Veganesimo nelle filosofie, nei movimenti e nelle religioni
I precetti relative alla preparazione e all’assunzione del “giusto cibo” sono da sempre parte integrante di molte religioni e filosofie che, in qualche modo, concordano quasi universalmente nel ritenere la scelta di una dieta vegatariana, e ancor più quella vegana, più incline ad una vita spirituale
Un breve excursus sul vegetarianesimo nei vari paesi, dall'Asia all'Europa, e sul rapporto con le filosofie, le religioni e i vari movimenti esistenti.
Il vegetarianesimo in Asia
Partiamo dal continente asiatico, dove il vegetarianesimo è un precetto ancora rispettato e considerato. Nella religione hindu, come in alcune sue discipline specifiche come lo yoga e l’ayurveda, il vegetarianesimo è altamente considerato.
Stessa cosa accade in molte forme di buddhismo (nel quale troviamo il precetto di non uccidere uomini e animali), e nel jainismo (dove è addirittura obbligatorio). In queste religioni il vegetarianesimo è raccomandato fin nei testi sacri, mentre in altre religioni come il sikhismo e il bahai, è più semplicemente una pratica caldeggiata e ben vista.
Ciò è dovuto principalemtene a due idee fondamentali: la prima, molto cara a Gandhi, è la “ahimsa” o principio di non violenza, pratica compassionevole di evitare ogni volta sia possibile di provocare sofferenza, principio che quando spinto al massimo, porta al veganesimo; l’altro principio è noto in Occidente come reincarnazione: nella cultura popolare si ritiene che l’anima di qualche essere umano possa aver sede nel corpo di qualche animale che andremo a macellare.
In alcuni testi sacri la macellazione e il sacrificio degli animali sono severamente condannati e ritenuti una causa di karma. Nel jainismo addirittura, si evitano tutte le parti della pianta che comportano la morte della stessa: pertanto nessun tubero o radice viene consumato.
I praticanti ortodossi di hatha yoga sono vegetariani e anche la pratica bhakti dell’offrire cibo agli dei (Prasad) è spesso legata al cibo vegetariano (Krishna, ad esempio, accetta solo il cibo vegetariano).
Si ritiene che la carne inoltre influenzi negativamente il carattere umano spingendolo verso la passione (raja) e l’indolenza (tamas). I seguaci del taoismo seguono il “semplice mangiare”, che spesso coincide con una dieta vegetariana.
Una dieta vegetariana equilibrata: come farla?
Il vegetarianesimo in Europa e Medio oriente
Cosa accande nelle religioni semitiche a noi generalmente più vicine? Partiamo dal fatto che, stando alle Scritture, nel giardino dell’Eden tutti gli esseri, compreso l’umano, erano vegani.
Nella Genesi si dice chiaramente che Dio fornì l’uomo di ogni pianta e seme perché fosse il suo cibo. Tuttavia il punto di vista ebraico ortodosso non vede di buon occhio quelle che vengono definite pratiche ascetiche (anche se la setta essena era vegana) e invita a godere l’opulenza del mondo affermando che, sebbene il piano divino iniziale prevedesse il veganesimo, il Signore concesse all’uomo il consume della carne; non per altro Mosè fu un maestro nell’arte del dissanguamento e della macellazione.
Nella tradizione cristiana, benché non sia molto noto, esistono tanti casi di rami vegetariani; basti citare i benedettini, i trappisti, gli avventisti del settimo giorno, i cistercensi, i padri del deserto, e altre sette minori che prevedono e promuovono il vegetarianesimo. Questo legame di sottofondo tra il cristianesimo e il vegetarianesimo e il veganesimo, spesso mantenuto nel cristinesimo esoterico e in alcune forme considerate eretiche come i catari, deriva dalla radice essena alla base del cristianesimo: gli esseni erano fermamente vegetariani e conducevano uno stile di vita puro.
L’Islam ha solo pochissime correnti irrilevanti interne che promuovono il vegetarianesimo. I parsi, o zoroastriani, promulgano un comportamento rispettoso e gentile verso tutte le forme di vita e le sue sacre scritture ritengono il vegetarianesimo, e ancorr più il veganesimo, una condizione di base dell’umanità del futuro.
Il vegetarianesimo in altre parti del mondo
Nelle religioni tribali, presso i popoli sciamanici, nella cultura animista e più in generale nell’antico passato, il consumo di carne era ed è più simbolico che una necessità, tranne nei casi di vita montana o desertica dove sarebbe veramente impossibile vivere senza il supporto della carne.
Già nell’antica Grecia dei filosofi, eleganti discussioni venivano portate avanti in favore del vegetarianesimo, cosiderato un comportamento particolarmente virtuoso, pertanto seguito da vari filosofi, primo tra tutti Pitagora, che ne fece un precetto basilare per esser membri della sua setta pitagorica in Sicilia.
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