Oltre allo yoga, come anticipato in apertura, per combattere la fame nervosa esistono altri rimedi, come le tisane che possono risultare molto utili se si ha la costanza di che esse richiedono nell’assunzione.
Al di là di tutti i consigli che possiamo darvi, un invito fondamentale è quello di osservare sempre la propria vita con onestà chiedendosi se un disturbo nell’alimentazione non sia lo specchio di qualcosa che non va dentro o fuori di voi. In questo modo quello che potrebbe sembrare solo un fastidio, diviene un’occasione per valutare la propria vita e, eventualmente, apportare in essa i dovuti cambiamenti per migliorarla.
Un sintomo fisico molto spesso ha radici profonde, non sempre di natura unicamente meccanica: impariamo a cercare queste radici in profondità senza accontentarci dei limitati orizzonti che ci offre la superficie.
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