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Yoga e disabilità: una barriera da infrangere

Spesso si crede che la disabilità sia un limite insormontabile per la pratica dello yoga. Nulla di più falso, anzi, giungono esperienze da tutto il mondo per dimostrare il contrario. Noi ne abbiamo scelte tre e ve le raccontiamo

 Yoga e disabilità: una barriera da infrangere

A livello personale non ho mai avuto esperienza diretta di amici o parenti con qualche disabilità motoria, psichica o comportamentale. Proprio per questo motivo, non ho la presunzione di parlare di un tema tanto delicato come parte coinvolta in prima persona o come esperto di questo o quell’aspetto del problema. Mi sembrerebbe una mancanza di rispetto verso chi quotidianamente per lavoro o per necessità vive sulla propria pelle i sacrifici che una situazione del genere comporta, nonché una forzatura a livello professionale.

Come insegnante di yoga però ritengo sia altrettanto corretto diffondere il più possibile la conoscenza delle enormi potenzialità dello yoga soprattutto in quei contesti all’interno dei quali la pratica è poco diffusa e, forse, il profano potrebbe crederla impossibile. Al contrario, sono proprio quelli in cui questa disciplina può trovare le applicazioni più sorprendenti.

 

Tre esperienze e tanti benefici con lo yoga per disabili

Lo yoga, seppur con estrema fatica, è una disciplina presa in sempre maggior considerazione dagli esperti in campo medico e scientifico. Sebbene la ricerca sia ancora in fase embrionale, soprattutto in Italia, non mancano i centri (pubblici e privati) che decidono di investire in questa pratica e di proporla almeno a livello sperimentale ai pazienti oppure di farne oggetto di approfondito studio. I risultati in merito non mancano dall’essere incoraggianti ed è assai probabile che tra qualche tempo i benefici dello yoga saranno ampiamente documentati in modo scientifico e alla portata di tutti.

Coloro che credono di dover mettere da parte lo yoga perché portatori di una qualche disabilità presto dovranno ricredersi e, se lo vorranno, intraprendere la via del tappetino con fiducia: le testimonianze di seguito ci spiegano perché.

Gian Piero Carezzato, 38 anni milanese, focomelico, si è avvicinato allo yoga su consiglio del suo neurologo. Racconta: “La pratica è stata per me un’incredibile iniezione di fiducia. Guardando gli altri mi sono reso conto che la disabilità è trasversale e che anche i cosiddetti normali hanno le loro difficoltà. Ho capito che potevo fare cose che fino ad allora credevo mi fossero precluse. Con lo yoga ho imparato ad accettare i miei limiti, a concentrarmi su ciò che ho senza lamentarmi di ciò che mi manca” (l’intervista integrale a Gian Piero è reperibile qui).

Ecco invece l’esperienza di Clemi Tedeschi, presidente dell’Associazione Italiana Pedagogia Yoga che ha ideato un percorso di yoga per bambini disabili. Nel corso di un’intervista durante lo Yoga Festival di Milano ha affermato: “Lo yoga tocca delle corde molto profonde, si agisce su tutte le sfere, fisica, mentale, spirituale. Si arriva alla parte spirituale anche con i disabili, anzi, forse con i disabili ci si arriva ancora prima, perché nonostante le limitazioni fisiche o mentali, hanno grandi antenne e un ego non troppo strutturato. (…) Il bambino disabile è ormai perfettamente inserito nelle classi e partecipa tranquillamente, essendo anche valorizzato nel gruppo dello yoga, cosa che magari non accade nelle comuni attività di classe” (per ulteriori informazioni leggi l'intervista a Clemi Tedeschi in merito al progetto).

Oltreoceano, da questo punto di vista, si è molto più avanti e lo yoga è capillarmente diffuso nella società a livello amatoriale e apprezzato (con alcune riserve del caso) a livello medico. Offre la sua esperienza Karina Mirsky insegnante di yoga per disabili in una interessante intervista (in inglese). Eccone un estratto: “Non ci sono differenze sostanziali nel mio stile di insegnamento (con o senza i disabili, ndr) perché esso è in base a cosa gli studenti sono in grado di fare in sicurezza. (…) La mia sfida è trovare il modo migliore per aiutare e non sempre so come fare. Questa “ignoranza” mi rende umile e mi fornisce l’opportunità di imparare. (…) Nessuno di noi vuole essere identificato con i propri limiti o il proprio dolore e (nella classe di yoga, ndr) abbiamo l’opportunità di dimostrare di essere qualcos’altro”.

 
Yoga: un supporto non una soluzione

Tre testimonianze da tre punti di vista diversi: quello del disabile, quello dell’insegnante per bambini e quello del maestro per adulti. Lo yoga non deve essere visto come la panacea di tutti i mali (come purtroppo spesso viene sponsorizzato in modo irresponsabile), ma certamente è uno strumento potentissimo. Le storie riportate sono relative ai protagonisti che le hanno vissute e assolutamente personali. Potrebbero però ispirare qualche lettore che vede in esse una eco della propria esperienza e magari farlo avvicinare a questa disciplina con entusiasmo e voglia di mettersi in gioco.

 

La pratica yoga per tutti

 

Di seguito il video con l'intervista a Gianpiero Carezzato allo YogaFestival Milano 2008