Fruttarianesimo: come cambiano il corpo e l'agricoltura
Cosa comporta la dieta fruttariana? Non solo a livello fisico... in che modo influenza l'agricoltura e quindi la società e la cultura? Questo perché il fruttarianesimo ha, se possibile, implicazioni etiche e filosofiche ancora maggiori del veganesimo: se il veganesimo ridà dignità agli animali, il fruttarianesimo cerca lo stesso anche col mondo vegetale
La dieta vegetariana in origine si distinse da quella onnivora poiché badava più alla salute che al gusto, privilegiando quindi il benessere piuttosto che i peccati di gola.
Un ennesimo sviluppo si ebbe grazie alla dieta vegana, che oltre alle motivazioni salutistiche cominciò ad addurre anche motivazioni etiche.
Il fruttarianesimo da un certo punto di vista pare proseguire questa linea di sviluppo andando oltre alle motivazioni semplicemente salutistiche ed etiche e strizzando l’occhio ad una certa filosofia olistica ed evoluzionistica riguardo l’uomo del domani.
E poiché tutte le filosofie nascono da semplici domande, eccoci qua riflettere insieme a molti ricercatori moderni dell’alimentazione, su alcune semplici domande circa questa dieta.
Cosa comporta il fruttarianesimo per il corpo umano e per l'agricoltura, per la società in generale in cui esso si muove e vive?
Cosa cambia nel corpo
Per emettere giudizi seri su una dieta ci vuole sempre del tempo. Non è un caso che uno dei libri-indagine, considerato tra i più autorevoli in materia, come The China Study, si basi su una serie di ricerche durate 20 anni circa.
Cambiare dieta apporta dei cambiamenti nel corpo, o meglio, crea delle condizioni tali per le quali alcune caratteristiche (in gran parte genetiche) possano esprimersi al meglio o al peggio: una dieta può stimolare alcuni geni collegati a malattie o disordini, mentre un’altra può renderli latenti, così come un modo di mangiare può far esprimere al 100% dei caratteri genetici mentre altri modelli alimentari possono farli rimanere potenziali a vita. Ma questo richiede tempo e spesso si deve passare per delle profonde fasi di detossificazione prima di vedere i veri benefici di una dieta come il fruttarianesimo.
Mangiare grandi quantitativi di frutta all’inizio non è semplice: pensiamo ai maldipancia provocati dal mangiarsi un’anguria o ai bruciori dovuti al cibarsi di troppe ciliege o, forse peggio, ai disagi ai quali si può andare incontro mangiando un chilo di prugne.
Tutti questi adattamenti richiedono tempo ma di sicuro si può arrivare a mangiare chili di frutta senza controindicazioni. Una delle prime scoperte è quanto il corpo sia assuefatto a sale, olio e zucchero, e che senza tali condimenti tutto ciò che ci piaceva molto ci appare adesso scialbo.
La sete e il bisogno di sale svaniscono perché l’acqua nella frutta è, a differenza della normale acqua, assorbilile al 100% insieme a vari sali minerali, mentre l’acqua del rubinetto è assorbibile solo in minore percentuale e quella di troppo “slava” via molte riserve di minerali.
Cominceremo a trovare nel frutto tutto ciò che ci serve anche se...
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Cosa cambia nell’agricoltura
...permangono delle problematiche: faremo diretta esperienza di quanto l’attuale frutta commerciale non sia affatto di buona qualità. Spesso è più apparenza che sostanza, stimolata chimicamente, innaffiata più del dovuto, povera geneticamente.
Troveremo nella frutta selvatica e nei frutti dimenticati grandissime risorse: scopriremo che i frutti di piccola pezzatura sono spesso più ricchi di quelli gonfiati ad acqua e che quella che viene ritenuta una forma di instabilità genetica e una bassa garanzia di riproducibilità di certe caratteristiche è in realtà il segno di una preziosa ricchezza genetica, segno a sua volta di una viva energia dessoribonucleica non sedata.
Scopriremo la differenza di qualità tra i frutti di un albero domato con la potatura e quelli di un albero libero, che offre i suoi frutti quando è nel pieno dei suoi cicli energetici e non spronato con la minaccia della sega e delle forbici da pota.
Vedremo nei frutti un riflesso delle condizioni del mondo, perché non sono altro che un prodotto confezionato tramite la luce, l’acqua, l’aria e il suolo: se il suolo è povero o malato, così saranno i nostri frutti, e non è un mistero che la nostra agricoltura impoverisce il suolo.
Molti recenti studi hanno dimostrato che le piante hanno degli speciali apparati percettivi su base chimica grazie ai quali comunicano col mondo esterno.
Grazie al contatto con le nostre piante, soprattutto al contatto chimico, quindi con la nostra pelle, col nostro sudore, la nostra urina, la nostra saliva, possiamo fare un chek-up, capire cosa manca nell’organismo, trarlo dal terreno e porlo nel frutto: questo perché tutto è interconnesso e le piante non potrebbero vivere senza vettori animali, pertanto è loro interesse il nostro benessere.
Ma se noi non entriamo in contatto con le piante, lasciandole toccare dalle nostre macchine, se non le “conosciamo” personalmente come membri della comunità ma le trattiamo come risorse e ci limitiamo a mangiarne i frutti, va da sé che prenderemo dalla nostra alimentazione solo una piccolissima percentuale di benessere. Il fruttarianesimo è in questo senso un passo verso un vero cambiamento del paradigma alimentare e culturale.
Intelligenza delle piante: in cosa consiste?
Per approfondire:
> Tutto sulla dieta della frutta
> Tutta la frutta e le sue proprietà
Riferimenti bibliografici:
> Interrelationship Beteween Insects and Plants di Pierre Jolivet
> The Roots of Plant Intelligence di Stefano Mancuso